Le tanto attese festività natalizie stanno per sopraggiungere e, essendo le più lunghe dell’anno, dalla Vigilia all’Epifania del 6 gennaio, ci permettiamo una piccola pausa dall’intensa attività lavorativa dei mesi precedenti.
Il Natale è, fin da piccoli, un evento magico, caratterizzato da momenti di condivisione con chi si ama, decorato con gentilezza e colorato della luminosità di ciascun viale attorno a noi.
Ma per chi convive con un Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA), le feste possono presentarsi come un momento di ansia, dove ogni portata a tavola può trasformarsi in uno stato di crisi, ogni conversazione può riversarsi sulle forme del proprio corpo e anche le aspettative sociali possono trasformarsi in sfide contro sé stessi. E, in questo caso, si dimentica il vero e meraviglioso concetto del Natale, quella parola che da bambini illuminava sempre i nostri occhi ed il nostro cuore.
Se convivere con un Disturbo del Comportamento Alimentare è una sfida quotidiana, considerate che ci sono professionist* qualificat*, come psicolog*, nutrizionist* ed équipe specializzate che possono guidarvi verso il recovery e il benessere.
Infatti, l’aiuto di un* professionista sanitari* può dare un enorme contributo all’individuo o alle famiglie intere. Questo può avvenire però solo attraverso la fiducia verso di ess* ed il mettere in pratica alcuni loro consigli per affrontare le feste con maggiore serenità e vivere momenti di pace, anche a tavola.
Cosa succede durante le feste a chi soffre di DCA?
Le feste, inoltre, si sono spesso dimostrate una causa di amplificazione del rapporto complicato con il proprio corpo. Essendo lontan* anche dalle cure dei medici, si può verificare un accentuato squilibrio dei comportamenti compensatori come restrizioni alimentari, comportamenti di eliminazione, esercizio fisico eccessivo. Le conseguenze possono essere gravi: squilibri elettrolitici, compromissione cardiovascolare, perdita di peso rapida e acuta. A volte, tutto questo è dovuto al fatto che si è costrett* a stare con persone che non comprendono il percorso o il disagio del* paziente, rendendo tutto ancora più pesante.
Da professionist*, dunque, come possiamo aiutare l* pazienti affett* da DCA durante le feste?
Ogni paziente è unic* e l*l professionista dovrà agire attraverso la personalizzazione della terapia. Inoltre, qualsiasi ritardo del trattamento può essere dannoso e non bisogna aspettare la fine delle festività per chiedere aiuto… non dimenticare mai che un DCA non va in vacanza!
Innanzitutto bisogna chiarire con l* paziente la situazione in cui si potrà trovare sotto il periodo natalizio: se è in viaggio, se si troverà a casa propria o festeggerà in case dei parenti/amic*. È importante stabilire cosa lo fa sentire a suo agio e comunicarlo, se possibile, alle persone più vicine, in modo tale da evitare argomenti di conversazione meno opportuni.
Un’altra opzione è quella di pianificare in anticipo il piano alimentare e concordare esempi di pranzi o cibi giornalieri per poterli meglio gestire. Inoltre, per evitare piatti a cui si è non del tutto pront*, occorre valutare se portare una propria preparazione culinaria o pianificare in anticipo cosa mangiare. Magari, per affrontare al meglio la situazione, è utile far riferimento ad una persona fidata, che è al corrente del problema e che voglia in primis il bene del* paziente stess*.
Nei casi più intensi, occorre consigliare una vera e propria supervisione e preparazione dei pasti da parte di famiglie, nonché un monitoraggio dello stato emotivo del* paziente che quello prima e dopo i pasti può essere utile. È meglio, però, evitare di proseguire un percorso di aggiunta di chilocalorie al piano alimentare per il progressivo aumento di peso del paziente durante le feste o incoraggiare propositi di Capodanno riguardo la dieta o la perdita di peso.
Insegnare a pensare a sé per zittire il DCA durante le feste
Molto importante è anche insegnare a* nostri pazienti a non essere sempre accondiscendenti con le proposte altrui e se un evento o l’assunzione di un cibo particolare è troppo impegnativo da affrontare, basta dire di no. Perciò se ci si sente a disagio, allontanarsi dalla situazione per qualche minuto può aiutare a ritrovare calma e sicurezza.
Oppure, se c’è stato un momento particolare o un pasto difficoltoso ed improvviso, è opportuno aver preparato l* paziente a scegliere sè stess*. Dedicare del tempo ad un’attività rilassante e distogliere l’attenzione dall’evento negativo precedente è fondamentale: guardare un film, leggere un libro o fare una passeggiata… insomma, ciò che più stimola la fantasia!
Cambia il focus
Da professionist*, possiamo ricordare l’importanza di cambiare il focus del concetto di festività natalizia. Possiamo spingere l* paziente a riflettere sull’anno che verrà e sull’anno che lasciamo. Cosa rimarrà maggiormente nel nostro cuore tra le esperienze vissute nell’anno corrente? Vi sono obiettivi per il nuovo anno?
Cercare quindi di coltivare solo pensieri positivi, lasciando i negativi senza terreno fertile. È utile focalizzarsi su ciò che si è svolto di buono per sé stess* durante l’anno e al contempo riconoscere i propri progressi, anche se impercettibili. Infatti, gli obiettivi che si indirizzano verso le qualità positive del* paziente l* aiutano a sviluppare maggiore autostima e semplificano il processo di guarigione.
Le feste sono momenti intensi, ma è importante ricordare che non devono essere perfette. Molto probabilmente le difficoltà con il cibo ci saranno, anche se si è guidat* da un professionista qualificato. L’importante è non colpevolizzarsi come professionist* per le difficoltà che un* paziente può sperimentare. Perché la guarigione non è lineare ed ogni piccolo cambiamento dentro nel* paziente, mese per mese, anno dopo anno, l* aiuterà a liberarsi di questa gabbia invisibile.
L’articolo è stato scritto da Caterina, volontaria dell’Associazione




