Mi chiamo Sofia, sono una ragazza di 26 anni e nel 2019 mi è stato diagnosticato l’ARFID, uno dei disturbi alimentari molto spesso sottovalutati. I primi sintomi sono comparsi quando avevo circa 15 anni.
Nel tempo ho sviluppato un rifiuto del cibo dovuto alla paura di stare male, di non digerire, di avere la nausea o di vomitare. Questo mi ha portato ad escludere molti alimenti dalla mia dieta, perché temevo che il mio corpo non li tollerasse, e a limitare sempre di più le quantità del cibo che ingerivo.
A causa della malnutrizione, tra il 2018/2019 e il 2022, ho perso tantissimo peso, mettendo così a rischio la mia vita.
Nonostante fossi seguita da una psicologa e da una dietista, non riuscivo a fare passi avanti perché l’ansia, la paura e l’angoscia erano troppo forti.
A luglio 2022 sono stata ricoverata in ospedale, dove ho iniziato a nutrirmi con l’alimentazione parenterale e, qualche mese dopo, in autunno, sono entrata in una struttura specializzata nella cura dei disturbi alimentari.
Il percorso nel centro per Disturbi Alimentari
Lì ho raggiunto nuove consapevolezze, ho sperimentato la mia forza e ho capito che l’unico modo per superare le mie paure era affrontarle.
Uscire di casa e ritrovarmi in un contesto diverso è stato fondamentale per abbandonare certe abitudini malsane. Altrettanto fondamentale è stata la terapia, sia individuale che di gruppo, che era prevista praticamente tutti i giorni.
Piano piano ho iniziato a vedere il cibo non più come un nemico, ma come un alleato. Durante i pasti mi ripetevo delle frasi per motivarmi come “Hai bisogno di nutrirti”, “Fallo per amore di te stessa”, “Meriti di guarire”…
Il merito della terapia nella cura dei Disturbi Alimentari…
Grazie alla terapia ho compreso meglio i meccanismi dell’ARFID e ho identificato le molteplici cause che hanno portato all’insorgere del disturbo, fra cui alcuni episodi traumatici e momenti difficili della mia infanzia e della mia adolescenza.
Ho anche capito che la mia paura del cibo è una proiezione di paure più profonde.
Il cibo fa un po’ meno paura, ma ho ancora delle fragilità
Oggi sono normopeso e nella vita di tutti i giorni seguo un’alimentazione corretta.
Il cibo fa un po’ meno paura, ma ho ancora delle fragilità. Ad esempio, i pasti fuori casa sono spesso difficili perché ho paura di non digerire determinati cibi o piatti cucinati in un certo modo; inoltre non ho la possibilità di controllare le quantità e temo di non tollerare porzioni superiori a quelle indicate nel mio piano alimentare.
Ho la fortuna di essere seguita da una psicoterapeuta molto competente ed empatica che mi aiuta a contrastare l’ansia e ad avere più fiducia in me stessa, nelle mie forze e nelle mie risorse.
Ogni tanto lo sconforto e i pensieri negativi prendono il sopravvento, ma poi mi dico che merito la vita, e in questo pensiero trovo la forza di andare avanti.
L’articolo è stato scritto da Sofia, che ha raccontato la sua storia