Almeno una volta, in contesti riguardanti alcune sfere strettamente personali della nostra vita, ci è capitato di sentirci dire cosa fare, quando farlo e in che modo farlo. In questo modo ci siamo dimenticat*, anche solo per un attimo, di perseguire i nostri obiettivi non per una soddisfazione legata specificatamente a noi stessi, quanto più al bisogno di
ottenere un’approvazione esterna. Ma questo ci ha davvero aiutato a stare meglio?
Il condizionamento dei social media
Sono davvero tante, al giorno d’oggi, i social media su cui la maggior parte di noi trascorre il proprio tempo libero. Scrollare video, reels, post, quasi estraniandoci dalla nostra vita per entrare in quella di qualcun altro.
Non è difficile, a questo punto, credere a tutto ciò che leggiamo e vediamo e cadere in questo modo nella più totale disinformazione. Sono molti i messaggi sbagliati e soprattutto fuorvianti a cui veniamo sottoposti, tra cui una gran fetta riguardanti una sfera delicatissima quale quella della nutrizione alimentare. Si insegue una perfezione estetica, che molti cercano da sempre.
Il problema di fondo risiede nel fatto che si fa leva proprio su queste fragilità, per una questione strettamente legata al marketing.
Si fanno promesse su pillole magiche. alimenti dimagranti, integratori miracolosi, al solo scopo di lucro.
Perché ciò che non viene detto tramite questi post è che ogni corpo necessita di cose diverse. Ogni corpo risponde in modo diverso ad eventuali trattamenti o integratori alimentari (che per giunta non a tutti servono). Ogni corpo è strutturato in modo differente e non tutto ciò che va bene per una persona automaticamente va bene per la massa.
“La vita perfetta” degli influencer sui social media
Quante volte ci siamo imbattuti in contenuti dove il soggetto in questione mostrava la propria giornata super produttiva in cui mangiava bene, si allenava duramente, studiava, lavorava e aveva persino tempo per coltivare il proprio hobby?
Quante volte abbiamo provato addirittura ammirazione per quella vita e ci siamo detti: “vorrei davvero avere la sua costanza” e da qui la nostra mente ha innescato una serie di pensieri volti a sminuirci e demonizzarci perché non riuscivamo ad essere così?
Ma esattamente, così come? Mettiamo anche caso che il soggetto del video abbia realmente questo tipo di giornata, però magari può “permetterselo” perché in quel momento ha le forze fisiche e mentali per poterlo fare.
Ora domandiamoci con grande sincerità: “io potrei?” “Mi farebbe del bene, oppure no?”
Perché è talmente facile buttarsi giù per non avere la costanza che crediamo di dover avere, da dimenticarci cosa stiamo vivendo.
C’è chi soffre d’ansia sociale e il pensiero di entrare in una palestra affollata lo terrorizza.
C’è chi sta combattendo contro la depressione, e ogni giorno si sveglia e affronta la giornata a testa alta, un passo alla volta.
Chi sta provando a studiare ma vive in una famiglia disfunzionale e ogni giorno non trova la concentrazione per andare avanti, ma comunque non pensa proprio a mollare.
C’è chi ha appena perso una persona cara, e deve alzarsi e andare a lavorare sfoggiando il suo sorriso migliore.
Ognuno di noi lotta ogni giorno con cose diverse: ogni singola difficoltà è importante e non va sottovalutata o paragonata in alcun modo.
Impariamo a darci delle priorità e non carichiamoci di cose da fare solo per colmare un vuoto interiore, perché non è così che staremo meglio.
Chi vogliamo essere davvero?
Viviamo in questa strana società dove vogliamo un’omologazione che ci toglierebbe la cosa più bella di tutte: la diversità.
Perché ognuno di noi ha una peculiarità che probabilmente neanche sa di avere, ma che lo rende quello che è.
Smettiamola di vivere per soddisfare dei canoni estetici che non esistono e cerchiamo di allenarci, invece, a costruire la versione migliore di noi stessi. Questa non risiede in un corpo snello, palestrato o muscoloso, ma in un cuore buono, un animo gentile e una mente piena di potenzialità.
Quando decideremo di darci da fare per inseguire l’unica cosa più preziosa che potremmo mai desiderare, ovvero la felicità, saremo già a più di metà del percorso!
L’articolo è stato scritto da Sophia, volontaria dell’Associazione