Animenta racconta il Binge Eating Disorder – la storia di Denise

storia binge eating disorder

Un ospite indesiderato: così ho sempre considerato il mio disturbo alimentare. Un piccolo diavoletto sulla spalla che ha condizionato la mia vita e il mio umore per più di due anni. 

La vocina del diavoletto rimbombava nella mia testa e mi sussurrava parole sgradevoli. Mi considerava un fallimento in tutto ciò che facevo e non credeva in me. Mi sottovalutava e mi faceva sentire in difetto, paragonandomi continuamente agli altri, i quali erano considerati migliori e realizzati nella vita. 

Il cibo, con il tempo, è diventato un mezzo per colmare la sensazione di inadeguatezza, di sconforto e frustrazione che mi stavo sputando addosso. 

Dopo aver condiviso per quasi 3 anni la mia vita con il Binge Eating Disorder ho deciso di raccontare la mia storia, per aiutare chi ne soffre e per sensibilizzare chi non conosce questa malattia. 

Ma che cos’è il Binge Eating Disorder? 

Il Binge Eating Desorder, o disturbo da alimentazione incontrollata, è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate. Ma cosa significa abbuffata? Abbuffata, per chi soffre di BED, significa ingerire grandi quantità di cibo, spesso molto rapidamente, in solitudine, quasi senza rendersene conto. Le abbuffate sono caratterizzate da una sensazione di perdita totale di controllo, dalla vergogna e dal senso di colpa e, a differenza della bulimia, non vengono utilizzati metodi compensativi come induzione del vomito o l’uso di lassativi.

Una bambina felice 

Fin da bambina sono sempre stata in carne, con le mie guance paffute e il sorriso sempre stampato in faccia, soprattutto quando mi trovavo davanti un piatto di pasta della nonna. Amavo mangiare, sono sempre stata golosa e non ho mai sofferto particolarmente la mia forma fisica. Ero considerata “cicciotta” ma ero felice. Ho infatti passato un’infanzia e un’adolescenza serene e piene d’amore, con un sano rapporto con la mia famiglia, con la scuola, con le mie passioni e con le mie poche ma buone amicizie. 

Un equilibrio in bilico…

Quello di cui ho sempre sofferto è la mia scarsa autostima, il considerarmi inferiore agli altri e la mia devota accondiscendenza nei confronti altrui. Per me esistevano sempre prima gli altri, io arrivavo dopo. Ero sempre a dire di sì, anche se ciò andava a discapito dei miei interessi. Pensavo che così facendo sarei stata accettata e giudicata sempre in modo positivo.

Con il passare degli anni tutto ciò si è trasformato in uno zaino pesante da portare in spalla. Mi sentivo sopraffatta e al culmine di tutto ciò si aggiunse la fine brusca di una relazione. Il bagaglio si appesantiva sempre di più: mi sentivo piccolissima e sbagliata. 

Quando questa relazione terminò, cominciò la mia luna di miele. Presi per mano me stessa, spensi letteralmente il cervello e cominciai a pensare solo a me, per la prima volta nella mia vita. 

In poco tempo mi appassionai allo sport e alla montagna, i quali divennero la mia valvola di sfogo, e cominciai a mangiare bene. Forse troppo bene e troppo poco, tanto poco che nel giro di pochi mesi persi molto peso. 

Un dimagrimento rapidissimo: ero al settimo cielo, mi sentivo bene. La gente notava il mio cambiamento, mi faceva i complimenti e, come se fosse una droga, ne volevo sempre di più. Mangiavo ancora meno e mi muovevo di più, finché non notai la preoccupazione delle persone che mi stavano accanto. 

Le abbuffate avevano già cominciato a far parte della mia quotidianità, ma il mio diavoletto stava prendendo forma. Passava una volta alla settimana e con la scusa che mangiavo sempre poco, la sua presenza non mi tormentava, il peso stava lì, andava bene così. 

Con il passare del tempo il diavoletto cominciò a venirmi a trovare sempre più spesso. Il peso fluttuava su e giù, in quel famoso effetto yo-yo. Non ripresi mai il peso perso, ma la bilancia saliva e scendeva a causa del loop tra abbuffate e restrizioni. 

Chiesi aiuto e cominciai a scavare più a fondo…

Nella mia testa si creò una continua e ossessiva preoccupazione per la forma fisica, per un corpo perfetto, per la paura di ingrassare. Erano ricorrenti anche pensieri sul controllo delle calorie e dell’alimentazione: tutto ciò non mi dava pace. 

Passò più di un anno prima che riuscissi ad ammettere a me stessa di avere un problema. Non ne parlai con nessuno finché la situazione mi sfuggì di mano. Più ero ossessionata dal controllo, più lo perdevo: mi sembrava di essere in guerra con me stessa, finché non chiesi aiuto e cominciai a scavare più a fondo. 

Parlai con i miei genitori: provavo tanto vergogna nell’ammettere di avere un problema con l’alimentazione e la paura del giudizio negativo altrui era enorme.  

Il vero problema non era il cibo, era diventato semplicemente il mezzo per scappare dalle mie emozioni e paure, tra cui proprio quella del giudizio. 

Cominciai un percorso di psicoterapia che poco dopo abbandonai, credendo di potermela cavare da sola, ma le abbuffate continuavano e la mia frustrazione aumentava. Quando ne fui esausta, scoprii su Instagram il profilo di una psicologa che contattai tempestivamente. Ringrazio me stessa per essermi data una seconda chance

Fin da subito, nonostante la paura iniziale di ricominciare un percorso, nacque una bella sintonia che mi permise di aprirmi al 100% e parlare con spontaneità  con la psicologa. Insieme siamo andate a scavare a fondo, analizzando vari aspetti della mia vita, i miei comportamenti e i pensieri inconsci a cui non ho mai prestato attenzione.

Via via le abbuffate divennero sempre più sporadiche, ma ogni ricaduta era una mazzata. La consapevolezza che però acquisii in terapia mi aveva fatto capire che non era il cibo la cosa di cui avevo realmente bisogno: era il diavoletto ad illudermi che lo fosse, mentre in realtà dovevo fermarmi un istante e ascoltarmi. 

La mia storia anche oltre il Binge Eating Disorder

Il mio percorso di guarigione non è ancora finito, ci lavoro ogni giorno, ma dal mio disturbo ho imparato tanto su me stessa. Ho imparato a dare valore a chi sono e al credere nella mia persona. Per questo ho deciso di scrivere la mia storia con il Binge Eating Disorder.

Il dolore che un DCA porta con sé va oltre al cibo. Il consiglio più grande che posso dare a chi lotta ogni giorno con queste malattie è quello di non avere fretta: ascoltati e chiedi aiuto, c’è una vita meravigliosa da vivere là fuori. 

Fermati, respira, dai DCA si può guarire.

L’articolo è stato scritto da Denise, che ha raccontato la sua storia

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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