La prima volta è tutto nuovo,
ci credi ma non tanto,
pensi di stare bene,
che in realtà non è una malattia,
che tu sei solo invincibile.
Poi piano piano accetti o provi a mandar giù il boccone amaro, che ti dice,
forse stai andando nella direzione sbagliata.
Un attimo, uno sguardo, una parola, una sensazione percepita male.
Ricadi.
in un buco senza fondo,
continui a sprofondare giù, durante attimi fugaci, proseguendo questa discesa finché dopo poco, o tanto tempo che sia, si ritorna lucidi.
questa volta però, ci credi con tutta te stessa,
quella vocina è tua alleata,
è l’unica che ti rimane,
perché ci hai provato,
con tutte le tue forze,
per più o meno tempo,
eppure sei punto a capo.
quando durante una crisi un tuo caro ti fa notare tutta la strada che hai fatto per quella famigerata guarigione.
sei in grado solo di urlare,
“IO voglio mangiare quello che mi piace.
E IO voglio camminare, mi piace.
IO sto bene.” O almeno io, purtroppo ero in grado solo di questo, tali parole che allo sguardo spiazzato di mia madre si sono propagate nell’aria.
IO o la malattia?
L’anoressia è un controsenso,
è un guardare se stessi da fuori.
voler essere vista in primo luogo da te stesso.
come? Facendoti vedere il più possibile.
Vuoi sparire facendolo vedere.
Eppure tu sei cieca,
non vedi come sei.
Non vedi l’amore incondizionato negli occhi di chi vuole il meglio per te, che ti guarda con occhi preoccupati.
Purtroppo alla mancanza di vista di se stessi, si corre affamati di occhi.
Per me, guardami dentro mi sta aiutando a non andare a cercare di dimostrare qualcosa a qualcuno, non devo dimostrare nemmeno a me stessa che sono forte perché riesco a privarmi di un bisogno.
Io sono forte anche solo perché esisto.
Io sono forte quando vivo nella serenità a prescindere dalla sofferenza.
L’articolo è stato scritto da Valentina, che ha condiviso una sua riflessione
