Cara Prof,
Le scrivo questa lettera perché quest’anno ho bisogno del suo aiuto. Mi hanno diagnosticato un Disturbo del Comportamento Alimentare.
La mia diagnosi di Disturbo Alimentare…
Durante la seduta dal medico mi sono state spiegate molte cose: ho scoperto che in Italia oltre tre milioni di persone soffrono di Disturbi Alimentari e di questi la maggior parte sono ragazzi tra i 12 e i 25 anni. Erano numeri troppo astratti per me, così una volta a casa ho provato a comprenderli più nel concreto: Roma conta poco meno di tre milioni di abitanti. È come se tutta la capitale soffrisse come me.
Ho anche capito che effettivamente si parla di malattia: i Disturbi Alimentari non sono capricci, ricerche di attenzioni o assenza di fame, tutt’altro! Sono malattie psichiatriche invalidanti, anche mortali (in Italia circa quattro mila decessi all’anno per tali disturbi), che compromettono sia la salute fisica che ogni altro ambito di vita. Davanti al dottore ho dato un quadro a tutto ciò che stava succedendo nella mia vita.
Pensavo che per avere una diagnosi come la mia si dovesse essere gravemente sottopeso e, invece, eccomi qui. Una persona normopeso, ma con dei comportamenti alimentari complessi. Chissà allora se qualcuno che ho incontrato nella mia vita, normopeso o anche sovrappeso, ha sofferto come me.
I Disturbi Alimentari non solo cibo…
I disturbi del comportamento alimentare influiscono anche sull’umore e sulle relazioni con gli altri. Il medico ha detto che solitamente sono frequenti una bassa autostima, attacchi di panico, pensieri di autocritica, irritabilità, sbalzi d’umore, depressione, ma anche difficoltà relazionali con familiari, insegnanti e amici e difficoltà di concentrazione, attenzione e comprensione.
Le scrivo questa lettera perchè mi trovo in difficoltà
Questa diagnosi mi ha destabilizzata e ha agitato molto anche la mia famiglia. Non so bene cosa mi accade e cosa mi accadrà: so solo che dovrò fare spesso dei controlli medici. Mi hanno fissato un appuntamento con uno psicologo, che dicono mi aiuterà a stare meglio. Spero sia così. Mi sento quindi in dovere di avvisarla che spesso dovrò saltare le lezioni, ma voglio che si ricordi che io ci sono. Anche quando non sono fisicamente in classe, io ci sono. Ho bisogno di sapere, per poter vivere meglio questa mia fase di guarigione, che ho il suo supporto. Ho bisogno di sapere che guarderà oltre il voto che prenderò in una verifica o in un’interrogazione, che guarderà oltre le mie assenze. Non sarà mai per pigrizia, ma per estremo bisogno di stare meglio.
Le chiedo il suo aiuto per parlarne anche agli altri professori e, soprattutto, ai miei compagni. Vorrei che sapessero quello che mi sta succedendo, perchè magari qualcuno di loro è nella mia stessa situazione. Vorrei che parlassimo di DCA a scuola, perché è importante per noi studenti sentirci compresi. Voi insegnanti potreste aiutarci a capire cosa sta succedendo nelle nostre vite e potreste aiutarci a stare meglio.
Parliamo di Disturbi Alimentari insieme…
Ognuna delle persone che mi circonda può fare la differenza: il vostro atteggiamento nei miei confronti e nei confronti di tutti gli studenti è importante. Chiedeteci spesso come stiamo, come ci sentiamo. Parlateci con toni pacati piuttosto che con toni severi. Cercate di essere un punto di riferimento, evitate di criticare i nostri comportamenti e i nostri corpi. Se sospettate che qualcuno di noi possa soffrire di un DCA non sostituirsi ai medici e agli psicologi: chiedete subito un colloquio con i genitori e consigliate loro di iniziare un percorso con i professionisti.
Non sottovalutate mai il ruolo che il dialogo ha in queste situazioni: spendere una o due ore in più potrà magari togliere un po’ di tempo ai programmi ministeriali, ma potrà allo stesso tempo esserci di supporto! E perché no: magari chiedete anche l’intervento di professionisti in classe, perchè fare sensibilizzazione può aiutare.
Io sarò lì, presente, e voglio essere vist*. Voglio essere aiutat*. E voglio che anche i miei compagni si sentano così.
Con l’augurio che questo nuovo anno scolastico porti in lei e nei suoi colleghi anche il più piccolo cambiamento di prospettiva su questo tema, le porgo cordiali saluti.
La lettera è stata scritta da Lorenzo, volontario dell’Associazione