Animenta racconta l’anoressia nervosa: i DCA tra mamma e figlia

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Questa è la storia di una mamma, Barbara, e di sua figlia, Chiara, la quale si è ammalata di anoressia nervosa all’età di 15 anni. 

Barbara ci ha scritto per raccontare la sua storia, la storia di una mamma sopravvissuta assieme alla figlia ai disturbi alimentari. 

L’inizio dell’anoressia nervosa

“Mi sento tanto fortunata ad essere qui a raccontare, poteva andare molto peggio”. Così Barbara inizia il suo racconto, con estrema gratitudine per come sono andate le cose.

Chiara si è ammalata di anoressia nervosa all’inizio del 2020, nella culla dei suoi 15 anni e nella culla di una pandemia globale. Proprio questa pandemia causa un lockdown nazionale, che porta Chiara all’isolamento totale. Questo è stato il colpo di grazia.

La richiesta di aiuto

In casa capiscono quasi subito che c’è qualcosa che non va, così si rivolgono ad una dietista e ad una psicologa. Loro, non essendo specializzate su questi disturbi, dopo pochi mesi ci consigliano di informarci per un eventuale ingresso in un centro di cura gestito da “esperti”. Chiara stava sempre peggio e per questo motivo è stato necessario accompagnarla in ospedale per ulteriori controlli medici.

Chiara e Barbara arrivano alla fine del 2020 tra difficoltà sia fisiche che mentali e la salute della ragazza non accenna miglioramenti. Barbara racconta di aver passato innumerevoli notti insonni, tempestate da pensieri e preoccupazioni, a vegliare sulla figlia per controllare che non le succedesse nulla.

La luce in fondo al tunnel dell’anoressia nervosa

Il 2021 inizia con Chiara che dà qualche segno di ripresa dal suo disturbo alimentare e Barbara che inizia a sua volta un percorso di terapia. Scopre così di soffrire di depressione e di aver bisogno dell’aiuto di alcuni psicofarmaci.  

Contemporaneamente la famiglia decide di smettere di andare all’ospedale: “non serve e non ci aiuta” afferma Barbara. Anche le visite dalla dietista portano a poco.

Iniziano però ad essere frequenti le crisi di Chiara: pianti, urla, pugni, calci. Nessuno sa cosa fare in questi casi, nessuno.

L’anno passa ed in autunno, praticamente da sole, Barbara e Chiara iniziano ad intravedere la luce. Nel corso del 2022 le due donne conoscono la bulimia e la compensazione che ne è tipica, ma sentono in cuor loro che il peggio è passato. Barbara termina la terapia e smette con l’assunzione dei farmaci. Tramite la terapista entrano però in contatto con una brava psicologa, che si rivela adatta a Chiara.  E così sentono di ripartire, tanto che nel 2023 ritornano quasi alla normalità. 

Ce l’abbiamo fatta

Oggi Chiara, dopo uno splendido esame di maturità, si trova in Inghilterra per un anno di ragazza alla pari. Sta bene e Barbara con lei.

“Ce l’abbiamo fatta praticamente da sole, sostenendoci a vicenda, credendo nel bellissimo rapporto che abbiamo e non abbandonando mai il pensiero che ce l’avremmo fatta.” 

I disturbi alimentari feriscono il singolo e chi lo circonda

Questa è la loro storia, fatta di alti e bassi, di isolamento e di rapporto con l’altra, di solitudine e di “squadra”. La loro storia ci permette di capire, davvero, come un disturbo alimentare non colpisca solo la persona che ne soffre, ma influenzi anche la vita di tutti coloro che la circondano. Lavorare insieme, con amore e con cura, è essenziale per guarire. Tutte le persone coinvolte con un disturbo alimentare soffrono e, di conseguenza, hanno diritto all’aiuto sia di professionisti che, per quanto possibile, delle persone vicine.


L’articolo è stato scritto da Barbara e Chiara, che hanno raccontato la loro storia

Contenuto a cura di Animenta

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Pasta Secca 500g

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Valore energetico

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