Il profumo della libertà, intervista a Pasquale Cardone

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Sono fuori dal circolo vizioso dei DCA da ormai 1 anno e non ci sono parole per descrivere quanto sia bello vivere in libertà.

È questa la frase che più ci ha fatto emozionare e sorridere durante l’intervista che abbiamo fatto a Pasquale Cardone, uno splendido ragazzo che, come molti altri uomini, ha sofferto di disturbi alimentari.

Molte persone che si troveranno a leggere questo articolo potrebbero pensare: “Ma quindi anche gli uomini soffrono di disturbi alimentari?”

Ebbene si. Non è leggenda, nè mito. È realtà.

È infatti credenza comune pensare che siano solo le donne ad ammalarsi di disturbi alimentari. Nonostante le statistiche affermino che in Italia i disturbi alimentari riguardano più di tre milioni di persone, di cui il 95,9% sono donne e il 4,1% uomini, non possiamo vivere di numeri e percentuali. Quindi prendiamo consapevolezza che anche gli uomini possono soffrire di DCA e questo non li rende affatto meno virili, come molte persone potrebbero pensare.

Ciao Pasquale prima di cominciare con l’intervista avremmo il piacere di conoscerti meglio, puoi raccontarci qualcosa di te?

Certo! Mi chiamo Pasquale Cardone, frequento il 4 anno del liceo linguistico in una piccola città vicino Bologna. Ho una grandissima passione per l’inglese, gli animali, l’arte, la musica e la poesia! Sono un ragazzo solare, che cerca sempre di mostrarsi con un grande sorriso stampato sulla faccia. Riconosco di essere il classico “giullare” di ogni gruppo di amici che ho, e lo faccio in maniera spontanea, poiché adoro essere circondato da persone che non fanno altro che ridere, dimenticando i loro problemi alle spalle, perché credo che la parola chiave per vivere bene sia “spensieratezza”. Questo mio comportamento e approccio spensierato alla vita, penso sia nato dopo aver affrontato il grandissimo mostro che mi sono ritrovato davanti tempo fa: l’anoressia nervosa, che col tempo ha deciso di andare a braccetto con la bulimia, cercando (per ben 2 anni) di togliermi il sorriso…fallendo miseramente 🙂

Sono fuori dal circolo vizioso dei DCA da ormai 1 anno e non ci sono parole per descrivere quanto sia bello vivere in libertà, quasi come se per 2 anni della mia vita, io avessi scontato una lacerante pena, incatenato in un mondo privo di colori ed emozioni, che ad oggi, non è altro che un lontano ricordo.

Come è stato il tuo rientro in società dopo la malattia? Come ti sei sentito?

Prima di rispondere a questa domanda, sento il bisogno di specificare che comunque ogni storia è completamente diversa, sia da un punto di vista clinico, che da un punto di vista emotivo, quindi ciò che ho percepito io, non è per forza ciò che invece può aver percepito qualcun altro in una situazione simile alla mia.

Fatta questa precisazione, ammetto che non è stato facile, è stato un percorso graduale, ed ho vissuto il tutto come se stessi riaffrontando le varie fasi della vita, dall’essere un neonato, al ritornare un adolescente.

Durante la malattia ero arrivato anche a digiunare per 2 giorni o comunque introdurre un quantitativo di cibo così basso, da non permettermi comunque di alzarmi dal letto, di conseguenza una volta eliminata la parte della malattia che intaccava i miei pensieri, era necessario andare a regolare nuovamente il mio corpo. Era per me impossibile finire un piatto di pasta, ricordo che i primi giorni faticavo anche a prendere la forchetta in mano, non ricordavo nemmeno come si impugnasse, e qui paragonerei questa fase del rientro in società, a quando si è neonati, quando hai bisogno di imparare a fare tutto.

Dopo aver ricominciato a mangiare normalmente, lo step successivo, è stato sicuramente accettare il nuovo corpo. Pensate, tutto iniziò con un Pasquale che pesava sui 100kg, che arrivò a perdere più della metà dei suoi chili, che ha quindi dovuto accettare di essere in un nuovo corpo, magrissimo, fragile; e poi che succede? Si accorge di star vivendo in modo errato ed è costretto a ricominciare, ancora, e dover accettare per la 3 volta un nuovo corpo, ma sta volta è quello giusto, e quindi deve solo imparare a conviverci.

Ecco qui direi che siamo nella fase bambino, quando hai le nozioni basi per vivere la tua vita, ma non sei ancora pronto a spiccare il volo.

Poi arriva la fase in cui mi trovo adesso, la più bella.

