A tu per tu con Stefano Scherma – Il progetto Body and Soul

Body and Soul è un progetto fotografico che coinvolge Riccardo, Sebastiano, Mattia, Marco e Nicholas, 5 persone che hanno affrontato o stanno ancora affrontando una malattia del comportamento alimentare, e Francesca, che ha affrontato una malattia alimentare con suo figlio Lorenzo, che ha perso la vita a causa dell’anoressia.

Body and Soul è molto più di una serie di fotografie disposte con ordine certosino sulle pareti di una sala. È un’esperienza che richiede uno sguardo attento e una buona predisposizione all’ascolto. Abbiamo chiesto a Stefano Scherma, che questo progetto l’ha ideato, di raccontarci i suoi scatti.

Come mai hai scelto di dedicare il tuo progetto proprio alle malattie del comportamento alimentare? E com’è stato addentrarti in un terreno così complesso?

Quando scelgo di occuparmi di un determinato argomento è perché mi si accende una specie di scintilla dentro. Sento la curiosità di voler approfondire questa tematica ancora prima di iniziare a lavorare al mio progetto, per poi poterla raccontare a mio modo. E anche in questo caso è andata così. In un primo momento ho interpellato vari professionisti, tra cui psicologi, psicoterapeuti, dietisti, medici… Poi sono passato alle storie, ascoltando l’esperienza della sorella di un mio amico che per molti anni ha sofferto di anoressia. Ho capito che esiste una narrazione spesso univoca e stereotipata di queste malattie, a partire dall’idea che si tratti di malattie prettamente femminili. Proprio mentre cercavo qualcuno che volesse raccontarmi la sua storia, mi sono imbattuto in un video di Freeda in cui Sebastiano (Ruzza, Presidente dell’associazione Mi Nutro di Vita, ndr), uno dei protagonisti del progetto, raccontava la sua storia con la malattia. Da qui è iniziato tutto: ho contattato lui, che dopo aver visto alcune delle mie foto, è stato subito entusiasta di prendere parte al progetto e mi ha fatto conoscere gli altri ragazzi e Francesca.

I tuoi scatti raccontano scene di vita quotidiana. Qual è il perché di questa scelta?

Premetto che le mie non sono foto “posate”. Nei miei progetti cerco di raccontare la quotidianità attraverso i suoi dettagli nel modo più spontaneo possibile. Io divento un po’ un soprammobile, scompaio.

In questo caso, raccontare la storia dei protagonisti del progetto in questo modo è stata ancor più un’urgenza. Spesso le malattie del comportamento alimentare sono associate ad una narrazione stereotipata e fortemente riduttiva, che prevede quasi unicamente corpi emaciati e martoriati. Io ho voluto distaccarmi da una spettacolarizzazione di queste malattie. Il rischio della spettacolarizzazione è che crea un’ambivalenza tra un senso di repulsione di fronte a un contenuto di una certa intensità e una sorta di perversione nel voler scoprire “come prosegue”, per sperimentare ancora quell’impatto sulla propria persona. La spettacolarizzazione nasconde le storie, e per me era invece fondamentale raccontare l’unicità della storia di ciascuno dei protagonisti, raccontarne l’anima, l’essenza, la presenza. Un aspetto tanto importante quanto allineato con il fulcro di queste malattie e con il processo di guarigione, in cui fondamentale è guardare cosa si nasconde dietro quel rapporto disfunzionale con il cibo e il corpo e rimettere al centro la persona, per aiutarla a riconquistare il suo diritto ad esistere e a godere della sua libertà.  

Stefano Scherma Photography

È stato difficile costruire un progetto così intimo insieme ai ragazzi e a Francesca?

Ho sentito sicuramente un forte senso di responsabilità, perché sapevo che sarei entrato in contatto con una parte delicata delle loro vite e che avrei dovuto maneggiarla con cura, ancor più perché alcuni di loro si trovano ancora in una fase complicata. Di rimando, però, avevo ben saldi nella testa i miei obiettivi, sapevo cosa stavo andando a fare e come volevo farlo, e da parte loro ho ricevuto un’accoglienza meravigliosa. Mi hanno lasciato entrare perché sapevano che ero lì per ascoltare le loro storie, che loro avevano accettato di raccontarmi, ma non è stato solo questo. Tra noi ho sentito una forte reciprocità e fiducia, anche io ho raccontato loro delle mie esperienze di vita personali. Le relazioni equilibrate sono come un ballo, no? Funzionano se conduci e se ti lasci condurre. E il bello della fotografia è che si creano dei legami reali. Ad oggi siamo amici, ci sentiamo spesso e quando possiamo ci incontriamo.

