Parola e immagine nei disturbi alimentari -seconda parte

disturbi alimentari

Il disagio giovanile ai tempi delle relazioni virtuali: i disturbi alimentari sono espressione di difficolta di comunicazione e relazione

La nostra epoca è stata definita quella del post-moderno, il mondo della globalizzazione e del dominio dei mass-media. In questo scenario risulta sempre più difficile per i giovani andare a costruire un’identità forte, basata su relazioni stabili con l’altro. Come ci insegna Lyotard, viviamo in un’epoca di relazioni fluttuanti ed instabili. I giovani, sempre più a contatto con i strumenti utilizzati dal biopotere, quali internet, televisione e cinema, costruiscono il proprio “io” utilizzando come modello di riferimento personaggi dello “Star system”, della televisione o del mondo virtuale.
Questi veicolano spesso un messaggio pericoloso: quello dell’imperitura bellezza e perfezione del corpo umano.

Ragazzi e ragazze, che spesso faticano a tenere a bada le proprie emozioni e pensieri, che hanno difficoltà a costruirsi idee proprie e identità, cadono vittime di un’illusione: quella di poter controllare il loro corpo e i bisogni legati a questo. L’idea di corpi che possano essere mantenuti sempre uguali, intoccabili ed intonsi, ci viene proposta anche dagli innocenti Cartoons. Il corpo più esposto alle sentenze del biopotere e ai modelli imposti dalla società, è quello femminile. Le Principesse Disney, sono presentate sempre magre e belle, composte e
gentili. L’idea che la grazia, l’armonia, la gentilezza e soprattutto l’essere ben voluta e accetta dal genere maschile e dalla società in generale, dipenda dal corpo, sempre rappresentato come magro ed aggraziato nelle principesse, si insinua così precocemente nelle menti delle bambine. “Anche Frozen, l’ultimo cartone animato della Disney, è recentemente finito al centro di critiche e polemiche (…).Se è nata una polemica, è piuttosto per l’immagine della donna che emergerebbe anche attraverso questo modernissimo cartone animato. Come sottolinea il sociologo americano Philip Cohen, una delle due protagoniste femminili, Anna, avrebbe “gli occhi più grandi dei
polsi, il che suggerirebbe, ancora una volta, che la femminilità ideale coincide con la
magrezza.”

La parola “controllo”, sembra essere proprio quella chiave nei Disturbi del Comportamento Alimentare: ci si illude di poter controllare la quantità e la qualità dei cibi di cui ci nutriamo e, attraverso questi, il corpo e la sua estetica. La nostra corporeità è fortemente influenzata da ciò che mangiamo. L’alimentazione gioca un
ruolo molto importante nelle forme corporee ma in realtà queste sono solo espressione di qualcosa che va al di là del corpo stesso: la salute.

Le nuove forme di disagio promosse dal biopotere

Il periodo storico in cui viviamo, sempre grazie all’avvento dei mass media, è il tempo della “Diet Culture”, quello in cui si pone particolare attenzione alla diffusione di cibi “bio” e “sani”, “proteici” o “dimagranti”, prodotti in ingenti quantità dalla moderna industria. Siamo bombardati di immagini che ci propongono corpi scolpiti,
perfetti, accompagnati sempre da descrizioni su quanto e cosa mangiare, su quali prodotti dovremmo consumare per rientrare in un modello nel quale l’individualità e la diversità dei corpi viene cancellata da forme tutte uguali e perfette.

Corpi che assomigliano a merci, nella loro serialità e comunanza, dimentichi del fatto che la ripetitività conservi e non cancelli la diversità e che anche due oggetti apparentemente uguali, sono in realtà diversi.

L’alimentazione è ciò che, insieme ad altri importanti fattori, accomuna l’uomo con gli altri animali. Nonostante questo, la nutrizione umana risulta essere molto più complessa rispetto a quella degli altri membri del Regno degli Animalia, perché l’uomo può apprendere a controllare ciò che mangia. Accanto all’evoluzione naturale, l’uomo si modifica e ha modificato sé stesso e le proprie abitudini grazie a fattori epigenetici, culturali e simbolici. Ciò che viene consumato a tavola è fortemente condizionato dai comportamenti appresi e dall’imitazione
socialmente mediata. Oggi ci viene proposta l’immagine di persone a cui viene attribuito il valore in base alla loro capacità di costruire corpi atletici, levigati e scultorei grazie al controllo che questi riescono a mantenere sulla propria dieta ed attività fisica. L’ossessione per un corpo che riproduce nelle proprie forme quello delle statue greche di winckelmanniana memoria, sta contribuendo allo sviluppo di un
nuovo disturbo alimentare, quello della vigoressia.

La persona affetta da ortoressia sviluppa un disturbo ossessivo-compulsivo, tale per cui controlla in maniera maniacale la quantità e qualità di alimenti ingeriti e desta particolare attenzione, fino alla compulsione, nei confronti dell’attività sportiva.

