Nutrire la guarigione: il supporto ai pasti durante il recovery da DCA

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Il recovery è il processo in cui gradualmente ci si impegna per favorire la remissione dei sintomi e il ripristino di uno stato di salute e benessere psicologico, emotivo, sociale, fisico e comportamentale che permetta la realizzazione del proprio potenziale e la possibilità di vivere a pieno la vita. In questo processo un ruolo cruciale può essere quello del supporto ai pasti.

La ricerca evidenzia che l’assistenza durante i pasti ha un effetto complessivamente positivo nella riabilitazione dai disturbi alimentari (DCA).

Che cos’è il supporto ai pasti?

I pasti sono spesso momenti molto difficili per chi soffre di un disturbo alimentare. Il supporto ai pasti è la presenza di qualcuno durante i pasti disponibile per dare sostegno e assistenza.

Non essere soli e ricevere supporto, rassicurazione e incoraggiamento aiuta a ridurre e superare l’ansia e le paure riguardo al cibo. Questo favorisce la possibilità di ristabilire un rapporto sano con l’alimentazione.

Il supporto ai pasti può essere svolto sia da persone care, sia, in caso di trattamenti che lo prevedano, da professionisti sanitari specializzati.

Il pasto non è solo il momento in cui si mangia

Per essere di supporto a chi soffre di DCA è fondamentale tenere a mente che il pasto non è circoscrivibile al mero momento in cui si mangia o a ciò che si mangia. Ci sono molte emozioni vissute anche prima e dopo i pasti di cui è importante prendersi cura. È inoltre impossibile delimitare il disagio al momento in cui si mangia perché i pensieri e i vissuti connessi al cibo sono spesso intrusivi e ricorrenti.

Partendo da questa premessa, sia i professionisti che danno assistenza ai pasti sia le persone che sono accanto a qualcuno in recovery devono dedicare spazio a tutto ciò che precede e segue i pasti. Vedere il momento del pasto come parte di un processo di guarigione molto più ampio, che riguarda la cura dell’interiorità di chi soffre, è fondamentale.

Il supporto ai pasti durante i ricoveri per disturbi alimentari

Il pasto assistito rientra in un programma di riabilitazione psico-nutrizionale. Questo prevede che la persona che soffre di disturbi alimentari sia supportata durante i pasti da un operatore (educatore, operatore socio-sanitario, dietista, infermiere o psicologo).

Nei ricoveri per disturbi alimentari, siano essi ospedalieri o residenziali, i pasti assistiti scandiscono le giornate e, insieme ai colloqui e alle altre attività, sono parte fondamentale del trattamento.

I pasti assistiti prevedono diverse fasi:

  • Pre-pasto: i membri del personale facilitano e assistono i pazienti a entrare in sala pasto, prendere il cibo e portarlo a tavola per poi sedersi. In alcuni casi il cibo è già servito a tavola, in altri casi il paziente lo prende da un carrello gestito da alcuni operatori.
  • Pasto: i membri del personale e i pazienti sono seduti intorno al tavolo (nella sala pasto sono collocati diversi tavoli in base al numero di persone accolte). I pazienti consumano i loro pasti, con i membri dello staff a supervisionarli e supportarli. Sebbene possa variare in base alle strutture, di solito alcuni membri del personale mangiano insieme ai pazienti. Altri invece sono in piedi e supervisionano l’andamento del pasto.
  • Completamento: i pazienti finiscono i loro pasti. Gli operatori e i pazienti si preparano a lasciare la sala pasto.
  • Post-pasto: dopo il pasto spesso vi è un tempo dedicato al riposo o ad attività come ascoltare musica. La gestione del post-pasto può variare da centro a centro ma in ogni caso si può contare sul supporto degli operatori.

I pasti assistiti durante i ricoveri per disturbi alimentari prevedono delle regole. Ad esempio, lo stare seduti a tavola, dei tempi (seppur flessibili) per il consumo dei pasti e alcune misure di sicurezza come la chiusura dei bagni per un certo periodo di tempo (solitamente mezz’ora) dopo i pasti per arginare alcuni comportamenti connessi ai disturbi alimentari.

Sebbene le regole e la supervisione possano generare difficoltà, sono situazioni necessarie perché danno sicurezza e contenimento. Ciò significa avere uno spazio in cui gli stati emotivi e i pensieri sentiti come ingestibili sono compresi. Uno spazio in cui si può trovare, passo dopo passo, una strada diversa dal DCA per rispondere ai bisogni e al dolore manifestati attraverso i sintomi.

Spesso i trattamenti prevedono dei momenti in cui i pazienti, accompagnati e supportati, possono sperimentarsi nel fare dei pasti in situazioni diverse rispetto alla sala del ricovero. Si può  ad esempio proporre di mangiare un gelato in un determinato luogo accompagnati da un dietista, da un educatore o da un familiare. Questo aiuta la persona che soffre di disturbi alimentari a riavvicinarsi alla quotidianità e a riappropriarsi della propria vita.

