Cara Laura, questa è la lettera che non ho mai avuto il coraggio di scrivere. Per troppo tempo ho avuto paura, una grandissima paura di dire ad alta voce ciò che penso e provo ma, soprattutto, ciò che sono. Ho 38 anni ed un passato che mi ha segnata nel profondo. Sono stata malata di disturbi alimentari e in un certo qual modo lo sono ancora. Pochi “termini” indicano il mio male ma sono certa che non sono sufficienti per racchiudere tutto ciò che ho vissuto, provato e sentito. Anoressia, bulimia, depressione, esaurimento…queste sono le parole usate dal medico quando ha sbattuto in faccia a mia madre la verità.
L’inizio dei disturbi alimentari
Davanti ai miei occhi avrò per sempre l’immagine di lei che mi racconta il momento in cui si è spezzato il ponte che la portava da me.
Io ero già caduta ma non ho mai gridato, sono rimasta a terra in silenzio e in quel silenzio nessuno si accorgeva di me. Sono stata attenta a nascondermi bene e giorno dopo giorno ho costruito intorno a me un muro fatto di bugie, scaltrezza, provocazioni e rabbia.
Era praticamente impossibile arrivare a me per tanti motivi ma, pensandoci bene, la colpa, se così possiamo chiamarla, era solo mia. Non volevo far arrivare nessuno sino alla mia parte più intima.
L’unico momento in cui davvero ero me stessa e riuscivo a tirare fuori quello che avevo dentro era quando, in bagno, eliminavo tutti i miei disagi e tutti i no che non ero in grado di dire apertamente. Era un momento solo mio e nessuno poteva fare qualcosa per impedirmi di vivere quegli effimeri istanti di libertà. Che poi libertà non era perché più passava il tempo più diventavo schiava di quel meccanismo malato e intorno a me la gabbia del dolore e del senso di colpa si stringeva ogni volta di più.
Se ci penso è iniziato tutto in modo stupido. C’era molta disinformazione ai tempi perché si parlava poco dei disturbi alimentari e chi ne soffriva era abile a tenerli nascosti. Inoltre non erano considerati né dalla società né dal sistema sanitario. Per i medici, spesso e volentieri, i disturbi alimentari erano solo un capriccio adolescenziale passeggero. Non ci si preoccupava di ciò che c’era dietro quei gesti e la maggior parte delle volte i familiari erano ignari, impotenti o semplicemente disorientati, senza i mezzi per intervenire. Anche per i miei era così!
Ormai il cerchio era perfetto…
Mi sono sempre sentita fuori posto, fuori luogo, fuori tempo, fuori da ogni gruppo nel quale ho cercato di entrare senza mai riuscirci. La voglia di appartenere a qualcuno e a qualcosa e la ricerca spasmodica di approvazione mi hanno distrutta giorno dopo giorno, annullando la mia persona sino a non farmi provare più nulla. Ero come una pianta secca in un terreno arido dove non pioveva da mesi o addirittura anni. Sembra una cosa totalmente assurda ma dolore e apatia andavano di pari passo in modo inversamente proporzionale con forza e grandezza. Mi sentivo bella, sempre più magra e sempre più in grado di fare tutto. Avevo il mondo ai miei piedi e finalmente avevo trovato degli amici. Uscivo quasi ogni sera andando dove mi portavano, bevevo e fumavo senza controllarmi, ero disinibita e provocante, ero un treno in corsa, senza freni e senza fermate.
Ormai il cerchio era perfetto…poco cibo, alcool e compensazione, divertimento e nessun pensiero negativo. Tutto il negativo veniva semplicemente espulso dal mio corpo e non mi preoccupavo minimamente delle conseguenze. Nonostante le profonde occhiaie, la perdita di peso continua, il mal di testa costante, il mal di stomaco e la vita sregolata ero felice. Avevo anche un ragazzo finalmente! Cosa poteva mancarmi?!
