La narrazione di un’esperienza è sempre parte dell’esperienza stessa. Questa narrazione può avere però diverse forme: Gabriele ha deciso di raccontare la sua storia con i Disturbi Alimentari attraverso delle poesie. Queste poesie toccano tutte le fasi della malattia e ci mostrano cosa significhi realmente soffrire di un DCA, cosa comporti a livello emotivo e sociale e cosa significhi poi liberarsi di questi Disturbi. Ovvero, cosa significhi ritornare a vivere.
Le poesie sui Disturbi Alimentari di Gabriele ci narrano la sua storia con un tono nuovo, profondo e poetico, che tocca il nostro cuore e apre la nostra mente ad una riflessione su cosa effettivamente sono i Disturbi Alimentari, oltre al cibo e al corpo.
Fase iniziale
E’ letale la sensazione
che nonostante tutto, niente vada bene.
Esaurisci la forza,
ti passa la voglia,
tanto gli altri non comprendono
quanto impegno ci stai mettendo,
perché ciò che davvero conta
è soltanto l’apparenza
e nessuno presta attenzione
a quello che nascondi dentro te.
Fase centrale
Le mura della stanza
come un’arma a doppio taglio,
ti proteggon dall’esterno
ma trattengono i pensieri,
che forti ti assillano
in quei giorni talmente vuoti
da sembrare sempre uguali ed infiniti.
Ora si presenta un bivio
che condiziona il futuro come le tessere di un domino:
vuoi convivere con qualcosa che non ti mollerà
o correre il rischio di vivere anche se vulnerabile in libertà?
Fase della rinascita
Intrappolato nella mia testa
così incasinata sembra una giungla,
mi sento smarrito,
perdo ogni riferimento e ogni appoggio
come stessi scalando una roccia
ma senza vedere il traguardo.
D’improvviso cado e a stento mi rialzo
ma con le ultime energie,
grazie a chi mi circonda riparto.
Ora nulla appare impossibile
Neanche l’idea di tornare a sorridere,
mi ringrazio per non aver mollato
fiero di dove sono arrivato,
e ora che l’inarrivabile traguardo è superato
torno a godermi la vita
con chi mi ha sempre sostenuto.
Questo articolo è stato scritto da Gabriele, che ha raccontato la sua storia