Perché il diet talk può essere dannoso per i bambini

“Sono ingrassato”

“Devo mettermi a dieta”

“Mamma mia che pancia. Da domani faccio la brava”

Quante ne hai sentite di queste frasi? E quante ne hai pronunciate?

Queste sono solo alcune (l’elenco potrebbe essere davvero lungo) delle più classiche e ridondanti che ormai sono entrate a far parte del nostro quotidiano.

Si parla di “diet talk”, ovvero di un riferimento ossessivo a dieta, cibo e calorie, con un focus prettamente grassofobico. Un atteggiamento che trasforma un gesto naturale come quello di alimentarsi per nutrirsi e vivere in salute in un qualcosa da dover controllare in vista di un obiettivo fisico, relativo al peso o all’estetica (“Devo entrare in quel vestito”). L’atto del mangiare perde così la sua spontaneità diventando un momento carico di stress e di pressione.

Perché dovremmo evitare questo tipo di retorica?

Sottolineare costantemente l’insoddisfazione nei confronti del proprio corpo ed esprimere ripetutamente commenti sul proprio regime alimentare contribuisce a rafforzare la diet culture, o cultura della dieta, su cui la nostra società si fonda ormai da decenni e che promuove l’idea secondo cui la magrezza sia un valore da sostenere e un obiettivo da raggiungere a tutti i costi.

Si scatena così un circolo vizioso in cui il giudizio verso se stessi la fa da padrone.

Diventiamo “più o meno bravi” in base a quanto e/o cosa abbiamo mangiato. E mettiamo in atto un meccanismo che può rivelarsi tossico: il paragone con gli altri. E ci sentiamo così in dovere di giustificarci di fronte agli altri e con noi stessi se scegliamo una pizza al posto di un’insalata o se desideriamo mangiare un dolce dopo pranzo.

Questi comportamenti hanno ripercussioni sia sulla nostra sicurezza e sulla nostra autostima, sia sulle altre persone che ci ascoltano e ci circondano, che possono sentirsi offese o a disagio, e nelle quali possono innescarsi pensieri disfunzionali e meccanismi pericolosi, soprattutto nel caso in cui ci troviamo in presenza di un comportamento alimentare già alterato.

Il diet talk con i bambini: rischi e conseguenze

Una particolare attenzione dovrebbe essere poi rivolta nei confronti dei bambini e degli adolescenti.

Recenti ricerche scientifiche hanno infatti evidenziato come parlare di diete o assumere atteggiamenti grassofobici di fronte ai propri figli sia correlato ad una maggiore probabilità di sviluppare un’insoddisfazione per l’aspetto fisico e dei comportamenti disfunzionali nei confronti del cibo nei figli stessi.

Le abitudini e le azioni che compiamo da adulti sono spesso frutto di condizionamenti e di schemi mentali che hanno origine nella nostra infanzia e che appartengono alla cultura della nostra famiglia. Essere costantemente a contatto con atteggiamenti inopportuni nei confronti dell’alimentazione e di comportamenti non salutari può trasformarsi nel tempo in un terreno fertile per l’insorgenza di stress e disturbi digestivi correlati, dispercezione dell’immagine corporea e disturbi del comportamento alimentare.

I comportamenti potenzialmente dannosi

“Finisci tutto quello che hai nel piatto, sennò la mamma/il papà ci rimane male”.  

Dietro ad una frase all’apparenza innocua come questa si nasconde in realtà un primo ostacolo da superare che un bambino si porterà avanti nel tempo: la delusione delle aspettative altrui.

Egli si sentirà infatti costretto a mangiare superando la soglia del proprio appetito per evitare di sprecare il cibo e/o di deludere il proprio genitore, perdendo in questo modo la capacità innata che tutti i bambini hanno, ovvero quella di saper ascoltare il proprio senso di fame e di sazietà

Allo stesso tempo, anche commentare le porzioni nel piatto e la quantità di cibo che si sceglie di mangiare può portare il bambino a caricare di un valore emotivo il cibo che ha davanti, il quale assumerà un’importanza eccessiva rispetto a quella che dovrebbe effettivamente avere. 

Anche commentare l’aspetto fisico degli altri, adulti o bambini che siano, davanti ai propri figli può avere delle conseguenze negative: essi si sentiranno infatti autorizzati ad esprimere giudizi sul corpo altrui (alimentando in alcuni casi anche il fenomeno del body shaming, ormai sempre più dilagante) e focalizzeranno la loro attenzione su questo aspetto piuttosto che sulle altre caratteristiche e qualità della persona che hanno di fronte.

In alcuni casi, inoltre, viene trasmessa l’idea che il valore di una persona possa dipendere dalla taglia che indossa o dal peso sulla bilancia. Il bambino rischierà quindi di crescere come un adulto non soddisfatto fintanto che non avrà raggiunto quel peso idealizzato.

Che cosa possiamo fare

I bambini imparano ciò che vedono. Affinché possano sviluppare una relazione sana con se stessi, con il proprio corpo e con il cibo è importante fornire loro un esempio adeguato, insegnando che seguire abitudini alimentari sane e fare sport è importante perché fa bene alla salute e non perché rappresenta un deterrente contro il cibo in quanto nemico da combattere.

Parliamo meno di peso corporeo e lasciamo da parte i giudizi critici di fronte allo specchio.

Eliminiamo le parole “sgarro” e “concessione” dal nostro vocabolario, quando parliamo di cibo.

Insegniamo invece ai bambini ad ascoltare i segnali del loro corpo, incoraggiamoli ad scoprire nuovi sapori e impariamo insieme a loro ad utilizzare tutti i sensi. 

Educhiamoli all’accettazione e all’uso di parole gentili verso se stessi e nei confronti degli altri.

Sottolineiamo che il valore di una persona dipende da ciò che ha dentro, dal suo carattere e da quello che fa, e non da quello che mangia o dalla taglia che indossa.

E soprattutto ricordiamoci sempre che il cibo è cibo: non è una somma di calorie da bruciare, ma rappresenta una fonte di nutrimento, un momento di convivialità, un’esplosione di colori… l’energia di cui abbiamo bisogno per vivere.

Bibliografia

Bauer, K. W., Bucchianeri, M. M., & Neumark-Sztainer, D. (2013). Mother-reported parental weight talk and adolescent girls’ emotional health, weight control attempts, and disordered eating behaviors. Journal of eating disorders, 1(1), 1-8.

Gillison, F. B., Lorenc, A. B., Sleddens, E. F., Williams, S. L., & Atkinson, L. (2016). Can it be harmful for parents to talk to their child about their weight? A meta-analysis. Preventive medicine, 93, 135-146.

Lydecker, J. A., Riley, K. E., & Grilo, C. M. (2018). Associations of parents’ self, child, and other “fat talk” with child eating behaviors and weight. International Journal of Eating Disorders, 51(6), 527-534.

Neumark-Sztainer, D., Bauer, K. W., Friend, S., Hannan, P. J., Story, M., & Berge, J. M. (2010). Family weight talk and dieting: how much do they matter for body dissatisfaction and disordered eating behaviors in adolescent girls?. Journal of Adolescent Health, 47(3), 270-276.

Contenuto a cura di Francesca Murina

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