Il confronto con gli altri: quando è un limite, quando è una risorsa?

Confrontarsi con gli altri è una tendenza naturale che tutti, in quanto esseri umani, hanno. 

Tale confronto può essere assolutamente neutrale, come quando si limita a rilevare somiglianze e differenze e anche produttivo, quando alcuni aspetti dell’altro colpiscono in maniera positiva tanto da spingere a migliorare giorno dopo giorno, scoprendo così cose nuove di sé. 

Il confronto con gli altri può essere però anche disfunzionale, quando si tende a viverlo come un costante paragone demotivante, piuttosto che come una fonte di ispirazione. Basti pensare a come, fin da piccole, a scuola o nello sport, le persone sono messe a confronto tra loro. Per citare un esempio, quante volte gli adulti, rivolgendosi ai bambini, formulano domande come: “Chi è più intelligente? Chi è più carino? Chi è più bravo tra…?” 

La società di oggi

La società di oggi è molto competitiva. Il tema del confronto è costantemente presente. E questo può portare, a volte, ad una perdita, o dispersione, della propria identità fino ad arrivare a credere che il valore personale di ognuno sia al di fuori, unicamente nei risultati, nei successi o nell’approvazione altrui. E, lì dove questi non dovessero arrivare, si crede di valere poco o nulla. È invece molto meno alimentata la ricerca di un valore personale che sia tale, a prescindere da tutto. Quanta fatica si fa a prendere le distanze dai risultati, come mezzo di valutazione, e a credere che ogni persona abbia valore in quanto tale? 

Alla luce di questo è infatti possibile affermare che il confronto, vissuto in modo disfunzionale, diventa il sistema di misura delle presunte mancanze, assumendo così la funzione negativa di autosabotaggio, piuttosto che quella positiva di punto di partenza per spronarsi a migliorare.

L’autosabotaggio è un meccanismo cognitivo nel quale vengono messe in atto strategie che portano al fallimento, o che impediscono di compiere una determinata azione, allontanando le persone dai propri obiettivi.

Le forme più comuni di autosabotaggio includono condotte come l’indecisione, la procrastinazione e le dipendenze di qualsiasi tipo (come per esempio nei Disturbi Alimentari: “la dipendenza dal cibo“).

L’autosabotaggio, la maggior parte delle volte, è del tutto inconsapevole. Le persone dunque si ritrovano spesso al punto di partenza senza capire il perché e finiscono per incolpare se stesse, le circostanze o il prossimo.

Questo meccanismo non è altro che una resistenza al cambiamento. La mancanza di fiducia in se stessi è direttamente connessa all’autosabotaggio inconscio e questo legame è molto difficile da spezzare.

La tematica del confronto nei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)

Nella società odierna si ha spesso la tendenza a valutare se stessi come “vincenti/perdenti” attraverso il confronto con gli altri. Questo accade perché la relazione con l’altro è centrale per la definizione del proprio sé. 

Avendo una percezione vaga e distorta di sé, la persona affetta da un Disturbo Alimentare oscilla spesso tra il desiderio di conferme e approvazione e la paura di apparire debole, fragile e quindi di poco valore.

Le dinamiche che si sviluppano nelle relazioni interpersonali, in questi casi, si ripercuotono spesso nel rapporto con il cibo: più lo si rifiuta-controlla-rigetta, più se ne diventa schiavi.

L’esperienza di Ilaria

Chi è affetto da un DCA  tende quindi, spesso, a voler aderire a tutti i costi alle aspettative della società, diventando estremamente sensibile al giudizio dell’altro e tendendo alla compiacenza e al perfezionismo. 

Fin da piccola sono cresciuta in una famiglia dove il confronto con gli altri era pane quotidiano. Mia nonna mi scrutava da capo a piedi per vedere come mia madre mi vestiva la domenica e con il suo risolino mi diceva che le altre bambine avevano vestiti migliori dei miei e che ero troppo paffutella per avere 8 anni. Io la guardavo con i miei occhioni luminosi, non sentivo ancora il peso di quelle parole, facevo spallucce e indossavo il mio sorriso più bello.  

