Essere genitori, essere umani: accettare la possibilità di sbagliare 

Lo psicologo austriaco Sigmund Freud disse, riguardo al ruolo educativo di un genitore, che esso è un “mestiere impossibile”, di una complessità sconcertante. E, se un figlio soffre di un Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA), questo ruolo può diventare ancora più duro e arduo. Ciò succede in quanto, assieme ai cambiamenti fisici ed emotivi, un DCA comporta un cambiamento di linguaggio. Ogni parola, anche se detta con i migliori intenti, può essere causa di grandi sofferenze o dilemmi per un figlio che vive un momento delicato come il percorso di cura da un DCA.

Cosa posso fare?

Significa tacere? No, non sempre. A volte può essere utile fare un passo indietro. In altre circostanze, significa soppesare le proprie parole, spiegarle, argomentarle. E significa anche parlare d’amore. Ma cosa si intende? L’umanità, per citare ancora Freud, è spinta da due forze opposte, Eros e Thanatos, amore e distruzione. Se in società l’individualismo può serpeggiare e minare l’equilibrio interno di una persona, in famiglia tutto dovrebbe ruotare attorno all’altro lato della medaglia, la condivisione. Le parole di un genitore dovrebbero puntare a nutrire, rinvigorire e alimentare l’amore, anche quando le parole dei figli possono cercare di soffocarlo. Tuttavia è un qualcosa di impegnativo, non è scontato. 

D’altra parte, sbagliare è umano. E, a volte, le emozioni possono non dare il tempo di riflettere sulle parole. Un genitore può commettere un errore, proprio in quanto essere umano. La società odierna, in tutte le sue sfaccettature, tende a nascondere l’errore, a negarlo, ad occultarlo, mentre la realtà è che tutti possono sbagliare. La mania perfezionista che pervade la nostra cultura si è impossessata anche del ruolo del genitore, che spesso punta all’assenza totale di errori. Una perfezione irraggiungibile richiesta al ruolo educativo, una perfezione dannosa. 

Ma dannosa come?

Uno studio condotto nel 2021 in Portogallo ha esaminato la relazione tra perfezionismo infantile e genitoriale, partendo dal presupposto che i principali modelli di sviluppo del perfezionismo si concentrano sulle esperienze della prima infanzia e che la relazione genitoriale sia un fattore fondamentale per comprendere come questo costrutto si sviluppi nei bambini. I risultati mostrano una relazione tra il perfezionismo del genitore e quello del bambino: in particolar modo, il perfezionismo dei padri si è mostrato correlato solo con quello dei figli maschi, mentre il perfezionismo delle madri è in stretta relazione con quello delle figlie femmine. 

Il peso dell’amore

Soffrire di un Disturbo del Comportamento Alimentare significa, nella maggior parte dei casi, inseguire un ideale di perfezione irraggiungibile, irrealistico e debilitante.  Un ideale che può essere nato dalla condivisione di spazi di vita quotidiana con persone che, allo stesso modo, perseguono l’ideale del genitore perfetto. Leonardo Mendolicchio (psichiatra e Direttore del Centro Disturbi del Comportamento Alimentare all’Auxologico Piancavallo) in “Il peso dell’amore”, sostiene che ciò che un genitore dovrebbe fare è “liberare la propria umanità, sganciandola dal mito del genitore perfetto, che è l’alter ego dell’ideale di perfezione dei nostri figli affetti da disturbi alimentari. Contribuire al superamento di un DCA, infatti, dal punto di vista genitoriale vuol dire soprattutto andare oltre quel senso di colpa che spesso ci portiamo dietro perché pensiamo di non essere mai all’altezza del ruolo di educatore che sovente la società ci impone.”

È necessario un cambiamento radicale nella nostra mentalità e nella nostra cultura, un cambiamento che permetta a ciascun genitore di vivere i propri limiti di essere umano senza considerarli un elemento di conflitto, con la capacità educativa e affettiva nei confronti dei figli. Le emozioni si possono vivere liberamente, anche quelle definite dai più “negative” e si possono mostrare all’altro, prendendo il posto di quei silenzi vaghi e spesso, paradossalmente, assordanti. Ognuno di noi può vivere delle debolezze e può condividerle più facilmente in un ambiente che sia rispettoso, accogliente e amorevole. Questo potrebbe trasformarle in qualcosa di buono. E lo si può fare insieme.

“Solo quando una figlia o un figlio affetto da un disturbo alimentare riesce a vedere nello sguardo dei genitori questa emancipazione rispetto al senso di colpa, questo superamento della vergogna per i momenti difficili e della sensazione di inadeguatezza rispetto alle necessità sociali ed economiche di una famiglia, solo allora sarà libero di emanciparsi a sua volta dal senso di colpa che ha generato in lui quell’incredibile, increscioso e folle innamorarsi dell’ideale di perfezione.”

L’articolo è stato scritto da Federica, volontaria dell’Associazione

Sitografia

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34572209/

Bibliografia

L. Mendolicchio, Il peso dell’amore, 2021, Rizzoli Editore

Contenuto a cura di Animenta

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