I Disturbi Alimentari in Skam Italia 6: la recensione di Maria Josè

i disturbi alimentari in skam italia 6

SKAM Italia è una serie tv ambientata a Roma, disponibile su Netflix che tratta delle vicende di un gruppo di ragazzi e ragazze adolescenti. Ogni stagione si focalizza sulla storia di un personaggio e le problematiche che deve affrontare, sullo sfondo di amicizie e amori, nel periodo tra liceo e l’inizio dell’università. Tra le tematiche trattate ci sono le relazioni amicali e sentimentali, la crescita e il cambiamento, la maturità sentimentale, la scoperta di sé stessi e il coraggio di mostrarsi per ciò che si è. Al contempo anche il coraggio di rivedere le proprie ideologie, le proprie convinzioni. Si tocca anche il tema delle malattie mentali, degli abusi, il multiculturalismo e dell’importanza della comunicazione. In questa stagione SKAM porta in primo piano i disturbi alimentari (DCA), che fanno capolino nella quotidianità della protagonista.

La protagonista: Asia

Asia appare estremamente forte, decisa, a tratti cinica, attenta a tutto ciò che la circonda e sempre pronta a supportare i suoi amici. Sotto questo involucro di sicurezza e determinazione, si nasconde una ragazza piena di emozioni, difficili da gestire tutte insieme. Asia però ha trovato il suo modo per tenerle a bada e andare avanti.

Una delle cose che Asia non riesce più a controllare è la relazione con il suo fidanzato, Beniamino. Quando lui parte per l’America, il loro rapporto inizia a freddarsi e la difficoltà di comunicare attraverso un telefono fa crescere un muro tra i due sempre più alto, che chiude Asia in un buco di insicurezza e instabilità emotiva.

A ciò si aggiunge una famiglia assente, impegnata a gestire la carriera della sorella, talento del tennis. Anche il confronto con la sorella e la mancanza della figura genitoriale generano in Asia un senso di solitudine, di bassa autostima verso sé stessa e, per riprendere le sue stesse parole, un senso di inutilità.

Eppure, tutto questo non viene percepito dagli altri, perché Asia non lo mostra. Asia custodisce con cura le sue emozioni con frasi del tipo “Tutto bene”, “Ho tutto sotto controllo”, “Non vi preoccupate”. E questo perché vuole sentirsi padrona della sua vita. Vuole sentire che è lei ad avere la gestione di tutto, che lei non ha bisogno degli altri. Questo è quello che crede e questo è quello che trasmette.

I primi segni dei disturbi alimentari

Non è facile accorgersi dei disturbi alimentari. Innanzitutto, perché esistono varie tipologie e ognuna ha dei suoi tratti distintivi. Questi però, non è detto si manifestino in tutti coloro che ne soffrono allo stesso modo. 

In secondo luogo, perché sono malattie psichiatriche, quindi della mente, non del corpo. Questo è un elemento che emerge bene all’interno della storia, grazie alla figura di Rebecca, amica di Asia. Rebecca soffre di ipertiroidismo, una sindrome dovuta ad un’eccessiva azione degli ormoni tiroidei, che ha importanti conseguenze sul metabolismo, portando anche alla perdita di peso. Rebecca non è contenta del suo fisico e anche gli altri vedono la sua eccessiva magrezza, al punto che qualcuno ha addirittura pensato che fosse lei a soffrire di un DCA. Questo perché spesso si associano i DCA con la perdita/aumento di peso. È importante interrompere questa correlazione automatica. Non si può individuare un disturbo alimentare sulla base del peso, il quale a volte può restare invariato e nella norma, nonostante la presenza della malattia.

Ciò detto, è possibile vedere in Asia alcuni sintomi della sua malattia, che si scoprirà essere l’anoressia nervosa. Innanzitutto, usa una app per contare le calorie e pesa gli alimenti. Sembra evitare i cibi conditi e mostra difficoltà a finire ii pasti preparati dalla madre. Quando esce con gli amici, Asia cerca di evitare di mangiare con gli altri, adducendo la scusa di aver già mangiato o di non avere fame. Non ama bere alcolici, ma non lo dice espressamente. Spesso ricorre a compensazioni come l’iperattività fisica o il vomito auto-indotto. Fisicamente si sente stanca, soffre molto il freddo e inizia a perdere i capelli, oltre ai primi sintomi di amenorrea.

