Il concetto di controllo nei Disturbi del Comportamento Alimentare

Con questo articolo l’obiettivo è quello di approfondire il tema del controllo in relazione ai Disturbi del Comportamento alimentare. In ambito psicologico, il concetto di controllo può assumere diversi significati.

Tra i primi autori che si occuparono del concetto di controllo vi è James B. Rotter che nel 1954 coniò l’espressione locus of control, ossia “luogo attraverso cui si esercita il controllo”.

Rotter definisce il “locus of control” come un costrutto unidimensionale caratterizzato da due poli opposti, uno interno ed uno esterno. Il concetto si basa sulla capacità di un individuo di imputare ciò che accade nella propria vita a fattori interni oppure esterni.

Gli individui caratterizzati da un locus of control interno saranno propensi a considerare gli eventi della propria vita come conseguenza delle proprie azioni; al contrario, coloro che possiedono un locus of control esterno sanno maggiormente propensi a pensare che gli accadimenti della propria vita siano influenzati da forze esterne, pertanto poco o per nulla controllabili.

Ulteriori definizioni

Un’altra definizione di controllo è data da Posner e Snyder che, nel 1975, si occuparono del concetto di controllo cognitivo, ossia il processo messo in atto da un individuo al fine di orientare i propri pensieri e le proprie azioni verso un comportamento idoneo al raggiungimento dei propri obiettivi.

Un ulteriore concetto particolarmente rilevante è quello dell’autocontrollo, ossia la capacità di limitare i propri comportamenti ritenuti contrari al perseguimento di un obiettivo a lungo termine.

Pertanto, chi ha un alto livello di autocontrollo tenderà a concentrarsi su obiettivi a lungo termine piuttosto che su obiettivi a breve termine, anche se questi ultimi possono generare una soddisfazione immediata.

Le sfaccettature del concetto di controllo sono molteplici, ma tutte oscillano tra due poli estremi: l’ipercontrollo ed il discontrollo. Spesso una buona capacità di controllo, e talvolta di ipercontrollo, è considerata una caratteristica positiva, in quanto funzionale al raggiungimento dei propri obiettivi. Tuttavia, non sempre tale capacità assume un aspetto positivo, anzi, talvolta potrebbe rivelarsi un problema.

I lati negativi dell’ipercontrollo

Per ipercontrollo si intende la tendenza a controllare eccessivamente svariati aspetti della propria vita, con il conseguente irrigidimento di fronte al cambiamento e alla novità. Cercare di ipercontrollare la propria vita può infatti comportare una riduzione della ricettività e una minore apertura a nuove situazioni, soprattutto se inaspettate. In alcuni casi è possibile arrivare persino ad una vera e propria inibizione emotiva.

Al fianco dell’ipercontrollo non di rado si trova il perfezionismo, ossia la costante richiesta di una performance migliore da parte di se stessi o di altri, rispetto a quella realmente richiesta.

La costante ricerca del totale controllo, e talvolta del perfezionismo, è una caratteristica assai presente nell’ambito dei Disturbi Alimentari.

L’incidenza del controllo nei Disturbi del Comportamento Alimentare

Tra le caratteristiche che accomunano la maggior parte di Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) vi è infatti proprio il controllo.

Spesso, chi soffre di Disturbi Alimentari ha il desiderio di mantenere sotto il proprio controllo la totalità della propria vita e, talvolta, anche quella di altre persone. Tuttavia tale desiderio risulta alquanto irrealizzabile ed utopistico, per cui la necessità di controllare gli aspetti della propria vita viene traslata sul cibo, sul peso e sul corpo, in quanto aspetti oggettivamente e più facilmente controllabili.

In questo senso il controllo, seppur eccessivo, non è visto come un problema, ma come la soluzione ed il mezzo per il raggiungimento degli obiettivi, con la conseguente nascita di un circolo vizioso che porta ad una necessità sempre maggiore di controllare se stessi e gli accadimenti della propria vita. Questo circolo vizioso diventa centrale per lo sviluppo ed il mantenimento della malattia.

Il bisogno di controllare

Secondo Slade, il bisogno di controllo nelle persone affette da Disturbi Alimentari è tanto forte e presente che arriva ad assumere la forma di necessità compulsiva: diventa un vero e proprio obbligo. In questo modo si cerca di evitare tutto ciò che sfugge al proprio controllo e l’imprevisto è vissuto come una minaccia.

Quest’ultima teoria è stata integrata, nel 1999, con i contributi di Fairburn, Shafran e Cooper, i quali sostengono che le persone affette da Disturbi Alimentari, prima della comparsa della malattia, provano un grande bisogno di controllare aspetti della vita maggiormente gratificanti. Tuttavia il controllo, in ambiti lavorativi, scolastici o relazionali, risulta molto complesso e talvolta è estremamente limitato: in questo caso gli autori sostengono che tale necessità venga spostata sul cibo.

Un altro importante contributo è quello di Eric Button, il quale sostiene che l’imposizione di condotte alimentari così rigide sia dovuta al tentativo di comprimere ogni ambito della vita, con la sensazione che questa diventi maggiormente gestibile e controllabile mentre in realtà, attuando questi comportamenti, si confina la propria vita sempre al secondo posto.

Questa realtà è spiegata da Button quando sostiene che “sebbene i pazienti abbiano un lavoro, siano impegnati nello studio o nella gestione della vita familiare, generalmente sono più assorbiti dal tentativo di resistere alla tentazione del cibo”.

Un’esperienza personale

Per me il controllo è sempre stato fondamentale, in ogni ambito della vita.

Quando mi sono ammalata di anoressia la situazione è peggiorata. Sentivo, e sento tutt’ora, la costante necessità di sapere cosa succederà e decidere come comportarmi di conseguenza.

Ad esempio, se ricevo un invito a cena fuori, prima di accettare, valuto il menù, i partecipanti ed il posto in generale. Se tutto mi sembra controllabile ed in linea con i bisogni che la malattia mi fa credere di avere in quel momento, accetto. In caso contrario declino l’invito. Questo è solo un esempio personale di come e quanto questo bisogno possa rendere la vita complicata e talvolta frustrante.

Sarebbe necessario accettare la realtà ed il fatto che non è possibile controllare ogni cosa, compresi i nostri piatti. Dovremmo vivere ogni attimo ed imparare ad apprezzare l’imprevisto e la novità, senza farci condizionare negativamente, ma prendendoci il meglio da ogni situazione.

Paradossalmente per ritrovare il giusto equilibrio e ritrovare il vero significato del controllo dovremmo semplicemente lasciarci andare e lasciarci stupire dalla vita.

L’articolo è stato scritto da Francesca, volontaria dell’Associazione

Bibliografia

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De Filippis D., L’autocontrollo: non una mera questione di inibizione di impulsi, in State of Mind, 2021

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Puddu C., Locus of control, in State of Mind, 2021

ZocchiI V. L., Il controllo e i Disturbi Alimentari, in State of Mind, 2021

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