Una fase nata grazie anche alle persone che mi circondano, che mi hanno fatto capire che non c’è nulla di sbagliato nel dire “ho sofferto di questo disturbo” “ho avuto un problema serio” “ho rischiato di morire”. Definisco questa fase la più bella perchè è come se il mio percorso di rinascita fosse terminato ed è quindi arrivato il momento per me, teenager, di spiccare questo benedetto volo e godermi la vita! Sto bene e sono fiero della persona che sono diventato e non ho più paura di nascondere il mio passato.

Fino agli anni ’60 la teoria psicoanalitica aveva escluso gli uomini dalle riflessioni sulle condotte alimentari patologiche e solo successivamente li aveva considerati come casi ‘atipici’. A cosa si deve, secondo te, questa asimmetria di genere tra uomo e donna?

Una bellissima domanda sulla quale avrei davvero tanto da dire. È necessario analizzare la società in cui viviamo, dove comunque si ha una concezione sbagliata dell’uomo e della donna. Si tende quindi a fare una grandissima distinzione tra i due sessi, riponendo su di loro diverse pressioni che a lungo andare diventano deleterie. In poche parole: siccome un “vero” uomo, secondo ciò che alcuni ancora oggi sostengono, è colui che non piange mai, che non traspare sofferenza ed emozioni se non la serietà e la compostezza, è quindi impensabile che egli possa ammalarsi di un DCA.

Si tende quindi a fornire un’errata immagine del genere femminile, descrivendolo come un qualcosa di legato all’immagine, tendente all’ossessione per un’ideale di bellezza irraggiungibile e più propenso alle “debolezze emotive”.

Io stesso ho avuto la possibilità di ritrovarmi in discorsi con persone che non credevano alle mie parole visto che “solo le donne stanno male per queste sciocchezze”.

Persone bigotte…le stesse persone per cui ho fatto fatica a rialzarmi perché la mia stessa “virilità” veniva messa in discussione.

Ad oggi mi sento di dire che comunque sono solo baggianate, la piaga sociale dei DCA colpisce tutti, indipendentemente dal sesso e dall’età.

Quanto i finti miti, le mode, la pubblicità, influenzano i giovani e l’insorgere di un disturbo alimentare?

Ogni persona si ritrova in anoressia per diverse motivazioni, conosco numerose storie di persone che si sono ammalate proprio perché avevano davanti dei modelli di bellezza sbagliati. Insomma, persone che pur di essere come qualche icon dei social, hanno messo a repentaglio la loro salute mentale e fisica.

Tuttavia, nel mio caso, il comparare il proprio fisico con quello del mondo esterno, è arrivato molto tempo dopo, quando ormai ero sul punto di non ritorno, mentre ad altri miei conoscenti è partito proprio perché magari la loro migliore amica aveva le cosce più magre, o perché la Ferragni pesava un tot di chili e quello era proprio il loro goal weight.

Più andiamo avanti, più ritroviamo persone che prendono a cuore la tematica “body positivity” cercando di evidenziare quei profili social “tossici”, o che comunque fanno trasparire un comportamento alimentare non corretto…piano piano, secondo me, stiamo iniziando a capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Riconosco però che ad esempio c’è ancora tanto lavoro da fare in televisione, perché se sui social c’è un “rappresentate” (userei il plurale) per ogni tipo di bellezza (relativo al peso, al sesso, al colore di pelle, alla sessualità etc etc), sul piccolo e grande schermo c’è poca varietà, a mio avviso, e per chi sogna ancora di fare l’attore/attrice o cantante…ha ancora un po’ di paura di essere giudicato/a  troppo grasso/a e dover quindi buttare via tutto e dedicarsi al proprio “piano B” nella vita.

Ma sono speranzoso, prima o poi anche questa cosa verrà smussata e sarà possibile vedere tanta inclusività anche in tv.

Un consiglio che ti senti di dare a tutti i ragazzi che hanno sofferto di un disturbo alimentare?

Have fun”, questo mi viene da dire.

Divertitevi perché la vita è una e noi che abbiamo sofferto di un disturbo alimentare, abbiamo passato mesi o addirittura anni, soffrendo.

Sì, abbiamo davvero perso del tempo, abbiamo rischiato la nostra vita, cercando di raggiungere una felicità che tale NON è.

Questa è la felicità, questa è vita! Niente restrizioni o punizioni per quel boccone di pasta in più, niente offese verso noi stessi, niente più pianti, niente più pensieri negativi.

È ovvio che ci saranno altri mille ostacoli lungo questo percorso, ma una volta usciti dai DCA, si è sempre più forti, e non ci sarà più niente che può spaventarci perché abbiamo sconfitto mostri mooolto più grandi di noi.

Contenuto a cura di Aurora Caporossi

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Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

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Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

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1302 kj

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