Mia madre mi paragonava alle mie amiche, confrontava i loro voti a scuola con i miei, come si vestivano, cosa dicevano… Lei diceva che lo faceva per spronarmi, per il mio bene, ma io sentivo solo una terribile ansia e il mio sentirmi inadeguata e non abbastanza cresceva sempre di più. 

Io non volevo essere come gli altri, io volevo essere la migliore. Volevo farlo per mia madre, per dimostrarle che anche io ero capace, che valevo, che ero la figlia perfetta…che ero proprio come mi voleva lei.

Così iniziai a non mangiare, credendo che i miei cari si sarebbero accorti di me, che così avrei avuto più amiche e magari quel ragazzo che tanto mi piaceva mi avrebbe invitata ad uscire…

Ma finii per dimenticarmi chi fossi realmente.”

La negazione di noi stessi nel confronto con gli altri

Il confronto con gli altri può spesso portare alla negazione di se stessi

Secondo il filosofo danese Kierkegaard, questo aspetto allontana l’uomo dalla propria essenza, impedendo quindi una reale autenticità.

Ogni volta che qualcuno si perde nel paragone con gli altri, potrebbe perdere di vista le sue mille sfaccettature e quindi la propria individualità.

Esasperare il confronto condurrà inevitabilmente verso il tentativo di soddisfare sempre nuovi “bisogni” con lo scopo di ottenere la felicità. Ma, in realtà, tutto questo finirà per rendere le persone perennemente insoddisfatte

Un po’ come come accade all’asino con la carota: si cerca di raggiungere un obiettivo che attraverso il confronto viene spostato sempre più in avanti, fino a renderlo inevitabilmente irraggiungibile. 

Come gestire l’aspetto del confronto con gli altri? 

Per fronteggiare determinati meccanismi disfunzionali, bisogna provare ad andare oltre il confronto

Come? Per prima cosa sarebbe utile prendere consapevolezza del fatto perchè spesso è così forte la necessità di confrontarsi con gli altri. Può essere utile quindi imparare a conoscersi, ad esplorare i propri pensieri, le proprie convinzioni in merito a questo tema, provando ad instaurare una maggiore connessione se stessi. Connettersi con se stessi è un aspetto importante per condurre una Vita nel segno della serenità e dell’armonia. Infatti, nonostante lo stress della vita quotidiana, è importante che ciascuno riesca a ritagliarsi del tempo per sé.

I bisogni dell’uomo

A volte si è così presi, dal lavoro, dallo studio, dagli impegni quotidiani, che ci si dimentica di ascoltare i propri bisogni più intimi: si finisce così per essere “sconnessi” dal proprio essere.

È necessario perciò ascoltare il proprio corpo, prestare attenzione alle sensazioni e ai suoi segnali, per poter raggiungere uno stato di benessere sia fisico che mentale.

 I bisogni possono essere di varia natura: 

  • fisiologici: collegati all’ istinto primordiale di sopravvivenza;
  • di sicurezza: ricerca di “figure” in grado di dare la giusta protezione e affetto, nonché la definizione della propria identità (la stabilità, la libertà dalla paura e la dipendenza);
  • di amore e appartenenza: bisogno di ricevere affetto e sentirsi parte di un gruppo, di trovare il proprio posto nel mondo;
  • di stima: bisogno di vedere riconosciuti i propri meriti, successi, passi avanti, capacità e qualità, in modo da aumentare la fiducia e stima verso se stessi;
  • di realizzazione di sé: come incentivo alla continua crescita personale.)

Se l’individuo sposta l’attenzione su di sé e sui propri vissuti, riconoscendo come propri quei bisogni, può interrompere e modificare le dinamiche disfunzionali della propria Vita e tentare di adottare nuove strategie e modalità alternative, più funzionali, che prima non era in grado di considerare.

Inoltre, questo processo di auto-consapevolezza è alla base di una sana autostima, perché consente di accettarsi in modo costruttivo per come si è, senza giudicarsi.

Mettersi in ascolto di sé vuol dire riappropriarsi della propria libertà di scelta e di recuperare il senso di responsabilità della propria vita e diventarne protagonisti, piuttosto che spettatori.

Nel concreto, quindi, cosa si può fare?

