Animenta racconta i disturbi alimentari – La storia di Beatrice

Queste parole sono state scritte da Beatrice, che ha voluto condividere la sua esperienza e invitare alla riflessione

Mi chiamo Beatrice, ho vent’anni e da 3 anni soffro di disturbi alimentari e depressione. Ho toccato molte volte il fondo, ma sono ancora qui. A volte è difficile, ma ho scritto un testo che spero possa essere d’aiuto a qualcuno.

Faccio fatica a parlare di disturbi alimentari dopo aver ripreso diversi chili, ora che non vengo più controllata regolarmente a pranzo e cena, ora che posso di nuovo fare sport e i pantaloni mi vanno stretti. Ma i disturbi alimentari fanno ancora parte della mia vita.

Mi sono ammalata di anoressia tra il 2019 e il 2020. Durante l’ultimo anno sono riuscita con gran fatica a riprendere i chili che avevo perso. Le ferite sono ancora molto fresche, ma dopo un anno e mezzo di terapia mi concedo di fare alcune riflessioni.

Credo che molti si domandino come mai queste malattie siano in costante aumento. Non ho competenze mediche, ma mi sono fatta una mia idea in quanto paziente e amica, conoscente, compagna di chi ne soffre o ne ha sofferto.

Nella fase più acuta della mia malattia, Il mio corpo era un corpo politico, un corpo che rappresentava moltissimo. Un corpo che parlava della perdita di qualsiasi desiderio, della scissione tra corpo e anima, del venir meno della sessualità.

Cercando di modificarne l’aspetto, stavo perdendo la mia vera identità come essere pensante e libero. Identità, anche questa credo sia un tema fortissimo. Il disturbo alimentare si presenta come un amico, e nei momenti in cui ci si sente fragili e vuoti permette di sentirsi “qualcosa”. 

Questo è un elemento essenziale nella cura terapeutica di un disturbo del comportamento alimentare, in cui è necessario ricostruire un’identità propria, o meglio, comprendere che non ne esiste una dai contorni ben definiti. L’identità si forma con il tempo, attraverso tutte quelle esperienze uno stato di privazione, dal punto di vista alimentare, ma non solo, non consente di fare.

Rientro nella numerosissima categoria che comprende i giovani che si sono sempre identificati in un rendimento scolastico efficiente. Quando mi sono ammalata di anoressia, per molto tempo mi sono sentita finalmente “perfetta”. C’erano i voti, i numeri “scolastici” a farmi sentire qualcuno, e poi c’erano i numeri sulla bilancia che diminuivano. 

Siamo circondati da articoli di giornale che elogiano chi riesce a laurearsi prima di tutti gli altri battendo record nazionali, senza alcuna attenzione nei confronti di chi vive il percorso scolastico o accademico con gravi disagi psicologici, di chi non può permettersi di continuare gli studi o di chi non può dedicarsi ad essi a tempo pieno.

I giovani stanno perdendo la speranza nei confronti della vita, sono spaventati da un mondo del lavoro che sembra una corsa, una gara a chi arriva primo. 

Non credo di poter dare risposte univoche, ho parlato della mia esperienza, l’esperienza di una ragazza che ha sofferto di anoressia e che tutt’ora, seppur in un corpo sano, continua ad avere un rapporto faticoso con il cibo e il corpo. Guarendo si decide di intraprendere un percorso lungo e complesso, ma credo ne valga la pena.

Ringrazio la mia malattia, perché mi ha portata in terapia, mi ha permesso di conoscermi e di scrivere oggi queste parole.

Ho iniziato la terapia un anno e mezzo fa in un centro privato in cui viene data grandissima importanza a tutto ciò che c’è dietro quelle condotte disfunzionali, motivo per il quale sto continuando il percorso anche se a livello fisico il mio corpo si è ripreso bene.

Una volta che il mio peso si è ristabilito, ho iniziato ad interfacciarmi con problemi depressivi di grande spessore, spesso ancora legati alla ricerca di quegli standard a livello sia fisico sia psicologico che ho sentito di perdere ritornando ad avere un corpo “sano”.

Spero che la mia storia possa insegnare come nella cura di questi disturbi sia essenziale seguire i pazienti anche dopo che i sintomi si alleviano.

I disturbi alimentari sono malattie del comportamento. Parliamo di comportamenti disfunzionali che celano un disagio psicologico: riprendere a mangiare o smettere di abbuffarsi ha ben poco valore se non si indaga il significato di quelle condotte nella storia personale di chi le ha intraprese e il male che sta alla radice. Sono tristemente consapevole del fatto che l’attenzione estremamente professionale che ho ricevuto sia dovuta al fatto che io economicamente e materialmente queste cure me le sono potute permettere. La psicoterapia è ancora un qualcosa di estremamente elitario. Mi auguro che il “bonus psicologo” recentemente approvato possa essere un primo passo in una nuova direzione.

È necessario che qualcosa cambi, per la nostra generazione così spaventata e confusa. Affinché il diritto alla salute mentale diventi essere appannaggio di qualsiasi famiglia. 

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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