L’estate con un Disturbo del Comportamento Alimentare

vivere l'estate con un disturbo del comportamento alimentare

Estate. La stagione dell’anno più amata. Sole, vacanze, gelati, spiaggia, mare, giornate lunghe, feste, amici. E costume. 

Per chi soffre di DCA l’estate non è il periodo più bello dell’anno, ma al contrario è il più stressante. 

La paura del giudizio non va in vacanza. Cambia forma, ma è sempre presente: “Cosa penseranno se mi metto in costume?” “Non posso mettere questa maglietta, è troppo corta”. 

Chi si sente a disagio con il proprio corpo spesso lo osserva con estrema attenzione: vede solo difetti e si identifica con essi. Il pensiero si distorce, convincendosi che anche le altre persone non vedano altro. 

Le difficoltà che l’estate può portare

Data questa premessa dovrebbe essere più semplice capire perché le persone che soffrono di DCA vivono l’estate come un processo in cui si sentono continuamente sotto accusa: gli occhi delle altre persone sono giudici spietati che esprimono sentenze sul loro aspetto, e nient’altro. 

L’ansia si fa sentire più forte. Arriva il momento di indossare gonne, vestitini, costumi. Di mettere in mostra il proprio corpo. E farlo è talmente tanto difficile che a volte addirittura si evita: no mare, no piscina, no vacanze, no amici. Tutto perché quella maledetta vocina incastonata nella testa comanda dicendo che non si può affrontare una stagione come un’altra se prima non si dimagrisce abbastanza. 

E se invece si riesce a farlo l’inquietudine è costantemente presente. Si pensa di avere gli occhi puntati contro, da chiunque, si crede di essere giudicati in ogni momento dalla gente che ci passa a fianco, dalle persone che hanno deciso di andare nello stesso posto in cui ci troviamo noi. 

Ma è davvero così? Veramente tutta la spiaggia guarderà il mio corpo? 

La socialità e la voglia di stare in compagnia e condividere esperienze con gli amici passa in secondo piano, anzi, fa paura. Non si esce perché uscire vuol dire far vedere quel corpo che di solito era coperto da vestiti larghi e lunghi. Non si esce perché aperitivi e cene non sono ammesse, non sono meritate. Si cerca di evitare il più possibile di ricevere commenti da parte di chi ci sta intorno. E per evitarli si evita anche di lasciare andare quelle emozioni negative che compromettono i mesi più belli dell’anno. 

La preparazione all’estate è stressante per chi soffre di DCA

Il problema è che anche i mesi precedenti all’estate e alle vacanze sono distruttivi. Perché bisogna prepararsi al momento in cui il nostro corpo sarà coperto solo dal costume e vulnerabile a giudizi e commenti. Così i disturbi alimentari iniziano a farsi più spazio per ottenere il loro obiettivo. Sono loro che decideranno se quest’anno ci meritiamo di vivere l’estate o se dovremo aspettare un altro anno. Sono loro che decidono se il nostro corpo va bene per affrontare questa stagione. E noi dobbiamo obbedire. Dobbiamo riuscire a raggiungere quello che ci ronza nella testa. 

Siamo più della nostra malattia

Ma quanto vorremmo non sentire quella vocina, quanto vorremmo che ci desse un po’ di tregua. 

E se riusciamo a capire che è lei la nostra nemica e non l’estate, i prossimi mesi saranno tutti da scoprire. E da vivere.

Chi soffre di DCA, identificandosi con i suoi (presunti) difetti e con il suo disturbo, si dimentica di essere una persona, si dimentica di essere molto di più di un corpo e di poter lasciare qualcosa in chi lo incontra. Di conseguenza si crede di essere ricordati per la pancia piatta o per il gelato non mangiato. 

Ma noi vorremmo svelare un segreto a tutte le persone che hanno paura dell’estate: le persone si ricordano di noi per il nostro sorriso, per le nostre azioni, e se al mare ci guarderanno non sarà per vedere quanto sono scolpiti i nostri addominali, ma per domandarsi dove abbiamo comprato il bellissimo costume che indossiamo.

Non ci meritiamo di sopravvivere, ci meritiamo di mangiare quel gelato che tanto ci piace, di mettere il costume nuovo comprato apposta per una giornata di sole. 

Ci meritiamo di dire sì alle proposte dei nostri amici. 

Il nostro corpo non è la nostra anima. Ed è la nostra anima ciò che conta. Non l’insieme di ossa, muscoli, pelle e organi. 

Abbiamo già tante prove da superare in questa vita, quotidianamente. 

La prova costume, socialmente e personalmente imposta, possiamo eliminarla. 

E se ci riusciremo, l’estate sarà piena di gioia e risate. 

L’articolo è stato scritto da Ilaria e Silvia, volontarie dell’Associazione

Contenuto a cura di Animenta

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Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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