Non sono soltanto ciò che avete fatto di me.
Vorrei essere le mie nuove scelte consapevoli,
il mio intrepido coraggio di rinunciare,
la forza fragile di dire no,
la debolezza disarmante di dire «Ho paura»,
l’umana accettazione di afferrare una mano protesa,
prima vederla, riconoscerla,
poi non incolparla,
magari accarezzarla e dirsi che in fondo, io ne ho bisogno. Che anche io me lo merito.
Smetterla di far finta di non aver mai bisogno di niente per poi maledire tutto quello che ho.
Frenare la macchina in corsa della tua vita in cui ti senti solo e soltanto un passeggero, e mettersi finalmente al volante. Decidere la destinazione.
Ho voluto così tanto andare dove qualcun altro voleva andare, essere come qualcun altro voleva essere.
Ho creato l’amore a tavolino, la famiglia del “mulino”, riempito uno dopo l’altro bicchieri di vino
finché non ho sentito più
niente.
Ho fissato fuori dal finestrino, inerme, e desiderato essere proprio
uguale uguale
alla figlia del vicino,
quella che ha fatto le valigie e se n’è andata a vivere a Dublino.
Solo che io, se sono io, ho paura.
E così ho finto tanto a lungo di essere diversa che alla fine ci ho creduto anche io. Io non ho più paura di niente. Io non ho più bisogno di nessuno.
Solo che poi la tristezza arriva, fa capolinea, si posa come rugiada sulle foglie del tuo giardino, e ti ricorda che anche quell’acqua così leggera,
quando si posa sui quei petali delicati, dopo un po’ li fa tremare, e tu non puoi più far finta di niente. Quel bel giardino lo hai rinnegato così tanto che adesso non ti sembra nemmeno più il tuo.
Dicotomie costanti, equilibri precari, vivere in bilico tra un treno che sta partendo ed uno che è già andato via. Dove vado adesso?
Fermarmi, fare un passo indietro, essere sincera con me stessa.
Oggi io ricomincio da me.
L’articolo è stato scritto da Alice, che ha condiviso una sua riflessione