Con i disturbi alimentari volevo solo far sparire le sensazioni negative…
Apparentemente nulla ma nel profondo sapevo che la mia fame non si era ancora placata. Avevo ancora fame d’amore e accettazione per me stessa. I gorgoglii dello stomaco che cerca queste cose sono impossibili da fermare anche con tutto l’amore che puoi avere intorno. I miei genitori mi hanno sempre amata e protetta e non mi hanno mai fatto mancare nulla. Forse tutte queste attenzioni mi hanno impedito di costruire la mia autostima e crescendo in questo modo si rimane fragili, troppo fragili. Le persone che amavo di più erano il mio punto di riferimento. Mamma e nonno lo erano in modo particolare, con la loro sensibilità e tutti i valori che mi insegnavano. Papà è sempre stato una persona chiusa che difficilmente esternava i suoi sentimenti ma, essendo cresciuto in una famiglia che non gli ha mai trasmesso amore puro, non posso colpevolizzarlo.
Quando è venuto a mancare mio nonno il mondo mi è crollato addosso e da lì è iniziata la mia discesa nell’abisso. Non sono riuscita ad accettare e metabolizzare la sua morte come tappa della vita e quel momento ha segnato inevitabilmente il mio percorso. Si era rotto qualcosa dentro di me: la perdita di un punto fermo e tutte le prese in giro dei miei compagni alle scuole medie mi hanno travolta. Insicurezza e paura hanno iniziato ad insinuarsi nella mia mente e non sono più riuscita ad averne il controllo.
Ecco il vero motivo per il quale ho iniziato a utilizzare metodi compensatori. Volevo solo far sparire per qualche istante queste sensazioni negative che rendevano corpo e mente talmente pesanti da essere inerme e triste.
Ricordo perfettamente le frasi dei compagni di classe che mi colpivano come lame taglienti. Cercavo di non farci caso ma facevano davvero male, infinitamente male. A volte le persone sanno essere estremamente cattive anche non volendolo, sanno colpire in punti così fragili da riuscire con una sola parola a farti andare in mille pezzi.
E’ talmente facile distruggere una persona senza nemmeno accorgersene: chissà quanti semplici commenti hanno contribuito a far sprofondare qualcuno e chissà quante persone soffrono in silenzio nascoste dietro i propri muri. Proprio per questo ho imparato a dosare le parole, a non giudicare senza sapere e a tendere la mano.
La mia famiglia mi è stata accanto mentre soffrivo di disturbi alimentari
Mamma è un angelo: sempre pronta a dedicarsi agli altri e con me, con la creatura che ha portato in grembo, lo ha fatto in modo totale annullandosi per anni. Papà faticava a capire i miei comportamenti e riconoscerli come una malattia e lei si è divisa tra lui e me anche se io le rubavo inevitabilmente più tempo ed energia. Ogni istante al mio fianco senza giudicare, ogni volta che in pieno esaurimento piangevo per ore sino allo stremo, ogni volta che lanciavo qualcosa per la rabbia di non riuscire a farmi capire, ogni volta che mi svegliavo con gli incubi, ogni volta che partivo con la mia macchina, con un libro, un taccuino e una penna e tante medicine senza sapere dove sarei andata e se avrei fatto ritorno. Semplicemente, ogni volta, lei era lì.
Cara famiglia, se mai leggerete queste righe cercate di comprendere e di non essere troppo in collera con me. Io vi amo più di quanto ami me stessa e siete soprattutto voi lo stimolo per andare avanti a lottare giorno dopo giorno. A mamma voglio dire che è il mio sole e che senza di lei non ce l’avrei mai fatta. Voglio dirle che la ammiro e che vorrei essere come lei, piena di grinta e tenacia. A papà voglio dire che sono riuscita solo tanto tempo dopo a comprendere i motivi del suo distacco e non porto rancore se non è mai riuscito ad essermi accanto come invece avrebbe voluto. Ad entrambi dico unicamente che vi voglio un bene dell’anima che non si può quantificare con alcun aggettivo o parola.
Sto plasmando il mio futuro dopo i disturbi alimentari
Se, se, se…quanti sono i se che ogni giorno mi ripeto ma che, appartenendo al passato, ora non posso cambiare. Ciò che posso e che sto cambiando è il presente e il futuro. Ho iniziato a lavorare su me stessa con l’aiuto di persone competenti. Non ho trovato subito la persona che faceva per me, ma grazie al cielo sulla mia strada è comparsa questa psicoterapeuta che è davvero in gamba ed è riuscita a farmi aprire porte dentro di me che tenevo chiuse a doppia mandata per la paura di affrontare quello che c’era dietro.