Chi si accorge dei disturbi alimentari di Asia?

Partiamo dalla protagonista stessa. Bisogna infatti tenere a mente che nemmeno chi soffre di una malattia mentale riesce facilmente ad accorgersene.

La perdita dei capelli sicuramente è il primo campanello di allarme per Asia: in numerose scene Asia soffre per la perdita dei suoi capelli e inizia a percepire che qualcosa non va in lei. Pensando di risolvere il problema, in una scena specifica, inizia ad abbuffarsi per evitare questo fenomeno: ma appena sente di perdere il controllo, ecco che torna l’attività fisica compensativa. Questo spezzato ci comunica molte cose: ci comunica la realizzazione di Asia di avere un problema di salute e il suo collegamento al fatto che non sta dando al suo corpo i nutrienti che servono. Asia non sa gestire questa paura e questo senso di colpa; e allora è meglio riprendere le redini e riportare tutto sotto controllo.

Nonostante Asia sia circondata da persone che le vogliono bene, nessuno si accorge della sua sofferenza. Solo Silvia, una ragazza che ha sofferto di DCA, notando alcuni comportamenti che lei stessa assumeva, prova a parlare con Asia. Il suo primo avvicinamento viene respinto da Asia, che nega di avere problemi. Questo però sarà molto utile perché farà sentire Asia meno sola e innescherà le prime riflessioni sulla sua salute.

La diagnosi e la consapevolezza della malattia

Solo quando Asia sviene a scuola, le persone intorno a lei realizzano che stia male. Prima fra tutte la madre, la quale resta stupita quando scopre che la malnutrizione della figlia dura da più di quanto pensasse e che non è riconducibile alla sola rottura con il fidanzato. 

Molto emblematica è la frase che la madre riferisce alla dottoressa: “Non si preoccupi ora la faremo mangiare.” Come se tutto dipendesse dal cibo. Ebbene, la dottoressa spiega che, purtroppo, non è così semplice. I disturbi dell’alimentazione sono vere e proprie patologie psichiatriche, da cui si può assolutamente guarire, ma non basta mangiare. Bisogna curarsi attraverso la terapia e centri specializzati. L’intervento tempestivo è fondamentale per evitare danni irreversibili.

La comunicazione con gli altri

Nemmeno gli amici colgono i segnali, nonostante passino con lei la maggior parte del tempo. Perché? Perché, come dice Rebecca, ognuno pensa al proprio problema, a quanto si sta male e a quanto gli altri non ci capiscano. E così nessuno neppure ci prova a spiegare il proprio dolore, perché si è convinti che non si venga capiti. Si crea così un circolo: come si fa a capire ciò che non viene spiegato?

Condividere con gli altri i propri pensieri, quelli veri, può invece aiutare a rendere le persone partecipi del proprio stato d’animo. Ciò non assicura la comprensione, ma sicuramente permette di uscire dalla solitudine e avere il sostegno dei propri cari.

E’ anche vero che, quando si parla di una malattia psichiatrica, spesso c’è un altro motivo che frena nel parlare: la vergogna. La vergogna nasce da tante cose: dal credere di aver fatto qualcosa di sbagliato, dal credere di essere responsabili della malattia, dalla paura di mostrarsi sofferenti, come se si dovesse ammettere di non essere stati bravi abbastanza, forti abbastanza.

C’è un tratto nella stagione, in cui Asia afferma di non essersi confidata con le amiche perché non voleva spostare l’attenzione su di sé, considerata la situazione di Rebecca, mentre lei si sente solo “una deficiente”. Si sente così perché crede di essere lei la causa della sua sofferenza, perché non crede che il suo dolore abbia la dignità di una malattia. E invece il suo è un vero problema di salute, proprio come quello dell’amica.

La narrazione di Skam dei disturbi del comportamento alimentare

La sesta stagione è ricca di spunti di riflessione in merito ai disturbi del comportamento alimentare.

Innanzitutto, non fa male ribadirlo: sono malattie psichiatriche.

“La gente pensa che succedono queste cose perché vogliamo sembrare più fighe o queste cazzate, no?” afferma Silvia: e invece no. 

