Cosa significa davvero vivere con i disturbi alimentari?
Beh, non significa solo essere sottopeso. Significa perdere il senso delle cose, vivere in una bolla dove non vuoi fare entrare nessuno perché tu, lì dentro, ci stai bene. Hai creato il tuo mondo dove nessuno può ferirti. Così inizi a capire cosa puoi fare per sopravvivere. Il controllo.
Controllare il cibo per controllare la vita
Controllare ogni minima cosa, ogni cibo che mangi. Non deve essere di più ma sempre di meno perché tu puoi controllarlo, tu sei più forte. Così vedi che ci riesci, anche se stai morendo di fame. Ci riesci.
Inizi a eliminare cibi, inizi a mangiare solo alcune cose che reputi “sane”. Il pane la sera non so neanche cosa significhi. Se mangio fuori scelgo la cosa più leggera. Mi creano ansie le cene improvvisate o le feste. Che mangerò? Che cosa posso evitare? Se non posso evitarlo allora compenserò in altri modi.
Inizi a non ridere più, iniziano gli attacchi di panico. Inizi a non sentire più niente. Non respiro.
Vado al supermercato e inizio a scegliere i miei cibi safe. Vado al reparto dolci e biscotti e piango perché “dai che non puoi mangiarli, troppi zuccheri, troppe calorie. Non puoi permettertelo”. “DEVI ESSERE MAGRA.” Questa è la voce dei disturbi alimentari.
Oltre al cibo: i disturbi alimentari nella vita quotidiana
Così inizio a dire bugie, a cercare mille scuse per evitare cene fuori o aperitivi. Aspetto solo il sabato per mangiare quella pietanza che tanto desidero e che mi vieto, perché mi sono messa in testa l’idea che il sabato “va bene”,ma poi devo tornare come prima.
Inizio a vedermi “magra” ma non lo sono mai abbastanza. Ho ancora le gambe grandi. Ok, iniziamo palestra, magari va meglio. Sì, qualcosa cambia, ma comunque non è mai abbastanza.
Mi vedo allo specchio ma non so cosa vedo. C’è sempre qualcosa che non mi piace, che devo cambiare. Compro vestiti larghi perché non posso permettermi cose strette, perché non sono a mio agio.
Così piango anche mentre faccio shopping perché non mi piace niente, non va mai bene niente.
I disturbi alimentari come mezzo d’espressione
Un disturbo alimentare non è solo una questione di cibo. Un disturbo alimentare è l’unico mezzo che ho per potermi esprimere. Non voglio nessuno intorno. Faccio entrare solo alcune persone che ritengo “il mio porto sicuro”.
Non è facile starmi accanto, allontano tutto e tutti, sono sempre nervosa, sempre triste. È sempre tutto nero.
I disturbi alimentari ti fanno credere che così stai andando bene, che sei forte. Il DCA ti convince che non ti lascerà mai più, che ogni volta che provi a fare un passo avanti e liberartene, lui torna. Quella voce torna e ti fa cadere di nuovo nel buio.
Così tendi a isolarti, a credere che stai bene da sola a casa, così puoi avere tutto sotto controllo.
Se esci inizia poi il confronto con altre persone. E così io odio uscire, preferisco starmene a casa ed evitare le persone, perché non sono pronta. Non sono pronta ai commenti, a vedere loro che mangiano senza problemi, a ridere. Così esco solo se quell’uscita è stata programmata da tempo, perché sono riuscita ad inserirla nel mio “piano”.
Chiedere aiuto
Le parole del disturbo alimentare rimbombano nella mia testa. Non è così, come dice lui, lo so. Ma sono ancora debole e la malattia prende ancora il sopravvento.
Mi ritrovo a piangere quasi tutte le sere, perché magari basta una parola o un giudizio e crollo. Perché non stai bene, perché non è vero che ce la posso fare da sola, per quanto io possa ripetertelo. Da sola non ce la fai. Devi chiedere aiuto.
Ci sarebbe tanto da dire, ma credo di aver finito le parole per stasera.
L’articolo è stato scritto da M., che ha raccontato la sua storia
