Sperimentare il lutto di una persona cara, la perdita del lavoro, della propria casa o fare esperienza della fine di una relazione sentimentale può generare enorme sofferenza. Situazioni luttuose possono impattare sull’alimentazione e rappresentare fattori di rischio per la ricomparsa dei sintomi alimentari.
Le caratteristiche del lutto
Dal punto di vista etimologico, il termine lutto deriva dal verbo latino lugere, cioè piangere. Esso rappresenta una risposta naturale a perdite che possono verificarsi in vari momenti della vita di un individuo. Rientra tra le cosiddette transizioni psicosociali, cioè eventi che producono cambiamenti significativi per i quali sono necessari un processo di adattamento e una profonda ristrutturazione del proprio mondo interiore.
Nel celebre lavoro Lutto e melanconia del 1915, Freud affronta questo tema. Egli sostiene che la perdita generi un processo che viene definito lavoro del lutto, che culmina con il reinvestimento dell’energia psichica verso nuovi oggetti.
A tal proposito, la psichiatra Elisabeth Kübler-Ross ha identificato le possibili esperienze emotive che si possono sperimentare durante il processo di elaborazione del lutto. Generalmente, in un primo momento, gli individui tendono a difendersi negando l’accaduto mediante frasi comuni come, “Non può essere vero” o “Deve esserci un errore”. Successivamente, può subentrare la rabbia che consegue al senso di ingiustizia e impotenza. Si può proseguire poi, con una fase di contrattazione (“Se solo avessi fatto qualcosa di diverso” o “Se solo fossi stato più presente”), profonda tristezza e infine, con l’accettazione dell’evento.
Come intervenire?
Come detto precedentemente, le emozioni che scaturiscono dall’evento luttuoso possono contribuire alla manifestazione di comportamenti alimentari disfunzionali, come l’abbuffata o il digiuno, favorendo delle ricadute. Se accade, è necessario contattare il proprio team terapeutico ed evitare di giudicarsi manifestando profonda comprensione verso la propria persona, con la consapevolezza che la guarigione dai disturbi alimentari rappresenta un viaggio intenso fatto di alti e bassi.
L’articolo è stato scritto da Giulia, volontaria dell’Associazione




