In occasione dell’uscita del suo nuovo libro, Affamati d’amore, abbiamo avuto l’opportunità di scambiare due chiacchiere con Fiorenza Sarzanini, giornalista e vicedirettrice del Corriere della Sera.
Fiorenza i disturbi del comportamento alimentare li conosce bene. Li ha incontrati sulla sua strada quando aveva 23 anni e oggi sceglie di raccontarli nel suo nuovo libro. E lo fa soprattutto alla luce di quanto è accaduto durante la pandemia, in cui si è verificato un aumento dei casi. Il personale medico era totalmente assorbito dall’emergenza da Covid-19 e non si poteva andare in ospedale. Le famiglie si sono ritrovate abbandonate, e, quando la fase acuta del lockdown è giunta al termine, le conseguenze sui ragazzi sono state impattanti.
“Durante la pandemia, quando mi sono resa conto di quanto alto fosse il numero di persone che si erano ammalate, ho deciso di raccontare la mia esperienza per dare una speranza ai ragazzi e alle loro famiglie. Il libro comincia con la mia storia e poi ne racconta altre con un’inchiesta che indaga sulle cause, ma anche sui rimedi. E, grazie all’aiuto degli specialisti, può aiutare le famiglie ad affrontare questo problema per trovare una via d’uscita“.
Quando si parla di queste malattie, si fa spesso riferimento a una “fame d’amore”, un concetto che Fiorenza riprende anche nel suo libro, intitolato, per l’appunto, “Affamati d’amore”.
“Chi si ammala cerca riconoscimento, affetto, mira a mettersi al centro affinché almeno il corpo possa raccontare il dolore che contiene e chiedere aiuto. Si smette di mangiare oppure lo si fa in modo incontrollato proprio per soddisfare un tipo di fame che non riguarda l’organismo, ma la mente e la sfera delle emozioni”.
Di disturbi del comportamento alimentare si parla anche in Specchio, un podcast in sei puntate prodotto da Chora Media e scritto insieme a Francesca Milano. Nei vari episodi Fiorenza incontra alcuni ragazzi che hanno affrontato o stanno affrontando un disturbo alimentare, ma anche i medici che li accompagnano nella risalita verso la vita, per far luce su queste malattie in modo da poterle riconoscere, ma anche per comprendere come ci si può curare e come se ne esce.
“Specchio è stato il primo passo. Quando abbiamo avuto i primi dati con gli effetti della pandemia, io e Francesca Milano abbiamo pensato che valesse la pena raccontare quello che stava accadendo anche per denunciare le gravi carenze nella rete di assistenza. Il dramma di migliaia di famiglie lasciate sole a combattere contro un demone che invece va affrontato, come si fa con tutte le altre malattie gravi”
Dal momento che non parliamo di una fame “fisiologica”, è evidente che non è ricorrendo al cibo che si può soddisfare questo tipo di appetito.
È necessario affrontare un viaggio dentro di sé, ciascuno il proprio, esplorando quei vissuti e quelle sofferenze che si sono trasformate in mancanze, in silenzi, in bisogni taciuti per dare loro modo di trovare voce. In una parola sola: terapia.
“Chi è malato si sente forte, a tratti invincibile. Dimostra di avere il controllo pieno sui propri istinti – quello della fame e della sazietà sono istinti – e così pensa di poter controllare tutto il resto. Spesso cadendo, però, in una spirale che porta all’autolesionismo e, nei casi più gravi, all’autodistruzione. Penso che per guarire sia necessario interrompere questa spirale e soprattutto avere percezione di quello che si prova, ma per arrivare a questo risultato è assolutamente necessario chiedere aiuto.”
I disturbi del comportamento alimentare sono malattie multifattoriali estremamente complesse che si insinuano in ogni sfera della vita, di conseguenza il percorso di cura richiede tempo, fiducia e un trattamento adeguato.
Di disturbi alimentari ci si ammala, sperimentando una sofferenza che ingloba tutto il dolore del presente che si somma a quello del passato. Ma dai disturbi alimentari è anche possibile guarire, attraversando quel dolore, scoprendone le radici e riscrivendone i significati per scoprire che esiste anche un futuro.