Il concetto di autostima è stato, nel corso della storia della psicologia, studiato molto in profondità. Di cosa si tratta? L’autostima può essere definita come “l’insieme dei giudizi valutativi che l’individuo dà di se stesso” (Piergiorgio Battistelli, docente di psicologia a Bologna). Secondo questa affermazione, dunque, l’autostima consiste nella concezione che la persona ha di sé, del suo valore e delle proprie capacità. Essa è un costrutto evolutivo, ovvero inizia il suo sviluppo sin dalla più tenera età e continua ad evolversi nell’intero arco della vita. Questa caratteristica evolutiva dell’autostima la rende un costrutto mentale in continuo cambiamento, in grado di mutare nel tempo sia verso una concezione di sé più positiva che verso una più negativa.
Il cambiamento del livello di autostima in un soggetto è fortemente influenzato dalle condizioni di vita dello stesso, oltre che dalla situazione sociale e culturale in cui egli si trova. L’autostima di una persona, come già accennato, può basarsi su diversi fattori, tra cui le proprie capacità, le proprie performance o i propri talenti. Spesso, anche l’aspetto esteriore del corpo diventa un elemento che può influenzare in meglio o in peggio l’autostima di un individuo. La percezione che tale soggetto ha di sé stesso, di come appare e della propria presenza nel mondo è cruciale per definire il livello di autostima di una persona.
Parlando di percezione corporea…
È infatti fondamentale parlare della percezione che ognuno ha del proprio corpo e della propria forma fisica, in quanto accade spesso che essa non sia conforme alla realtà: ciò che un individuo vede non è mai una fotografia oggettiva di ciò che accade o si mostra, ma è sempre una rielaborazione individuale che si costruisce sulla base dei valori, dei bias e della cultura di cui si fa parte. La percezione del nostro corpo può infatti essere ben diversa dalla realtà dei fatti: si parla in questo caso di dismorfofobia (clinicamente denominata anche come Disturbo da Dismorfismo Corporeo). Essa è una condizione caratterizzata da preoccupazioni eccessive per le imperfezioni, non osservabili oggettivamente, che le persone percepiscono nel loro aspetto fisico. Si tratterebbe, infatti, di una dispercezione dei propri difetti fisici, che sono vissuti in modo ingigantito rispetto alla realtà. Questo fenomeno può intaccare gravemente il livello di autostima di un individuo, in quanto mette in discussione ed accentua delle caratteristiche fisiche che possono portare alla nascita di un senso di insicurezza e vergogna. Nei soggetti con bassa autostima è infatti risultata essere più frequente l’insoddisfazione corporea: i due fenomeni, così, si influenzano e si sostengono a vicenda.
Cosa può influenzare il livello di autostima di una persona?
Sono stati inoltre identificati degli elementi che possono intaccare il livello di autostima di una persona e che vengono chiamati “distorsioni cognitive”. Sacco e Beck, nel 1985, indicano:
- Le inferenze cognitive, grazie alle quali gli individui maturano delle idee arbitrarie su se stessi senza la prova concreta derivante da dati reali e obiettivi;
- Le astrazioni selettive, le quali estrapolano un piccolo particolare negativo che diviene emblematico e rappresentativo del proprio modo di essere;
- Le sovrageneralizzazioni, per cui si è portati a generalizzare la realtà e gli avvenimenti partendo da un singolo tratto di personalità che contraddistingue un individuo o da un singolo episodio esperienziale che lo ha visto protagonista;
- La massimizzazione, che implementa gli effetti negativi di una singola azione svolta;
- La minimizzazione, la quale rimpicciolisce la portata positiva di qualche evento;
- La personalizzazione, che autorizza a sentirsi colpevole per qualche evento negativo accaduto;
- Il pensiero dicotomico, che non ammette sfumature nell’ambito delle assunzioni di responsabilità, riconducendo l’analisi ai costrutti del tutto e niente (visione in bianco e nero);
- il giudizio esterno, che può ferire la persona e far nascere nuove insicurezze così come può rafforzare il suo livello di autostima.
E nei Disturbi del Comportamento Alimentare?
Molte di queste “distorsioni cognitive” sono individuabili anche in soggetti che soffrono di un Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA). I DCA, infatti, si fondano sulla componente emotiva della persona e fanno leva su tutte le insicurezze e i difetti che l’individuo vede in se stesso. I DCA, per l’appunto, hanno radici profonde nell’autostima personale delle persone che ne soffrono e si esplicitano in comportamenti, atteggiamenti e abitudini volte a correggere e perfezionare quelle che sono considerate le imperfezioni del proprio corpo. L’insoddisfazione corporea, mescolata a una situazione emotiva particolarmente fragile, può portare una persona a soffrire di un DCA.
Questo si mostra attraverso un cambiamento fisico di un certo tipo, ma ha radici ben più profonde e strettamente legate al concetto di autostima personale. Un esempio di distorsione cognitiva individuabile in un soggetto malato di DCA è sicuramente il pensiero dicotomico, tipico soprattutto di coloro che soffrono di Bulimia o Anoressia Nervosa, in quanto si attua la mentalità del “tutto o niente” che prevede abitudini alimentari non equilibrate di diete estreme e digiuni e, nel caso della Bulimia, di abbuffate incontrollabili.
Un legame scientificamente provato
Corpo e autostima sono sempre connessi tra loro: uno studio dell’Università di Oslo del 2015 ha investigato il rapporto tra autostima e comportamenti alimentari disordinati, attribuendo alla prima un ruolo di mediatore tra l’insoddisfazione corporea e l’effettiva attuazione di abitudini alimentari e sportive non salutari. Da qui è possibile comprendere come, in un percorso di guarigione da un DCA, sia indispensabile focalizzarsi in primo luogo sulla percezione che il paziente ha del proprio corpo e il livello di autostima che ne deriva e solo successivamente sul suo effettivo aspetto fisico.
Vedersi positivamente è vedere il mondo con occhi nuovi
L’autostima modifica il modo in cui noi decidiamo di inserirci nel mondo, gli obiettivi che ci fissiamo, le aspettative e risultati che otteniamo. Ogni aspetto della nostra vita è guidato, almeno in parte ed in modo congiunto insieme ad innumerevoli altri fattori personali e sociali, dal grado di stima che riponiamo in noi stessi. Un’immagine positiva di sé e un forte senso di autostima possono aiutare i giovani a essere più soddisfatti del proprio corpo. È anche un fattore protettivo in termini di migliore salute mentale e comportamento sociale. Di conseguenza, iniziare a credere nelle nostre capacità, a non focalizzarci ossessivamente su certi nostri “difetti” e ad amare sia anima che corpo è la chiave per poter avere un approccio nei confronti del mondo che non sia generatore di negatività o comportamenti sbagliati, bensì di speranza e positività.
L’articolo è stato scritto da Federica, volontaria dell’Associazione
Bibliografia
https://www.stateofmind.it/2022/06/insoddisfazione-corporea-social/
https://www.stateofmind.it/autostima/
https://istitutosantachiara.it/dismorfofobia/