Non c’è un’unica ragione, ma più fattori che scatenano l’insorgere della malattia. Rispetto ad Asia, si possono individuare alcuni suggerimenti:

  • lo stress emotivo e l’insicurezza: Asia cerca di avere “almeno una cosa sotto controllo, specie se non riesce a controllare nient’altro”. E la sensazione di controllo, per chi ha un DCA, è come una dipendenza.
  • A rendere la situazione instabile, si aggiunge la presenza di Giulio, un nuovo ragazzo, che Asia non riesce subito ad accettare nel suo gruppo. Asia infatti teme i cambiamenti, ha paura di cosa e chi non conosce. Ha paura delle novità, nelle amicizie e nell’amore. L’instabilità derivata dal suo rapporto con Giulio sarà un’àncora nella malattia.
  • E ancora c’è il rapporto con la famiglia, o meglio, non c’è. Una famiglia che Asia sente assente, una famiglia che per lei non è un punto di riferimento. Asia prova gelosia per la sorella a cui sono riservate tutte le attenzioni dei genitori. Forse è per questo che lei non si sente mai abbastanza, forse è per questo che si è costruita la sua armatura di supporto, forse è per questo che Asia vuole avere tutto sotto controllo, perché sentire la sua emozione le fa male. E allora è meglio tenerla a bada.

Interessante sul punto sono le parole di Maruska Albertazzi che, durante una seduta di gruppo, afferma come sia tipico dell’anoressia nervosa l’identificazione della persona con la sua malattia, perché ci si sente bene nel ricevere attenzioni. “Perché dovresti voler guarire? E più ricevi attenzioni per il fatto che sei malata e più ti attacchi alla malattia”. Questa frase sottolinea come, a volte (non sempre), la malattia trovi terreno fertile in chi sente di non aver valore e si attacca alla malattia per sentirsi amato. Proprio per questo è difficile la guarigione, dato che si ha paura di perdere, con essa, se stessi e l’affetto dagli altri.

Asia si è tenuta tutto dentro, solo quando fuoriescono i suoi pensieri qualcosa sembra aggiustarsi. Quando Asia riconosce di avere la malattia, si confida con la sorella, ammettendo di invidiare la sua vita. E lì si apre un mondo. La sorella le dà il suo punto di vista. Ebbene, questo fa capire ancora una volta quanto sia importante comunicare. Asia non si è mai messa nei panni della sorella e non ha mai capito che anche la sorella ha sofferto, proprio come lei. Entrambe non hanno instaurato quel filo comunicativo che permette di uscire dal proprio mondo ed entrare nell’altro. 

La scelta di curarsi

Ultimo aspetto che emerge dalla serie è l’importanza della scelta. Quando Asia si accorge di essere in difficoltà, contatta Silvia, per avere informazioni sulla malattia ed è lei a chiedere il contatto del centro che aveva aiutato Silvia.Inoltre, all’esito della stagione, la dottoressa propone ad Asia di fare un percorso di cura ambulatoriale oppure il ricovero in un centro, ed è Asia a prendere la decisione di partire per il centro in Umbria.

Non si sceglie di ammalarsi, ma si sceglie di curarsi.

Perché vedere Skam Italia 6

SKAM Italia 6 apre uno scorcio sui disturbi alimentari: una delle malattie che, negli ultimi anni, è diventata la seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali. E’ importante quindi prendere coscienza di questi dati e riconoscere la dignità dei disturbi del comportamento alimentare. 

SKAM riesce in questo obiettivo, portando la realtà di chi soffre di disturbi alimentari. Racconta con discrezione e, allo stesso tempo, senza romanzare, la realtà di chi è malato. La serie permette di focalizzarsi sulle persone, su quello che dicono e quello che fanno. Non c’è bisogno di spiegare. Sono gli stessi personaggi a spiegarsi con i comportamenti, con le parole dette ma soprattutto quelle non dette, quelle nascoste, quelle ingoiate. Si dà grande importanza ai silenzi, che nascondono le difficoltà di comunicazione in famiglia e nei giovani. 

E’ per queste ragioni che questa serie merita di essere vista non solo da chi vuole conoscere i DCA nelle loro forme e dimensioni, ma da tutti quanti vivano nella società attuale.

L’articolo è stato scritto da Maria Josè, volontaria dell’Associazione

Contenuto a cura di Animenta

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