DCA e mondo della ristorazione: le insidie nascoste 

DCA e mondo della ristorazione: le insidie nascoste

I disturbi del comportamento alimentare sono, per loro natura, totalizzanti. Ciò significa che si riflettono in ogni minimo aspetto della vita di chi ne soffre. Generalmente si è portati ad associare i DCA con il mondo dello sport o della scuola e il mondo del lavoro, specialmente nella ristorazione, viene relegato in secondo piano. 

Tuttavia, sappiamo che gran parte delle persone che ne soffrono è giovane: spesso tra le prime esperienze lavorative troviamo proprio quelle nel mondo della ristorazione.

La ristorazione come luogo di nascita o intensificazione dei DCA

L’articolo “The hidden illness in the food industry”, redatto da Allison Arnold e pubblicato ad aprile sul sito di The Delish, intende far luce su questa realtà. L’obiettivo dell’articolo è indagare su quanto i comportamenti disfunzionali nei confronti del cibo siano frequenti in chi lavora nell’industria alimentare.

L’autrice dell’articolo riporta la propria esperienza personale, sottolineando il fatto che passare tante ore vicina al cibo la portava a sviluppare verso di esso dei veri e propri pensieri ossessivi. Ciò accade molto più spesso di quanto si possa credere e questi pensieri possono presentarsi intensificarsi fino a diventare un vero e proprio disturbo alimentare (DCA). Esso può assumere varie forme, tutte egualmente valide: bulimia, anoressia e binge-eating sono solo le più diffuse.

Le esperienze: lavorare nella ristorazione con un DCA

Una frase particolarmente significativa dell’articolo è: “Quando il tuo compito è quello di dare da mangiare a tutti, nessuno fa caso al fatto che tu stia soffrendo la fame”.

Infatti, il mondo della ristorazione è molto spesso caratterizzato da turni lunghi ed estenuanti, pause troppo brevi (se non del tutto assenti) e responsabili molto esigenti. Tutti questi fattori possono portare ad eccessivo stress e di conseguenza a digiunare. Oppure, al contrario, a pensare al cibo continuamente fino a che non viene concessa la pausa e allora se ne ingerisce quanto più possibile, non sapendo quando sarà nuovamente possibile consumarne (comportamento tipico delle abbuffate).

Uno studio del 2021 condotto su scala mondiale ha rivelato che il 63% dei dipendenti nel mondo alberghiero/ristorativo ha sperimentato o sperimenta un rapporto conflittuale con il cibo. Non in tutti i casi questo rapporto conflittuale è ai livelli di un DCA diagnosticato, ma comunque è allarmante e potenzialmente premessa di una vera e propria patologia.

La scrittrice Hannah Howard ha documentato la sua lotta con l’alimentazione, per poi pubblicare lo scritto “Il banchetto: vero amore in cucina e fuori”. In questo testo, Hannah Howard enfatizza il fatto che nella sua famiglia il cibo ha sempre avuto un ruolo molto importante. Questo è uno dei motivi per cui, nell’ambiente ristorativo, si è trovata a combattere continuamente con il cibo e il suo corpo, finendo per sviluppare una vera e propria paura nei confronti di qualcosa che ha sempre apprezzato.

Chiedere aiuto sul posto di lavoro: come rendere la ristorazione amica dei DCA

Lavorare nell’industria alimentare può quindi rivelarsi estremamente disfunzionale per chi già soffre o per chi ha sofferto di DCA. Oltre a ciò, seppur in misura minore, può contribuire a far insorgere una vera e propria patologia come i DCA.

Sicuramente la frenesia di questo tipo di ambienti lavorativi può influenzare come ci si sente. Inoltre, può mettere in dubbio il fatto di meritare un pasto caldo o quantomeno di consumarlo con calma, in compagnia.

Nonostante i ritmi estenuanti della ristorazione siano sicuramente positivi per la produttività e l’efficienza del servizio, sarebbe bene delineare pause di giusta durata e creare ambienti sereni e positivi in cui non ci si debba sentire a disagio nel mangiare.

Da parte di chi soffre, invece, è fondamentale chiedere aiuto. È importante trovare il coraggio di parlare con i propri responsabili del disagio che si avverte durante le ore di servizio. In questo modo si potrà intervenire o quantomeno vigilare sulla situazione e garantire la massima serenità possibile.

L’articolo è stato scritto da Valeria, volontaria dell’Associazione

Contenuto a cura di Animenta

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