Come si fa a chiedere aiuto? Quando farlo? Come si fa non sentirsi deboli e fragili nell’ammettere di non poter fare tutto da soli?
Per chiunque affronti una difficoltà, chiedere aiuto non è mai così facile e scontato.
Richiede coraggio e, perché no, anche una dose di fortuna nel trovare chi è davvero disposto e competente per poterci aiutare nel modo giusto.
Si incontrano Sirene ammalianti che ci trascinano ancora più a fondo, si va indietro, si sente freddo, ci si sente avvolti dal buio e dalla nebbia.
Tutto sembra perduto.
Ma nulla è perduto, perché la Vita ci tiene stretti.
Ci manda segnali, Delfini, ci fa respirare ancora.
Ho scritto questa storia per me, per gli amici che ho conosciuto durante la pandemia e che come me lottano ogni giorno per liberarsi da quei guantoni pesanti che un DCA ti mette sulle mani, sulla bocca, sul cuore.
Ho scritto questa storia pensando a mia nipote che a quattro anni ha affrontato la separazione dei genitori.
Ho scritto questa storia pensando a tutti i bambini che hanno difficoltà diverse, ma la stessa paura di chiedere aiuto.
Nella società delle performance, della perfezione, dell’apparenza, farsi scappare un lamento di dolore, una lacrima, un urlo disperato è visto come un segno di debolezza, una profezia di un futuro fallimento.
Ho scritto questa storia perché quella voce, quel dolore, quelle lacrime sono meritevoli di ascolto, di aiuto, di accoglienza.
Un giorno, un mese, anni di buio possono trasformarsi in carezze, in sorrisi, in ritrovata gioia.
Chiedere aiuto significa essere forti. Significa aver voglia di usare quei guantoni per farsi spazio, per riprendersi la Vita indietro, per scoprire che piano piano i colori possono tornare ad esistere, anche per te. Anche per me. Anche per tutti noi.
Storia di una Bambina Pugile nasce durante una passeggiata nel pieno della pandemia e si completa con i disegni di Anna Rita, un’anima tanto forte quanto sensibile.
“Daria, raccontami una favola”.
Mentre la terra scorreva sotto i piedi, leggevo pagine che scrivevo con la voce alta e tremante, mia unica compagna.
Chiedere aiuto, imparare a fidarsi, avere vicino le persone giuste.
Nuotare, respirare a fatica, inciampare, fare un passo avanti e mezzo indietro, arrivare a Casa.
La Bambina Pugile sono io. La Bambina Pugile sei tu.
La Bambina Pugile siamo noi, che non smettiamo di credere che dal peso di quei guantoni che ci imprigionano ci si possa liberare.
Queste sono le parole con cui Daria descrive com’è nata l’esigenza di scrivere questo racconto.
La storia illustrata della Bambina Pugile è disponibile a questo link.