Animenta racconta i disturbi alimentari – La storia di Federica

Il 2018

2018. Ricordo perfettamente l’inizio di quell’anno: casale in Umbria e amici, tanti; cibo, tanto; alcol, tanto. Tutto tanto.

Ho festeggiato con i miei amici, li ho abbracciati forte uno ad uno, ho amato per una notte quello che era il mio ex ragazzo di cui ero ancora innamorata e che volevo riconquistare con tutte le mie forze.

Ho bevuto al punto da non ricordare, il giorno dopo, alcune cose vissute la sera precedente e alcune cose mangiate.

Quelle parole…

Il commento di una mia amica: “Ma ti era proprio piaciuta la pasta al salmone che aveva fatto mia mamma eh! Quando ho visto che stavi facendo il bis non ci volevo credere!”. Lei era felice, sinceramente felice. Io sincera non lo sono stata e ho sorriso confermando che la lasagna della mamma era buonissima. Non lo ricordavo.

Dopo quasi 4 anni ricordo questo evento. Ma fino ad ora non l’ho mai collegato a quello che invece è successo dopo.

Quel 2018 è stato scandito da primi mesi intensi: nuovo lavoro, nuovo master e lui… Lui, che volevo riconquistare e che forse quella bellissima nevicata di febbraio ha fatto riavvicinare a me.

A marzo siamo tornati insieme e non credo di essere mai stata così felice in vita mia.

Stavo cambiando

A maggio ho iniziato a ricevere i primi “Fede ma sei dimagrita, sei a dieta?” – “E’ lo stress, sai vado sempre di corsa” era la mia risposta confezionata, sempre.

Il peso continua a scendere e io inizio a fare cose: scarico un’app contacalorie, cammino tanto, mi alleno in palestra.

La palestra… il mio habitat. Il mio sport del cuore, vitale. Ma se ero in palestra osservavo gli altri chiacchierare, isolandomi fino a quando non vedevo il “30” nella casella dei minuti camminati. Se non mi volevo far vedere, il tapis roulant lo facevo a casa.

A dicembre però arriva una luce e prendo la decisione più saggia della mia vita: iniziare il mio percorso di terapia.

La mia terapeuta non lo sa ma è la mia “queen”.

Adoro chiamarla così. È davvero la mia regina. E ora che sono più matura e consapevole di tutto mi chiedo come avrei fatto senza di lei.

E soprattutto come farei, anche ora, e domani, senza.

2019

Il declino inizia con il 2019. Raggiungo il mio peso minimo, anche se in cura da una nutrizionista.

Andare lì e vedere l’ago della bilancia salire era, secondo me, contro natura.

La voce diceva “Dal nutrizionista ci si va per dimagrire, mica per ingrassare!”.

Al peso minimo gli appuntamenti erano settimanali. Io ero un manico di scopa. Ormai non potevo più andare in palestra, anzi mi era stato vietato. La nutrizionista mi dava integratori su integratori e aumentava il mio apporto calorico e io non facevo nulla di quello che lei mi diceva. Non mi sono mai vista, in quei mesi, come realmente ero.

 La prima abbuffata non la ricordo.

Ricordo la pancia gonfia e il digiuno interminabile dopo. Il più lungo è arrivato nel febbraio 2020.

2020

A due giorni dall’inizio della pandemia LUI mi lascia.

Ricordo quella notte ad abbuffarmi e piangere sul divano, sentendomi una nullità e pensando di non valere niente, perché lui mi aveva abbandonata ancora e per il male che mi stavo facendo in quel momento.

Il giorno dopo mia nonna festeggiava i suoi 80 anni.

Con il viso e gli occhi gonfi (ma i capelli belli!) mi sono presentata alla festa e quando sono riuscita a mangiare un po’ di carne, perché il digiuno lì non volevo farlo, mi sono sentita forte.

La pandemia ha capovolto le carte in tavola.

Le abbuffate sono diventate sempre più frequenti.

Il peso è iniziato a salire, ma non ero felice, nonostante tutti intorno a me lo fossero perché vedevano una me, fisicamente, tornare “alla normalità”. Fisicamente.

I commenti non richiesti

I commenti sul fisico ci sono sempre stati, da parte di tutti.

Quando ero sottopeso me ne fregavo. Quando ho iniziato a riprendere peso mi davano fastidio i commenti gratuiti delle persone, perché io volevo tornare quella di prima mangiando in modo sano.

Mi ero ripromessa di tornare al mio peso imparando a mangiare e mangiando tutto. Ho toccato il fondo tante volte e tante volte mi sono rimboccata le maniche perché mi sono sempre ripetuta che “non è vita”.

Non è vita dire sempre di no alle uscite con gli amici; mangiare di nascosto; compensare; avere paura delle conseguenze fisiche a cui si può andare incontro; buttare il cibo; buttare buste piene di quegli attimi di follia; mentire a chi si ama; non riuscire a respirare, non andare a lavorare.

Ho capito che ho un valore, come persona, come Donna, e non merito di farmi così male.

Ora?

Ora sono andata anche troppo in su con il peso secondo me e passo giorni in lotta continua con quello che vedo allo specchio.

A volte ne sono felice, invece. E sono felice quando la mente è felice, e lo è anche il cibo, così come il corpo.

Tutto parte da lei, dalla mente.

E quando tutto sembra buio e senza via d’uscita penso a quello che ho ottenuto fino ad ora: tornare a fare lo sport che amo; iniziare una nuova relazione; provare piacere nell’intimità; riuscire a mangiare, a volte, insieme ai miei amici; tornare a viaggiare; guardarmi dentro grazie allo yoga; cercare di capire perché mi sfogo sul cibo; cercare una casa mia, per uscire da quello che ormai è un ambiente tossico per me, ma che nonostante tutto sto cercando di accettare e di amare, perché è lo specchio di tutto quello che mi è successo e grazie a questo ho imparato a trarre tutto quello che di più bello può insegnare.

Perché ancora non sono guarita del tutto, ma lo so: da un disturbo alimentare si guarisce.

E un disturbo alimentare ti cambia la vita, anzi se riesci a coglierne il significato, anche grazie alla terapia, te la cambia in meglio.

Al famoso lui, che mi ripeteva “Voglio che torni la mia Federica” rispondevo sempre “Ormai quella persona non tornerà più, mettitelo in testa”.

Ora lo guarderei negli occhi e gli direi “Non sono più quella che hai conosciuto e nemmeno quella che è stata male.

Sono una persona diversa, sì. Migliore”. E tanto ancora posso migliorare..

L’articolo è stato scritto da Federica, volontaria dell’associazione, che ha raccontato la sua storia

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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