Oggi raccontiamo la storia di Penelope. Una storia che racconta di quando circa un anno fa si è ammalata di anoressia nervosa.
L’intervista è stata condotto dalla Dietista Stefania Moio.
Circa un anno fa l’esordio dell’anoressia nervosa. Ricordi come ti sentivi?
Ero entusiasta perché avevo capito come gestire il controllo del mio peso, ma non ero felice. Mi sentivo solo potente.
I primi mesi, hai perso molto peso, eppure continuavi a fare tanto sport e a ridurre fortemente l’assunzione di cibo. Ti va di provare a dar voce ai tuoi pensieri di allora?
Pensavo di poter gestire la cosa, volevo vedere quanto potevo resistere, era una sfida continua con me stessa, un alzare continuamente l’asticella, una prova di resistenza: io contro il cibo. Volevo assumere solo il quantitativo di cibo strettamente necessario per non morire di fame. Temevo che se avessi ceduto anche a un solo grammo di cibo avrei preso peso o peggio, sarebbe spuntato del grasso in qualche parte del mio corpo.
Due mesi di lockdown hanno messo a dura prova tutti, in particolare chi soffre di un disturbo alimentare. Tu come hai vissuto questo periodo?
Ho vissuto male l’impossibilità di andare a correre, quindi ho iniziato a fare attività sportiva in casa, mi sentivo ansiosa e sempre in difetto perché mia madre cucinava tanto e capivo che stavo mangiando di più. Ero combattuta tra la voglia di mangiare i piatti laboriosi che preparava mia madre o la cioccolata del periodo pasquale e la smania di controllare il peso, che infatti a fine lockdown risultava aumentato.
In estate i vestiti più leggeri mettono in evidenza un corpo più magro. TI sono stati rivolti commenti fastidiosi? E cosa avresti preferito invece ti fosse stato chiesto o detto?
Tra i commenti poco graditi ricordo “Quanto sei magra, sei scheletrica, sei pelle e ossa, non mangi, fai sempre dolci e non ne mangi, hai perso la tua femminilità”.
Avrei voluto mi chiedessero se sono felice, e soprattutto avrei voluto che qualcuno guardandomi e riconoscendosi nel mio stesso problema, ne parlasse con me per aiutarmi a capire come l’avesse gestita.
Perché hai deciso di intraprendere un percorso di cura?
Perché ero ossessionata dal cibo, dall’alimentazione, dal peso. Perché passavo le mie giornate a escogitare a come sopravvivere alla fame, al freddo, alla restrizione: il mio cervello funzionava in base al calcolo delle calorie per ogni pasto, per non sforare oltre il mio target calorico. Il 90% delle mie energie cerebrali erano rivolte a questi pensieri. Non ero libera, ero ingabbiata. Io che mi sono sempre considerata libera, autonoma, emancipata, non soggetta ad alcun condizionamento, ero improvvisamente diventata un criceto in gabbia che correva su una ruota. Nella gabbia che io mi ero costruita e su una ruota che non riuscivo a fermare.
E poi ero stanca di essere ossessionata dai dolci, continuavo a prepararne ma a non li mangiavo. Ero ossessionata dalle ricette light, che contenevano comunque più calorie del dovuto. Quindi, dopo aver sfornato una torta, non vedevo l’ora che sparisse da casa, non vedevo l’ora di regalarla a qualcuno. Continuavo a salvare ricette che poi non facevo. Continuavo a guardare video di gente che mangiava i dolci, desiderando essere come loro.
Inoltre mi sentivo sempre frustrata perché non riuscivo a godermi la pizza, il dolce del sabato sera o il pranzo della domenica, perché avrei voluto mangiare il doppio o il triplo di quello che ingerivo. E, se de un lato mi sentivo frustrata perché volevo mangiare ancora, dall’altra mi sentivo frustrata per se cedevo e mangiavo quei cibi che consideravo proibiti.
Un cane che si mordeva la coda. Un circolo vizioso di frustrazione e ossessione.
Qual è la tua paura più grande?
Di vedermi sformata, di vedere un corpo che non considero armonico e “giusto” per me, di non riuscire più a gestire un eventuale aumento di peso.
Ma soprattutto di vivere con quest’ossessione, di non essere felice, di non essere libera.
Voglio essere libera e serena.
Cosa ti aspetti dal tuo futuro?
Bellezza, equilibrio, libertà, serenità, tranquillità, entusiasmo, forza.