Cos’è la Diet Culture?
La “Diet culture” è un’espressione inglese che significa proprio “cultura della dieta”. Se ci fermassimo davvero a comprendere l’etimologia delle due parole, il risultato sarebbe totalmente diverso:
– Diet: dieta, [dal lat. diaeta, gr. δίαιτα “modo di vivere]. 1. Nell’antica medicina greca, il complesso delle norme di vita (alimentazione, attività fisica, riposo, ecc.) atte a mantenere lo stato di salute; oggi, con un significato più limitato, alimentazione quantitativamente e qualitativamente definita, rivolta a conseguire scopi terapeutici o preventivi.
– Culture: cultura [dal lat.cultura, der di colĕre “coltivare”. 1.a. L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza.
Se tornassimo al significato originale, ragionando su queste due parole, sarebbe come dire “Aver acquisito esperienza nel modo di vivere” o qualcosa di simile. Quello che è certo è che nel corso del tempo il significato di “dieta” è cambiato radicalmente.
Ad oggi la “cultura della dieta” è un insieme di regole e credenze riguardo a comportamenti e stili di vita ritenuti salutari e che in realtà non lo sono proprio.
I principi della Diet Culture
Internet e tutto il mondo dei social è pieno di consigli (aggiungerei non sempre richiesti) per perdere peso, per migliorare il proprio fisico, dove sono presenti espressioni come “senza sensi di colpa”, “senza sforzo” e “diete detox”.
Soprattutto in prossimità delle feste, la magica parola “detox” ci viene proposta per qualsiasi cosa e anche qui sarebbe utile partire dall’etimologia della parola:
– Detox: deriva dall’inglese ( anche se ormai è uso comune anche in Italia), significa detossinare ed è l’abbreviazione di detoxicant ‘disintossicante’.
La vera domanda è: “da cosa dobbiamo disintossicarci?”. In condizioni fisiologiche il nostro corpo è già predisposto all’eliminazione di sostanze tossiche e di scarto, grazie a organi come fegato e reni, e non ci servono miracolosi bibitoni o particolari diete. La cosa più utile sarebbe disintossicarci dalle notizie che leggiamo.
Recentemente il Dott. Edoardo Mocini, ha pubblicato un articolo sul Corriere della Sera, nella sezione “Cook, racconti di cucina”, in cui smonta punto per punto la dieta detox. Parte proprio dal presupposto che la dieta detox non esiste e che non ci sono rimedi miracolosi. Qualche pasto in più diverso dalla norma non cambia la nostra situazione, non può portare all’insorgenza di patologie e quindi non dovremmo preoccuparci delle feste, ma della quotidianità cercando di migliorare il nostro stile di vita.
La cosa strana è che sotto questo articolo, in cui viene spiegato in maniera semplice ed accessibile a tutti quanto il detox non esista, sono presenti altri articoli in cui viene spiegato il contrario. Compaiono diete miracolose del dottor X o quella miracolosa seguita da un personaggio famoso. Questo non può che creare disagio e confusione nel lettore.
A chi o a cosa deve credere?
Oltre al concetto di “detox”, anche quello di “sgarro” è dannoso. Ed il legame con la diet culture é più solido di quanto si pensi. Questo porta il cibo a essere ridotto a semplici calorie ed essere svuotato del suo valore nutritivo, oltre che quello affettivo e conviviale. Alimenta inoltre il concetto per cui esistano dei “cibi proibiti” piuttosto che creare una reale consapevolezza ed educazione alimentare.
Un’altra nozione che ci portiamo dietro da anni e che spunta fuori in prossimità dell’estate è la “prova costume”. Il web, anche per questo, si scatena alla ricerca del metodo miracoloso per cercare di preparare esteticamente il fisico. Tutto questo sempre per rientrare nei famosi canoni della società o per il desiderio di essere simile a qualche personaggio noto che ci appare “perfetto” dalle foto, ma che con tutta probabilità non lo è.
Ciò che realmente viene danneggiato, inconsciamente e non, siamo noi, la nostra mente e il nostro corpo. Non esistono spiagge e luoghi vietati a nessun tipo di costume, a nessun tipo di corpo e a nessun tipo di persona.
La Diet Culture nella nostra società
Tutte queste credenze hanno portato alla paura nei confronti dell’opposto, generando la grassofobia.
Questo non significa considerare l’obesità come una condizione da esaltare e da ritenere salutare, anzi l’obesità stessa può essere considerata una patologia, al pari di tante altre. La cosa da non fare è giudicare in maniera negativa una persona dal suo aspetto.
Questa diffusione dei concetti di positivo e negativo nei confronti del peso e del corpo, l’esaltazione di determinate fisicità non fa altro che aumentare il rischio di disturbi alimentari.
Una frase riportata in un articolo della NEDA (National Eating Disorders Association) ci dà l’idea di una delle paure della nostra società:
“ (…)it’s difficult–if not impossible—to let go of your fear of being fat/gaining weight/having an “imperfect” body if you can plainly see you live in a culture where your fear is absolutely justified.”
(“E’ difficile, se non impossibile, lasciar andare la paura di ingrassare/prendere peso/avere un corpo “imperfetto” se riesci a vedere chiaramente che vivi in una cultura in cui la tua paura è assolutamente giustificata.”)
L’impegno per liberarsi da queste credenze deve essere costante, allontanandoci il più possibile da questa paura che rischia di condurci ad uno stile di vita faticoso per la mente e per il corpo. La cosa peggiore è che porta ad associare l’aspetto fisico e l’aspetto morale, determinando discriminazione in base al corpo.
Per promuovere l’accettazione di qualsiasi corpo e dire basta all’ossessione del peso, della dieta detox, dei cibi light, della prova costume ed in generale alla Diet Culture, è stata istituita il 6 maggio la giornata mondiale del “NO-DIET”.
Più culture e meno diet
Non c’è positivo e negativo quando si parla di un corpo. Dentro quel corpo c’è una persona e dentro ogni persona c’è un mondo. Se immaginassimo una persona come una matrioska, ci sembrerebbe riduttivo giudicarla solo da ciò che vediamo. Come un detto popolare dice: “Non giudicare mai un libro dalla copertina” e io aggiungerei “perché ogni libro è speciale e unico a modo suo”.
Quindi, per concludere,direi: “più culture e meno diet”.