Animenta racconta i disturbi alimentari – La storia di Noemi

C: C’è qualcuno o qualcosa che invidi? Nel senso buono, ovviamente!

N: Mmh…non lo so. Sì, credo di sì.

C: E vai, raccontami.

N: Lo so che è brutto, ma invidio le persone che non soffrono di disturbi alimentari… Quelle che mangiano e non ci pensano nemmeno alle calorie.

Ed è vero, io invidio quelle persone, quelle che mangiano per mangiare, quelle che ridono quando c’è bisogno di ridere, quelle che stanno bene, almeno su questo aspetto.

Invidio chiunque non misuri la propria dignità sulla base di un numero sulla bilancia o della taglia dei pantaloni che, guarda caso, stanno bene a tutte tranne che a me.

Invidio chiunque abbia avuto la fortuna di sentirsi donna, perché io, donna, non mi ci sono mai sentita.

Ciao, sono Noemi, ho 19 anni e la mia storia è un po’ strana.

Ho iniziato a stare male circa undici anni fa, ma sono sempre riuscita a tenere tutto nascosto, almeno fino a fine ottobre 2020, quando un giorno, a scuola, ho avuto un attacco di panico molto più forte rispetto agli altri. Così forte che le professoresse volevano portarmi all’ospedale.

E così, finalmente, dopo anni sono riuscita a iniziare un percorso con una psicologa: Sara.

Sara è stata una bravissima psicologa, una psicologa con la P maiuscola; ha accolto le mie ferite e ha trasformato i miei traumi in qualcosa di buono.

Sara è stata la mia terapeuta da ottobre 2020 a dicembre 2020, mi ha dato tanto ma ha anche capito che non sarebbe stata la persona adatta a me e così, il 22 dicembre 2020, ho fatto la prima visita al Centro Disturbi Alimentari di Genova Quarto.

Il mio, a Quarto, è stato un percorso molto difficile.

Non sono riuscita a legare subito con la nuova psicologa, ho urlato, ho pianto, ho sbattuto porte e aperto grandi silenzi.

E così, per vari mesi, le mie settimane sono state caratterizzate da treni, coincidenze, annunci di ritardo e corse contro il tempo.

E intanto il mio peso scendeva in picchiata, senza meta.

E intanto io vagavo per le strade della mia città, senza meta.

E intanto, io, di me, non sapevo più nulla.

“Lo sai che in queste condizioni ti dovremmo ricoverare?”

“Noemi ti sembra vita questa? Passare le giornate a camminare in tondo, a fare calcoli, a guardarti allo specchio… Ti fa stare bene?”

A marzo ho avuto il primo incontro con la nutrizionista, con la quale non sono mai riuscita a comunicare.

Ero già in una brutta situazione, così abbiamo concordato (o meglio, ha deciso) che avrei dovuto seguire un piano alimentare.

Inutile dire che del suo piano non ho seguito neanche una briciola e dopo una settimana il mio peso era sceso, abbastanza in basso.

“Noemi se non mangi sono costretta ad aggiungerti un integratore!”

In aggiunta al piano, che poi è stato incrementato, dovevo prendere anche un Nutridrink al giorno e successivamente due.

Più si alzavano le calorie, più la mia collaborazione e il mio peso scendevano.

E così a maggio ho raggiunto il mio peso più basso.

E così a maggio sono stata messa in lista per il ricovero.

Le mie paure sono aumentate, e, mentre i miei pensieri si facevano sempre più forti, io mi sentivo sempre più debole.

Il 2021 è stato anche l’anno della maturità.

Ho dovuto affrontare la realtà e il fatto che, nonostante fino a poco tempo prima ero riuscita a farcela, adesso non avevo le capacità per essere trattata come una comune studentessa.

Ho pianto, ho tirato pugni al muro, ho urlato nel silenzio della mia stanza, perché io volevo essere tutto tranne che diversa.

Volevo essere trattata come una persona normale, perché secondo me io stavo bene, non avevo bisogno di essere etichettata come una persona con dei “Bisogni Educativi Speciali”.

Ma alla fine ho dovuto accettare una decisione che non sarebbe dipesa da me, e con tutte le mie difficoltà, tra giorni di scuola persi a causa delle visite e pomeriggi passati a dormire perché non avevo abbastanza forze, sono riuscita a diplomarmi in Grafica Pubblicitaria con un bel centone.

Da quel giorno di maggio, però, la mia mente non pensava ad altro che al ricovero.

Cosa mi sarei dovuta aspettare non lo sapevo nemmeno io, avevo solo molte domande e tanta rabbia.

La malattia mi ha tolto il ballo, l’equitazione, il caldo, gli amici, la serenità, la vitalità, e ora mi stava togliendo l’estate della maturità, mi stava portando via da casa, famiglia, amici e luoghi sicuri.

Il 19 luglio 2021 sono entrata a Villa del Principe, la mia casa a 70 chilometri da casa, dalle mie persone, dai miei posti.

Villa è stata casa fino al 2 novembre.

106 giorni, tutti vissuti, assaporati e sofferti.

La mia testa pretendeva che io cambiassi da un giorno all’altro.

E quindi per settimane sono andata in crisi, ho rischiato di essere mandata all’ospedale tre volte… Non facevo altro che piangere.

Otto psicologi e cinque Terp (che sta per Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica), a qualsiasi ora del giorno e della notte, mi ripetevano “Datti tempo”.

E me l’hanno ripetuto per mesi, anche il giorno prima di essere dimessa.

E io mandavo sempre tutti a quel paese perché dicevo che non c’era tempo, che ormai era tanto che ci stavo provando e che se non era successo niente fino a quel momento non sarebbe mai più cambiato nulla.

Ma il tempo ovviamente è passato, inesorabilmente, e alla fine, in fondo in fondo, ho dovuto dare ragione a tutti e tredici, perché alla fine, anche se poco, anche se con i loro tempi, le cose piano piano cambiano.

Ho imparato tanto da quel ricovero, ho voluto bene a chiunque sia stato parte di quel mio pezzo di vita.

Le cose piano piano cambiano, non sono più la stessa di un anno fa.

Le cose piano piano cambiano, ho ripreso equitazione.

Le cose piano piano cambiano, ho trovato lavoro.

Le cose piano piano cambiano, sto vivendo.

Le cose piano piano cambiano, ma è sempre difficile.

È sempre difficile come quando mi invitano a mangiare fuori e io, che ora ho imparato ad accettare, accetto anche se dentro sto morendo.

Però alla fine la pizza la mangio lo stesso.

E a volte mi manca Villa, a volte mi mancano le mie compagne di avventura, e mi metto a piangere, però è normale.

Mi mancano Paola, Arcangela, Anna, Rosa, Elisa, Teresa, Maddalena, Anna, Giada, Giada, Chiara, Matilde, Silvia.

Mi mancano Emanuela, Lorenzo, Margherita, Andrea, David, Gloria, Marta, Alice, Elena, Lisa, Marieta, Naomi, Maria, Veronica, Emilya, Adriana.

Ma ci rivedremo, e sarà molto meglio di prima.

Le cose piano piano cambiano, è sempre difficile, a volte la vita fa ancora schifo, ma alla fine, dopotutto, sono ancora in piedi.

E nei momenti più bui, ricordo la frase che ho trovato, durante un altro momento buio, scritta sulla serranda di Mannarino:

ESCI DI CASA, RESPIRA FORTE. 

SEI VIVO.

L’articolo è stato scritto da Noemi, volontaria dell’associazione, che ha raccontato la sua storia

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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