Caro corpo,
Scusa se non ti sento più mio.
Ti ho abbandonato.
Ti tocco, ma non mi appartieni.
Ti chiamo da lontano, ma tu non mi rispondi.
Non la senti la mia eco?
Ti ho trattato male, e tu sei andato via. Come biasimarti?
Ho dimenticato che le mie gambe mi permettevano di correre e le mie braccia di abbracciare.
Aspetto ogni giorno di avere un corpo nuovo, dimenticando che ci sei tu ad aspettarmi.
Scusa se ho commisurato il tuo valore alla mia sofferenza.
Ti ho preso a sassate, ti ho maltrattato, ti ho offeso.
Ma non avrei dovuto rischiare di perderti,
perché ora mi sento depredata.
Per colpa tua ho rimandato l’amore.
Ma, se tu andassi via, io come farei ad amare?
Ho sperato non fossi più un corpo, ma solo aria.
Perché pensavo soltanto che non avere un corpo equivalesse a meritare l’amore degli altri.
Perché pensavo soltanto che avere un corpo grasso mi aiutasse ad allontanare l’amore degli altri.
Insegnami a capire che non è così che funziona.
Che un corpo solamente custodisce l’anima, e non ha bisogno di essere manipolato.
Che una pancia vuole essere accolta, e non strizzata.
Che voglio essere libera, non prigioniera.
Che non mi vergogno per te, ma per chi m’ha fatto vergognare di me.
Che non è vero che non sei capace, che non vuoi volare.
Ti ho detto di no anche quando avevi voglia di correre.
Ti ho detto sì quando avevi voglia di soffocare nel marciume,
e l’ennesimo giorno dopo
col cuore lercio
e ammaccato
sei partito da zero,
come se io non t’avessi fatto a pezzi.
E tu mi hai detto sì,
voglio di nuovo partire da zero,
anche se ancora non riesco a respirare.
Francesca