Queste parole sono per voi
Questa lettera è per lei, per le volte che mi ha fatto vedere le cose da punti di vista differenti, per le volte in cui mi ha spronata o fatta piangere, per tutte le volte che ha ascoltato e per aver creduto in me, per la disponibilità e l’amore che mette nello svolgere il suo lavoro così delicato e prezioso.
Questa lettera è per mio marito, la persona che ha avuto davvero coraggio perché quando mi ha conosciuta ero tormentata dai miei demoni. Lui mi ha semplicemente stretta tra le braccia e non mi ha più lasciata. Mi ama incondizionatamente, mi sostiene, cammina al mio fianco e con lui ho iniziato a condividere il bello e il brutto perché quando le cose si affrontano in due fanno meno paura. Lui c’è per me ed io per lui e l’amore che provo nei suoi confronti è sincero e cresce sempre di più. Grazie.
Questa lettera è per tutte le persone che mi hanno derisa e umiliata solo perché non ero come loro o perché a causa di una disfunzione ormonale avevo qualche pelo sul viso o qualche chilo in più. Sappiate essere meno impulsivi nel parlare e meno superficiali nel giudicare. Sappiate che le persone non sono solo quello che si vede ma c’è dentro tanto di più. Ricordatevi che nel mondo siamo di passaggio e che ognuno, chi più chi meno, ha delle fragilità e se non volete essere feriti evitate di farlo per primi. Sappiate guardare oltre e tendere la mano, non per puntare il dito ma per prendere quella di chi soffre.
A voi che vivete con i disturbi alimentari
Questa lettera è per chi ha vissuto una storia simile alla mia o che magari, ancora la vive. Non nascondetevi e non abbiate paura di essere ciò che siete. La vostra vita è più importante di una presa in giro anche se fa male. Abbiate il coraggio e la forza di farvi aiutare senza la paura di essere per questo giudicati. Di persone che parlano degli altri ne troverete sempre ma provate a usare questa frase che spesso uso anche io: “non ti curar di lor ma guarda e passa”. Non sprecate niente di voi per chi non merita nemmeno un vostro respiro. Non smettete mai di credere e di puntare alle stelle perché la vostra vita è unica e importante, prendetevene cura ogni singolo istante.
A me stessa, che non metterò più per ultima
Questa lettera, infine, è per me stessa, perché anche se mi sono lasciata per ultima, ultima non sono. Devo essere la prima, non per gli altri ma per me. Devo prendermi cura della mia mente e del mio corpo come quando una madre accudisce il suo bimbo appena nato. Ho lasciato alla fine questa parte perché, nonostante tutto, è la più difficile da affrontare. Sono ancora tante le cose che di me devo scoprire, imparare a conoscere ed accettare ma con tanta costanza, con impegno e determinazione ce la farò.
Ho poca autostima e sono severa con me stessa, vorrei riuscire a far felici tutte le persone a cui tengo e mi colpevolizzo se non riesco. Vorrei riuscire a non deludere mai nessuno ma il più delle volte, facendo questo, reprimo i miei desideri e finisco per non essere serena e deludere me. Dovrei avere un po’ di sano egoismo, ma faccio davvero fatica. Se lo chiamano sano un motivo ci deve essere per forza no?!
Il mio desiderio è che questa lettera possa essere uno stimolo per me e per chi la leggerà, uno stimolo per trovare ogni giorno un motivo per sorridere e ringraziare per quello che si è e si ha.
Grazie Laura per non avermi abbandonata in tutti questi anni e per essere al mio fianco ogni singolo momento. Tu sei una persona e, in quanto tale, vali. Quindi, infila le tue scarpe più comode e continua a camminare a testa alta e senza paura.
Anche se a volte non sembra, ti voglio bene!
Un abbraccio,
Laura
L’articolo è stato scritto da Laura, che ha raccontato la sua storia