Questo articolo ha come obiettivo quello di scoprire cosa sia il mindful eating. Prima ancora però di approfondire questo concetto, dobbiamo sapere cos’è la Mindfulness.
Cos’è la mindfulness?
Partiamo con il dire che la mindfulness è un’abilità che abbiamo tutti. La sua traduzione letterale, dall’inglese, è infatti “consapevolezza”. E tutti, chi più chi meno, la abbiamo come facoltà. Tuttavia, non basta questa traduzione a spiegare i significati e le sfumature che ha questa parola. Quando si parla di mindfulness, infatti, intendiamo consapevolezza come: prestare intensamente attenzione; essere nel momento presente; essere privi di qualsiasi giudizio. Mindfulness significa quindi essere pienamente consapevoli della nostra interiorità, ma anche del mondo che ci circonda, essere nel qui ed ora, ed il tutto senza alcun tipo di critica o giudizio.
Nonostante possa sembrare un concetto abbastanza astratto, ed effettivamente lo è, scopriremo che è un’attività che si può declinare in tante circostanze, da quella clinica a quella aziendale, da quella sociale a quella alimentare. Ed è proprio in queste molteplici declinazioni che si possono apprezzare i suoi grandi benefici.
Tra l’altro, proprio a sostegno di ciò, presso l’Università di Medicina del Massachusetts, è stato realizzato dal Dottor Jon Kabat-Zinn un vero e proprio protocollo chiamato “Mindfulness-Based Stress Reduction” (MBSR, tradotto “Riduzione dello stress basato sulla mindfulness) che dimostra con evidenza scientifica il potere di guarigione della mindfulness.
Cosa c’entra la mindfulness con il cibo?
Il mindful eating, o alimentazione consapevole, è proprio un esempio chiaro di come la mindfulness possa aiutare le persone, in modo concreto, ad instaurare un rapporto armonioso con il cibo.
Questo è possibile grazie al totale coinvolgimento di noi stessi durante i pasti.
Questo aspetto può sembrare una banalità, ma quante volte mangiamo di fretta? O in piedi? O senza renderci conto del sapore che hanno i cibi? O ipnotizzati davanti alla tv? O distratti dagli innumerevoli impulsi che riceviamo ogni giorno? Molto spesso. Talmente spesso che nemmeno ce ne rendiamo più conto. È ovvio che quanto ho appena elencato non è di per sé qualcosa di sbagliato o di terribile, ma sicuramente, se l’obiettivo è instaurare un nuovo rapporto con il cibo, queste condizioni potrebbero essere un ostacolo.
Cosa significa coinvolgimento totale?
L’alimentazione consapevole riguarda la persona nella sua totalità, quindi riguarda la pancia, ma anche il cuore e la mente. Riguarda i sensi: è quindi importante badare ai colori, alla consistenza, agli odori del cibo, persino ai suoni. E non riguarda solo l’atto del mangiare in sè, ma riguarda la selezione del cibo, il cucinarlo, l’impiattarlo, il gustarlo a pieno.
Il significato del cibo
Molte volte il cibo, soprattutto in disturbi alimentari come il disturbo da alimentazione incontrollata o in condizioni come l’obesità, più che essere un mezzo di sostentamento è un mezzo per sentirsi appagati e provare soddisfazione, gioia, amore. Proprio seguendo lo stesso principio, cioè quello del cibo come un modo per provare emozioni positive, potremmo vedere il momento del pasto in un modo più costruttivo, cioè come una coccola per noi stessi, un momento in cui ci dedichiamo totalmente a noi e al nostro benessere tramite la selezione, la preparazione e la degustazione degli alimenti.
Se proprio dobbiamo dargli un significato, diamogli il migliore possibile
Perché, in fin dei conti, il cibo è cibo. Punto. Poi ognuno di noi gli lega dei significati, il più delle volte poco funzionali. Potrebbe diventare un nemico, un qualcosa di cui aver paura (esistono infatti i cosiddetti “cibi fobici”) o, all’estremo opposto, può essere il nostro migliore amico, sempre pronto lì a consolarci e sul quale riversiamo tutte le nostre sofferenze (uno dei motivi per cui si incorre nelle abbuffate).
Il mindful eating, in questo senso, aiuta perché permette di riscoprire il cibo come tale, ma allo stesso tempo dà la possibilità di dargli i significati migliori possibili per raggiungere una condizione di benessere. Dà l’opportunità di riscoprire i gusti, di assaporare ogni alimento, di soddisfare quella che viene chiamata “fame degli occhi” quando impiattiamo tutto come secondo noi è più bello. Quante volte al ristorante prima di mangiare facciamo la foto al piatto perché ci piace? Non è un caso.. e infatti, al contrario, potrebbe capitare anche che quando l’impiattamento è un po’ più grossolano o ci piace meno, anche il cibo in sé sembra meno appetitoso.
Nulla è secondario
Soddisfare questi aspetti, che apparentemente sembrano secondari, contribuisce molto ad alimentare serenità e tranquillità nel momento in cui mangiamo; ci permette di goderci il pasto senza esagerare o senza i sensi di colpa. Perché, come avrete intuito, non si tratta più di soddisfare una fame solo fisiologica, ma anche emotiva e mentale.
La fame del cuore
Approfondiremo prossimamente i vari tipi di fame citati proprio in un libro intitolato “Mindful Eating” di Jan Chozen Bays. Ma ne vorrei anticipare uno: esiste una fame che è chiamata “FAME DEL CUORE” e riguarda tutti quei cibi, magari quelli tipici delle feste o delle occasioni speciali, che evocano emozioni positive come il sentirsi amati o il sentirsi accuditi. Non a caso durante le feste si presta più attenzione al cucinare gli alimenti, a come vengono impiattati e non si veda l’ora che arrivino parenti/amici per stare insieme. Tutto questo scenario, già solo al pensiero, evoca gioia, desiderio che si avvicinino le festività o che si creino occasioni per stare tutti insieme.
Personalmente, ho sempre creduto che quelle emozioni potessi provarle solo a Natale o in altre occasioni speciali, ma non è così. Per questo è importante il mindful-eating.
Diventiamo sempre più presenti a noi stessi durante i pasti, coccoliamoci scegliendo del cibo che ci piaccia e che ci faccia stare bene, alleniamo la nostra creatività con delle ricette, divertiamoci ad impiattare tutto come più ci piace. Godiamoci le sensazioni che quel piatto ci trasmette, senza alcun tipo di giudizio. E, se proprio dobbiamo dare un significato al cibo, almeno diamogli questo e facciamo in modo di instaurare con lui un rapporto sempre più armonioso ed amichevole.