Raccontare la propria storia non è sempre facile. Per qualcuno, può essere molto difficile. E così Elena ha trovato il suo linguaggio, quello giusto, che le ha permesso di scoprirsi e capirsi. Durante un periodo difficile, Elena decide di raccontarsi attraverso la poesia. Racconta la sua storia, la storia con l’anoressia nervosa, le sue emozioni e i suoi pensieri e li condivide con Animenta.
La paura della guarigione dall’anoressia nervosa
Voglio vivere ma mi sento in colpa.
I sapori del cibo che non sento da anni mi inondano la bocca e mi entrano dentro come se fosse la prima volta.
E’ buono.
Ha un buon sapore.
Sentire i sapori di nuovo è come scoprire poco a poco ogni cosa e assaporare la vita che ho perso.
Però tutto, inevitabilmente finisce nei vuoti che ho dentro.
Facendomi sentire pesante
e la fame sembra non finire mai,
come i sensi di colpa.
E’ un dolore che sembra durare per sempre:
sarà così?
Condannata a voler vivere
ma destinata ad avere paura.
Non voglio morire,
non voglio sentirmi in colpa:
voglio vivere,
ma ho paura .
Voglio vivere
Domani è il 17
e io vivrò fino ad un altro tramonto
e uno ancora
e ancora.
Ho scelto di continuare a vivere come ho scelto di riprendere a mangiare,
improvvisamente investita da un infinito coraggio e desiderio di non ricordare neanche più il periodo più buio.
Ho scelto di vivere
e all’improvviso, mentre compravo i biglietti per un concerto,
ho capito di dover resistere ancora un altro anno
e che però poi ci saranno tanti altri concerti a cui vorrò andare,
per cui varrà la pena resistere,
tanti viaggi a Parigi, tante notti davanti la Torre Eiffel.
E così all’improvviso, nell’arco di pochi secondi quella vita che credevo finita di lì a qualche giorno è diventata lunghissima.
E quando sono stata ammessa all’università
un brivido di euforia
la possibilità di trovare la felicità lontano da casa
e non più quell’angoscia devastante che si attaccava ad ogni parte di me.
Ho visto dei bambini giocare al parco e ho finalmente pensato che un giorno potrò averne anche io.
Sono andata in chiesa e percorrendo la navata ho pensato al mio matrimonio.
Ho un futuro.
Oggi ho un futuro,
una vita che fa paura ma non terrorizza,
non angoscia,
non schiaccia:
voglio vivere
e non avrei mai pensato di riuscire a dirlo.
Lo specchio e l’anoressia nervosa
Vorrei camminare con uno specchio perennemente di fronte
per poter osservare ogni dettaglio del mio essere.
Per poter scorgere, anche nel buio delle distrazioni quotidiane, le mille imperfezioni che si
accavallano su di me.
Vorrei non essere sentita, da nessuno.
Farmi piccola e invisibile affinché nulla possa vedersi.
Affinché tutto scompaia nella perfezione della piccolezza.
Vorrei camminare con uno specchio che mi permetta di rimediare agli errori che sento di
commettere costantemente.
Vorrei che lo specchio mi mostrasse la vera me.
Non la me deformata, immensa, rotta e che brama solo l’invisibile leggerezza.
Vorrei vedermi per come sono davvero: con cicatrici, ma con quei rari sorrisi che ormai tanto rari non sono più.
Vorrei che il mio riflesso si adattasse al mio corpo e lo abbracciasse invece di maltrattarlo.
Vorrei rompere lo specchio e abbandonarlo.
Vorrei non vedere più la perfezione nella leggerezza,
ma avere la leggerezza di liberarmi dalla perfezione.
L’articolo è stato scritto da Elena, che ha raccontato la sua storia