I social media costituiscono il mezzo attraverso cui ci mostriamo al pubblico. Sono lo specchio della nostra vita o, spesso, di quello che vorremmo che fosse.
Pervasività, velocità e influenza sono le caratteristiche che fanno dei social media strumenti con un’enorme potenza impattante sulla nostra mente e sulle nostre abitudini.
Viviamo in un mondo saturo di immagini e di apparenza, in cui selezionare il valore di un contenuto diventa sempre più difficile. L’offline ha lasciato posto all’online, ma troppo spesso ci dimentichiamo dell’influenza reciproca di queste due realtà. Esistono, infatti, numerose correlazioni (nascoste) tra quello che vediamo sui social, quello che la nostra mente percepisce e poi elabora.
Sono numerosi gli esperimenti che hanno portato alla luce correlazioni tra “l’ideale di magrezza” elogiato dai media e l’insoddisfazione che molte ragazzi/e provano per il loro corpo.
Secondo una ricerca, intitolata “Eating Disorders and the Role of the Media”, i social media sono un fattore di rischio causale per lo sviluppo di disturbi alimentari” e hanno una forte influenza sul modo in cui una persona percepisce il proprio corpo e sui modelli alimentari”.
La competizione passa dallo specchio ai social media
Esiste davvero “il corpo ideale”?
Prima di voler raggiungere un corpo perfetto, è bene domandarsi che cosa un corpo ideale e se davvero esiste. Nel 1935 Paul Schilde, noto psicologo austriaco, si pose proprio questa domanda: l’uomo perfetto può esistere?
Shilde cercò, a tal proposito, di dare una definizione di immagine corporea:
L’immagine corporea è l’immagine e l’apparenza del corpo umano che ci formiamo nella mente, e cioè il modo in cui il nostro corpo ci appare.
Paul Schilde
Se vogliamo essere più precisi, possiamo far riferimento al pensiero di Peter Spade che parla di immagine corporea anche in relazione ai propri sentimenti:
L’immagine che abbiamo nella nostra mente della forma, dimensione, taglia del nostro corpo e i sentimenti che proviamo rispetto a queste caratteristiche e rispetto alle singole parti del nostro corpo.
Peter Spade
L’immagine corporea e le sue infinite variabili
La frase di Peter Spade, risalente al 1988, sottolinea come l’immagine corporea sia determinata da una molteplicità di variabili, dalla percezione del nostro corpo a ciò che si pensa riguardo lo stesso, dai sentimenti che proviamo guardandoci allo specchio ai comportamenti che poniamo in essere per modificarlo.
Sui social media esponiamo il nostro corpo e anche le nostre fragilità. In questo modo diventiamo progressivamente sensibili al giudizio degli altri e ciò che pensano del nostro corpo.
Il confronto tra il nostro Io e l’Altro si fa sempre più accesso. La bellezza comincia a smarrire la sua sostanzialità diventando emozionale, istintuale e di “superficie”.
Come dovremmo essere, come vorremmo essere
Passiamo ore sui social media a scrutare attentamente la vita altrui. Passiamo ore ad osservare quello che fanno gli altri per poterli giudicare o dare il nostro verdetto sulla loro vita o sul loro fisico.
“Vorrei essere come lei”, “Vorrei avere il suo corpo”, sono queste le frasi che accompagnano ogni login su Instagram, Facebook o TikTok. Viviamo sotto una quotidiana esposizione di quello che dovremmo essere, che avremmo voluto essere. Tutto questo sviluppa, nel tempo, una sensazione di insoddisfazione e di disgusto per il nostro corpo, per quello che siamo.
La taglia perfetta non è quella dei social media
Quello che vediamo non è sempre vero. La vita che facciamo sui social media non è sempre vera e, molto spesso, non rispecchia la realtà. Per questo motivo sviluppare un pensiero critico rispetto a quello che vediamo e osserviamo online, è il primo passo per capire che la taglia perfetta non esiste e non è quella dei social media:
La maggior parte delle immagini e dei messaggi sui social sono costruzioni. Non sono un riflesso perfetto della realtà.