La mia era un’insaziabile fame di perfezione, di controllo e di ordine all’interno di una realtà fatta di regole e di parametri, rigidi e freddi come le celle di una prigione.
Che succede se non rientri rientri canoni e negli schemi dettati dalla società? Sei fuori.
Sono Laura, ho 19 anni e ho un disturbo del comportamento alimentare che per 4 anni ho tenuto dentro di me o, come dice la mia psicologa, ho “covato”. Resistevo più che potevo, davanti ai sensi di colpa stringevo i denti e mi lasciavo questo dolore alle spalle. Col tempo però si apriva sempre sempre più una voragine, sempre di più senti di dover stringere i denti e continuare a “covare il mio uovo”, finché ho ceduto.
Ho iniziato col restringere il cibo, a muovermi più spesso, a contare i passi, a contare le calorie di ogni cibo, a scendere e salire dalla bilancia anche 10 volte al giorno. Ho iniziato a non uscire più con le amiche, nonostante fosse il mio ultimo anno di liceo Laura doveva stare in casa, non potevo andare con loro a fare a fare aperitivi e a mangiare la pizza, il mio “uovo” sarebbe rimasto solo.
Davanti a un disturbo alimentare a fase di accettazione da parte di genitori, familiare amici e fidanzato è forse la peggiore. Faceva troppo male accettare la realtà, voltavano lo sguardo nonostante stessi scomparendo di giorno in giorno ai loro occhi andava tutto bene, andavo da una. Io intanto ero andata in luna di miele con il mio uovo, mangiavo pressoché poche calorie e vedevo ogni giorno il numero sulla bilancia diventare sempre più piccolo.
Poi si decisero, di punto in bianco realizzarono ciò che mi stava succedendo e si informarono su centri per disturbi alimentari, nonostante questo termine con me non lo abbiano mai usato
Oggi ormai è un anno che vengo seguita da una psicoterapeuta, nutrizionista e psichiatra che sono riuscite a prendermi in tempo, a farmi fiducia nonostante il mio peso fosse da ricovero. Ho passato giorni strazianti, senza forze, con i sensi di colpa a mille per ciò che mangiavo e per la mia famiglia, che era costretta a fermarmi quando io dovevo andare avanti e in dietro per la casa per smaltire ciò che avevo mangiato.
Avere un disturbi alimentare è molto di più dal voler essere magra.
Avere un disturbi alimentare significa avere dentro di se un vuoto, una voragine incolmabile e insaziabile, un dolore profondo dentro noi stessi. Il cibo è il sintomo di una malattia grave di cui ancora pochi ne conoscono le caratteristiche.
Come disse il filosofo Nietzsche “Bisogna avere con sé il caos per partorire una stella che danzi”.
Il mio caos è fatto di perfezione, di parametri, di regole, di taglie di jeans, della mia immagine allo specchio.
Oggi posso dire di essere una stella danzante, che aiuta altre stelle ad uscire dal loro caos per poter danzare, proprio come ho fatto io.