Amigdala: perché pensiamo al cibo come prima soluzione

amigdala

Innumerevoli strutture neurali compongono il nostro cervello. Ognuna di queste ricopre una specifica funzione. Qual è quella che genera l’impulsività e l’immediatezza che portano molte persone a sfogarsi sul cibo e a provocare un’abbuffata? È l’amigdala, una struttura molto piccola situata al di sopra del tronco encefalico, molto vicina al sistema limbico, il centro che controlla tutte le nostre emozioni.

Amigdala: storia ed etimologia

Il suo nome deriva dal greco “amigdale”, ossia “mandorla”. Il termine indica una struttura morfologica molto piccola ma che in realtà ricopre un ruolo tutt’altro che minimale quando si parla di controllo emozionale. Infatti, l’amigdala interviene in alcuni specifici episodi: i “sequestri emozionali”.

I “sequestri emozionali” indicano quelle situazioni in cui l’emozione prende il sopravvento e soffoca la razionalità, non rendendoci quasi mai coscienti della decisione che stiamo prendendo.

In particolare entra in gioco in tutte quelle volte che percepiamo una situazione di minaccia, ansia e paura. L’amigdala si attiva, come una sentinella, e rilascia un messaggio di crisi a tutte le parti del corpo e del cervello, compresa quella razionale, imponendole i propri comandi. 

Dopo aver percepito le parole o l’evento capace di scatenare la sensazione di sofferenza e inadeguatezza che ci sta portando ad un’abbuffata, l’amigdala comunica alle nostre ghiandole surrenali di produrre due ormoni, l’adrenalina e la noradrenalina. Questi due ormoni inviano messaggi di ritorno per eseguire le funzioni dell’amigdala su più sistemi periferici, aumentando la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca, e inviando segnali ai nostri muscoli di mettersi in movimento immediatamente.

Nel caso di persone con disturbi alimentari come l’anoressia di sottotipo bulimico, la bulimia e il binge eating, quei movimenti immediati agiscono o al sequestro o all’ingestione anomala di enormi quantità di cibo in pochissimi minuti.

Per quale ragione il nostro cervello non riesce ad elaborare una soluzione diversa?

Il motivo per cui chi soffre di un disturbo alimentare non riesce a rispondere a determinate emozioni in maniera più razionale dipende dalla velocità con cui i nostri due cervelli, quello impulsivo e quello razionale, ricevono le informazioni sensoriali dall’esterno.

Quando catturiamo informazioni tramite la vista, l’olfatto e l’udito, queste raggiungono l’amigdala molto più velocemente rispetto al cervello razionale, poiché i collegamenti neurali tra gli organi di senso (occhi, naso e orecchie) e l’amigdala sono molto più brevi e immediati rispetto a quelli con la neocorteccia razionale.

Ragionare in quei momenti diventa molto complicato per una persona affetta da DCA. È una vera e propria azione contro natura, pertanto la prima risposta che verrà messa in atto sarà sempre quella di dirigersi verso la dispensa e portare alla bocca tutto il cibo necessario a colmare il nostro vuoto.

L’amigdala, quindi, gioca un ruolo importante nella gestione delle motivazioni e delle emozioni personali.

-L’articolo è a cura di Eleonora Peluso, personal trainer con una passione per il mondo dell’alimentazione e del benessere personale. Bibliografia: Intelligenza Emotiva” di Daniel Goleman.

Contenuto a cura di Eleonora Peluso

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