Il consumo di cibi ritenuti “sani” e “puliti”, da parte della persona ortoressica e l’assiduità e la durezza dei propri
allenamenti sportivi, si fa garante di un corpo scultoreo. Questa ossessione per forme perfette può condurre addirittura la persona a richiedere e subire interventi chirurgici come la riduzione del grasso addominale o quello concentrato sulle cosce. Nel mondo dei cartoni animati, tale disagio, che colpisce le fasce più sensibili al giudizio estetico della società, come i teenagers e le donne, è rappresentato dalla protagonista Junji, dell’anime dell’omonimo manga “Ribs Woman” (2018). Tuttavia, come dimostrano gli studi di Linda Bacon sulla Diet Culture e sulla vigoressia, il controllo maniacale della propria alimentazione conduce spesso proprio a una perdita di cognizione e di consapevolezza rispetto a ciò che si mangia, fino a sfociare in episodi di alimentazione
incontrollata o Binge Eating.

Questo disturbo alimentare, porta il soggetto ad avere pensieri così ricorrenti sul cibo, tanto da non riuscire più ad essere padroni del proprio senso di fame e sazietà e da sfociare in episodi di grandi abbuffate, in cui si
consumano quantità di cibo decisamente superiori a quello del proprio fabbisogno.

La persona che soffre di questo disagio, fa seguire a questi episodi di abbuffata incontrollata forti sentimenti di disgusto e di colpa nei confronti di sé e del proprio corpo, tali per cui tenta nuovamente di stabilire un controllo su questo, cadendo vittima di un circolo vizioso di abbuffate e restrizioni alimentari e “compensazioni”.

Kung Fu Panda

Nel film di animazione “Kung fu Panda” (2008), il protagonista Po, è un soggetto molto sensibile e vulnerabile al giudizio altrui. In molte scene il povero panda si lascia andare a episodi di fame nervosa e a una insaziabile voracità che lo porta poi, a vergognarsi di sé e a coprire anche con lE proprie mani le forme del corpo goffo e in sovrappeso. Po cerca anche di compensare attraverso l’attività sportiva, unica cosa in cui tenta di trovare il riconoscimento della propria identità e valore grazie al sentimento di stima che cerca di suscitare negli altri.
Questi comportamenti sono molto simili a quelli tenuti dalle persone affette da Binge Eating Disorder.

Evoluzione culturale e riti moderni 

L’antropologo Robert Hertz, nell’opera “La preminenza della mano destra”, mette in luce un cruciale aspetto della società umana, legato all’evoluzione culturale: l’importanza del rito e la tendenza a dividere il mondo in “bene” e “male” per tentare di imbrigliare una realtà complessa e difficilmente classificabile. L’uomo da sempre, tende a schematizzare il mondo che lo circonda per destreggiarsi meglio al suo interno e affrontare la difficoltà di attribuirgli un senso, attraverso la pratica del rito.

Nell’ortoressia, la persona proietta i sentimenti di negatività e positività sul cibo e classifica tutta una serie di alimenti come “buoni”, giudicando un “male” gli altri. Solo alimenti non contaminati da altri cibi, contenenti esclusivamente determinati tipi di farine e poco zuccherati o salati, vengono considerati “puri”.

C’è una vera e propria attenzione per una certa classe di alimenti che vengono qualificati come Superfoods, la cui radice etimologica rinvia proprio al mondo soprannaturale e alla superiorità del concetto di bene. L’assunzione del cibo spazzatura viene considerato un “cheat meal”, un vero e proprio peccato. È significativo come i superfoods siano quegli stessi prodotti “bio” che la moderna industria e i mass media continuano a proporci.  La separazione tra cibo “pulito” e cibo “sporco”, il cercare di rendere universale qualcosa che dovrebbe essere strettamente individuale e personale, come le scelte alimentari, è al centro del tempo presente. Non ci si domanda più cosa sia la salute e ci si concentra esclusivamente sull’immagine corporea.

Il corpo, le sue misure, proporzioni e “taglia” è l’unico indicatore di un buono stato psico-fisico, non rendendosi conto che il modello di perfezione corporea a cui oggi si guarda, non coincide quasi mai con quello di buona salute.

I mass media e il biopotere si impegnano a omologare i corpi e l’alimentazione: basta accedere ai social per ritrovarsi catapultati in un universo di immagini richiamanti diete e determinati tipi di corpi. Nel tempo presente, quello della mancata messa a termine di un vero processo di secolarizzazione, si sta caricando di valore etico il cibo. Viene considerato “buono” il comportamento di chi associa alla propria dieta i concetti di frugalità, moderazione e addirittura di restrizione. Schemi dietetici che dovrebbero essere scelte personalissime, in quanto ogni regime alimentare dovrebbe rispettare la fisiologia, la biologia e le esigenze del singolo, stanno diventando modelli imposti dalla società.

Gli alimenti sono imbevuti di valore assiologico tale per cui la persona che consuma prodotti “bio”, “vegani”, “vegetariani” etc., anche non avendo intolleranze alimentari particolari o non aderendo profondamente all’ideologia che quella dieta porta con sé, vengono presentate come migliori. Nel cartone disneyano Zootropolis (2016), la divisione tra personaggi buoni e cattivi viene stabilita sulla base del tipo di dieta, vegetariana o carnivora degli animali e questo non sembra essere tanto lontano da quanto sta accadendo oggi. 

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Qui trovi la prima parte dell’articolo

Articolo a cura di Martina Migliarini, Appassionata di filosofia , psicologia , arte , teatro . Praticante di calisthenics , amante delle passeggiate in montagna. I seguenti articoli derivano da un paper di studio redatto e scritto da Martina Migliarini. Link per accedere alla Bibliografia.

Contenuto a cura di Martina Migliarini

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