Tutto è iniziato nella calda estate del 2011. Ero una ragazzina poco più che adolescente, avevo finito il prima liceo ed ero in vacanza al mare con mia madre.
Dentro di me si guastò qualcosa, il mio sorriso si spense. Tutto aveva perso il suo sapore, non riuscivo a vedere i colori, non sentivo più niente, solo una voragine al centro del mio petto.
Mi ricordo le prime liti con mia madre, le scuse che inventavo alle amiche per non uscire.
Ricordo ancora quel freddo dentro le ossa e i vestiti che piano piano diventavano larghi.
Lei divenne la mia più grande Amica, la più intima confidente.
Mi sentivo al sicuro…
Io mi sentivo capita, mi sentivo al sicuro come una figlia in braccio a sua madre. La sua voce all’inizio era cosi ammaliante, ma poi negli anni diventò molto assillante: non studiavo più, non dormivo più, tutto si era congelato dentro di me; passavo le mie ore in piedi, non riuscivo a stare ferma, cucinavo tutto il tempo per gli altri. Adoravo veder mangiare i miei cari, erano così felici ai miei occhi, mi piaceva guardarli assaporare ogni boccone e nel mentre pensavo a quanto avrei voluto essere come loro, essere una ragazza “normale”.
Ma Lei mi sussurrava di essere “speciale”, mi prometteva che sarei diventata bella…la figlia perfetta che ogni madre vorrebbe.
E così è iniziato…
Iniziarono i sensi di colpa, il non sentirmi mai abbastanza. Lei diventò la mia unica ragione di vita…volevo solo farla felice. Mi sentivo così piccola, ma allo stesso tempo forte e invincibile, desideravo ardentemente di essere amata…almeno da Lei. Sono trascorsi parecchi anni da quella calda estate, tante cose sono cambiate… io mi sento cambiata. Lei è ormai un vecchio ricordo, che torna quando mi sento vacillare.
Ha una voce arrugginita, e meno potente. Non è più una madre ai miei occhi, ma un lontano parente che ogni tanto alza la cornetta del telefono e si fa sentire.
Ad oggi, non so se quella cosa dentro di me si è aggiustata. Eppure quando mi guardo allo specchio riesco a intravedere un accenno di sorriso, vedo di nuovo i colori e sento i profumi.
Non so dire se sono guarita, credo che la strada sia ancora lunga
Quello che so è che non voglio mollare, proprio adesso che riesco a intravedere la luce in fondo al tunnel; proprio ora che sento il vento sulla pelle, il profumo del pane appena sfornato, la risata di un bambino sulla spiaggia, l’odore del mare e del ragù.
Vorrei abbracciarmi per tutte le volte in cui non l’ho fatto, sussurrare alla piccola Ilaria che va bene così, che lei è perfetta cosi com’è.
Avrei voluto proteggerla da quel dolore più grande di lei, da quel vuoto che si nutre delle nostre più grandi paure e a poco a poco diventa una voragine; dalle parole che fanno male come coltellate nella stomaco; da tutto quello che pensava di meritarsi, ma che invece non dovrebbe essere destinato a nessuno.
Quella bambina…
Riesco a vederla davanti a me, quella bambina dagli occhi così belli e luminosi, mi dirigo verso di Lei,
mi sorride e io la saluto con la mano, la stessa che inizia a tremare quando afferra la sua manina.
Mi dice che le sono mancata tanto questi anni e io scoppio a piangere, mi porge un fazzoletto e insieme ci incamminiamo…verso quella Luce, verso la Vita.
L’articolo è stato scritto da Ilaria, volontaria dell’Associazione, che ha raccontato la sua storia