C’è stato anche un po’ di scetticismo, com’è giusto che sia, del resto. Sebastiano inizialmente non era d’accordo con la mia scelta di esporre delle foto in bianco e nero. “Quando mi sono ammalato vedevo la mia vita così, ma adesso non mi sento rappresentato, perché la vedo diversamente”. Poi, dopo aver visto le foto, ci ha ripensato: “Ste, sei riuscito a farmi vedere tutti i colori di queste foto in bianco e nero. Se fossero a colori non sarebbe lo stesso”.

Una volta ascoltato il racconto di chi ha dato vita al progetto, ho voluto ascoltare anche la voce di due dei suoi protagonisti, che ho avuto la fortuna di incontrare per una chiacchierata (seppur solo virtualmente, ndr).

Riccardo

Quando ho partecipato al progetto stavo già bene, di conseguenza raccontare mi è venuto spontaneo, è stato un piacere. Abbiamo scattato nei miei luoghi, a casa mia, nella clinica dove sono stato ricoverato. Nella mia Genova, che poi è la nostra Genova, perché anche Stefano è di qua. Siamo stati dove una volta c’era il Ponte Morandi e poi siamo stati al mare. Stefano porta sempre la macchina fotografica con sé. Mi ha immortalato mentre accendevo una sigaretta, mentre mettevo una mano tra i capelli… Tutti dettagli che parlano molto di me, azioni che ripeto spesso.

Stefano ha già lavorato con la sofferenza delle persone, ed è forse proprio grazie alla sua esperienza che sa come prendersene cura. È delicato ed empatico, riesce sempre a metterti a tuo agio senza fare nulla in particolare. Si è creata una bella chimica tra noi. Siamo diventati buoni amici, se non ci sentiamo per più di una settimana significa che c’è qualcosa che non va.

Stefano Scherma Photography

Nicholas

Ho conosciuto Stefano tramite Sebastiano. All’inizio, quando mi è stato chiesto di partecipare al progetto, mi sono sentito euforico. Ero onorato di poter partecipare a un progetto del genere, un progetto che punta a mostrare ciò che c’è al di là del corpo e del rapporto con il cibo e che si sofferma sulle malattie del comportamento alimentare nei maschi. Dopo l’entusiasmo iniziale, ho iniziato a non sentirmi all’altezza, perché non ero e non sono guarito. Riguardandomi con la consapevolezza di oggi, mi accorgo di quanto tutte le motivazioni che ho trovato per annullare i nostri incontri fossero in realtà scuse per procrastinare. Mi sono preso il mio tempo, ma a un certo punto ha prevalso la voglia di far parte di un qualcosa di così grande e importante, e non ho più rimandato.

Tendenzialmente non mi piace essere fotografato, ma in questo caso non ho avvertito pesantezza, perché avevo a cuore il motivo per cui mi trovavo di fronte a quell’obiettivo. Ho portato Stefano nei posti che meglio raccontano me e la malattia. Siamo stati nel bosco in cui andavo a correre e a camminare, il luogo in cui mi sembrava di rinascere mentre in realtà mi stavo solo affossando. E poi siamo stati nella mia camera, la gabbia d’oro che mi protegge dalle tempeste ma purtroppo anche dai giorni di sole. 

Ho scoperto in Stefano una persona fantastica, con una capacità quasi innata di porsi con delicatezza e rispetto. Anche quando ci conoscevamo da poco a me sembrava di conoscerlo già da tantissimo tempo. È avvenuto tutto in modo estremamente spontaneo, anche lui si è aperto molto con me.

A partire dalle interviste che Stefano ha realizzato con i protagonisti del progetto per conoscere la loro storia sono poi stati creati dei podcast, andati in onda dal 14 al 18 marzo 2022 su Radio3 Rai.

Contenuto a cura di Stefania La Mattina

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
Zona Mercato 85038 Senise (PZ)
P.Iva 01779910767