Al momento non trovo le parole per esprimere tutto quello che ho passato, ma penso che verranno mentre scriverò.
L’inizio
Non mi sono mai, mai piaciuta. Ho sempre avuto delle paranoie: sul mio fisico, sul mio modo di ridere… Non mi sentivo mai all’altezza di nessuna delle situazioni che vivevo.
Ricordo che quei due giorni alla settimana in cui restavo a scuola fino al tardo pomeriggio la mia professoressa di storia delle medie mi incitava a mangiare “di più”. Avevo 12 anni e non ero ancora entrata nel giro vorticoso.
Negli anni successivi la mia attenzione si è spostata su altro e ho smesso di pensarci, fino a quando è arrivata la fine di settembre del 2020: sono entrata nel giro vorticoso.
Il cambiamento
Ho iniziato ad isolarmi da tutto e da tutti. Ero sempre di cattivo umore e pensavo solo ed esclusivamente a come poter buttare fuori quelle sensazioni sgradevoli che provavo. Il modo per esprimere il mio malessere l’ho trovato, ma non era una soluzione funzionale.
Il fatto che io ne fossi consapevole rendeva tutto più difficile. La situazione è andata peggiorando e ho deciso di chiedere aiuto. Ha iniziato a seguirmi un’équipe completa e variegata.
Nonostante questo ho rischiato grosso, ho davvero rischiato di finire in un letto d’ospedale, ma fortunatamente sono riuscita ad evitarlo. Oggi continuo ad impegnarmi e a metterci tutto quello che posso, ma soprattutto provo ogni giorno a fidarmi e ad AFFIDARMI ai medici che mi accompagnano perché voglio stare bene.
L’articolo è stato scritto da Miriam, volontaria dell’Associazione, che ha raccontato la sua storia