Un elemento importante nei pasti assistiti è quello del gruppo, dato che si è insieme ad altri pazienti che hanno un disturbo alimentare. Sebbene la presenza di altri pazienti può portare, in alcuni casi, a confronti con l’altro, il gruppo aiuta a non sentirsi soli e a sostenersi a vicenda, generando così un senso di comunità.

Il supporto ai pasti nel recovery è possibile anche a casa

Quando il percorso di recovery si svolge nel proprio contesto di vita o una volta dimessi da un ricovero, il supporto ai pasti riguarda ciò che le persone vicine a chi soffre di disturbi alimentari fanno per supportarle prima, durante e dopo i pasti.

  • Prima dei pasti può essere di aiuto pianificare e concordare insieme alla persona che si supporta ciò che si mangerà, a che ora e quali eventuali persone saranno presenti. La preparazione e la cottura del pasto, così come la spesa, possono prevedere un maggiore o minore coinvolgimento in base a ciò che la persona sente migliore per sé e in base a eventuali indicazioni da parte dei professionisti che hanno in cura la persona. Sebbene sia importante gradualmente raggiungere uno stato di serenità che permetta di essere flessibili rispetto ai pasti, avere degli orari stabiliti, dei cibi concordati, un luogo e delle persone con cui ci si senta al sicuro aiuta ad attenuare le preoccupazioni e l’angoscia che si sperimentano prima dei pasti.
  • Durante i pasti sedersi accanto alla persona che si supporta e mangiare insieme a lei (aiutandola a non sentirsi “diversa”). Inoltre, è meglio non forzare la presenza di altre persone esterne al proprio nucleo familiare: spesso chi soffre di DCA sente difficoltà nel mangiare con gli altri. Non mettere fretta e incentrare la conversazione su argomenti leggeri e non attivanti emotivamente, evitando argomenti come cibo, peso e corpo. È meglio avere degli strumenti che aiutino a spostare l’attenzione dal cibo, come la tv accesa, un video YouTube o ascoltare musica (la persona deve essere libera di scegliere con cosa accompagnare il pasto, se può esserle utile).
  • Dopo i pasti è importante spostare l’attenzione dal cibo ad altre attività. Ai fini del recovery può essere utile integrare aspetti come la socializzazione e la possibilità di coltivare le proprie passioni e hobbies. Si può quindi provare a organizzare un’uscita in compagnia, fare volontariato o imparare qualcosa di nuovo a cui si è interessati.

Per aiutare chi soffre di DCA é bene essere disponibili a modificare qualcosa delle proprie abitudini per andare incontro e aiutare il proprio caro con i pasti.

Cosa è consigliabile fare e non fare quando si dà supporto ai pasti?

Quando si dà supporto ai pasti è utile mantenere la calma e avere un atteggiamento positivo e fiducioso. Inoltre, essere empatici e ricordare che per l’altro i pasti sono momenti difficili e provare a spostare l’attenzione dal cibo ad altri elementi di conversazione. Incoraggiare con calore e gentilezza l’altro a proseguire se si ferma o se mostra difficoltà può essere d’aiuto.

Non è invece consigliabile parlare di cibo, peso e corpo. Inoltre, può essere dannoso avere un atteggiamento rigido e controllante, esprimere giudizi di valore sulla persona o sul cibo, mettere fretta e mostrarsi impazienti. È meglio evitare anche di entrare in conflitto con l’altro o conversare su temi emotivamente attivanti.

Nel dubbio, chiedi! 

Ogni persona è diversa e non tutto ciò che è utile per qualcuno lo è per tutti. È quindi fondamentale dialogare e chiedere alla persona che si sta supportando cosa potrebbe esserle di aiuto. Inoltre, è utile chiedere dei feedback su come la fa sentire ciò che si sta facendo per lei.

Oltre che confrontarsi con la persona che si supporta, è importante farlo con l’equipe terapeutica a cui ci si è affidati. In questo modo si potranno comprendere al meglio le difficoltà di chi soffre e avere indicazioni su come comportarsi.

Parola chiave: relazione

I disturbi alimentari non hanno origine nel vuoto ma, tra i tanti fattori, anche nelle relazioni.

I sintomi sono messaggi che, nel caso del rapporto con gli altri, possono indicare il rifiuto del legame, la dipendenza o le emozioni che si sperimentano e che possono essere diverse in base alla persona che si ha di fronte. Per questo motivo per essere di aiuto a chi soffre di un disturbo alimentare è fondamentale stabilire una relazione in cui l’altro possa sentirsi al sicuro.

Nel supporto ai pasti attraverso la relazione bisogna creare uno spazio in cui la persona si senta accolta e non giudicata.

Le esperienze dei pazienti dimostrano che il supporto ai pasti è di aiuto perché permette loro di condividere le proprie paure non sentendosi soli. Inoltre, permette di sperimentare un senso di normalità e di condividere i pasti insieme agli altri. In questo modo sarà più facile ristabilire una struttura nelle proprie abitudini alimentari e sentirsi al sicuro.

Conoscere il supporto ai pasti e migliorare l’assistenza prima, durante e dopo i pasti è uno degli elementi principali per nutrire la guarigione.

L’articolo è stato scritto da Francesca, volontaria dell’Associazione

Contenuto a cura di Animenta

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