Individuare gli obiettivi

Capita molto spesso di voler dimostrare il nostro valore a qualcuno, a tal punto da confondere le sue aspettative e i suoi scopi con i nostri. Come se disattendere quelle richieste significasse non valere abbastanza. 

Mettere a fuoco ciò che è davvero importante per noi potrebbe essere il primo grande passo per uscire dalla trappola del confronto.

Far luce sulle caratteristiche e qualità individuali per riconoscere il proprio valore

Ogni persona ha delle caratteristiche che la differenziano dagli altri. Ognuno ha le sue attitudini, i suoi valori, le sue preferenze e le sue priorità. 

Rinunciare a parti di sé e accettare i sistemi di valori imposti dall’esterno, solo per cercare di essere più simili a qualcun altro o per soddisfare le aspettative altrui , è un qualcosa che allontana fortemente da se stessi e che può portare a vivere una vita fatta di continue frustrazioni. 

Può essere utile quindi provare a misurarsi maggiormente con le proprie aspettative, con i propri standard senza che però, anche in questo caso, diventino un macigno da sostenere piuttosto che un qualcosa da cui lasciarsi guidare e ispirare. 

Avere obiettivi e/o modelli di riferimento può aiutare ad orientarsi. Il punto sta nel come tutto ciò viene vissuto. La cosa più funzionale è avere un approccio sereno che tenga conto tanto delle cose ancora da sviluppare, quanto dei progressi fatti affinché si possano alimentare un senso di soddisfazione e un desiderio costruttivo di continuare a migliorare. 

Accettare gli errori e promuovere la gentilezza

Quanto è pericoloso fare errori? 

Capita spesso, purtroppo, che non fare la cosa “giusta” venga confuso con fallire e questo ci porta a pensare di non avere abbastanza valore. 

Sbagliare potrebbe esporci al giudizio o alla delusione degli altri, è vero. 

Così come spesso si tollera poco la possibilità di fallire, è altrettanto impegnativo imparare a perdonarsi ed essere gentili nei propri confronti. Spesso si tende a credere che un errore possa vanificare quanto costruito fino a quel momento o che non ci siano nuove possibilità per fare qualcosa di diverso. È qui bisogna riflettere. È qui che bisogna innescare delle nuove convinzioni in cui il fatto di poter sbagliare viene visto come parte di un processo e non come una sentenza definitiva sul valore di un singolo individuo. 

Evitare il confronto quando non è costruttivo

Un ultimo punto su cui concentrarsi è quello legato ai social media, strumenti tanto potenti e ricchi di opportunità quanto, a volte, deleteri se usati in modo improprio. Nel mondo virtuale il confronto con gli altri è a portata di click. Le persone sono sottoposte a numerosi stimoli che possono poi dare il via a tutta una serie di riflessioni, osservazioni, valutazioni e meccanismi di paragone non sempre costruttivi. Per cercare di tutelarsi rispetto a questo fatto, è fondamentale interiorizzare un concetto: non tutto ciò che è online è reale

L’importanza della consapevolezza

Avere questa consapevolezza è fondamentale per ridimensionare il valore che si dà ai contenuti proposti in rete, in modo da poterli accogliere con un certo spirito critico e non passivamente. 

Ma forse allora non sarebbe tutto più semplice se ognuno si liberasse del proprio smartphone? 

Per rispondere a questa domanda si richiama questa citazione: 

“Un uccello posato su un albero non ha mai paura che il ramo si spezzi, perché la sua sicurezza non sta nel ramo, ma nelle proprie ali”.

-Adah Vigo-

Questo per dire che il punto della questione non è nei mezzi o nelle circostanze in cui ogni persona può trovarsi, per quanto queste siano comunque rilevanti. 

Il punto sta nell’essere sempre più consapevoli di se stessi, dei propri bisogni, dei propri desideri. Questo può far sì che anche i meccanismi di confronto e paragone che, in quanto esseri umani, appartengono a tutti, possano essere vissuti nel modo più funzionale possibile, non quindi come una pesante aspettativa da soddisfare a tutti i costi, ma come una serena ispirazione ad essere persone migliori. 

L’articolo è stato scritto da Sara e Ilaria, volontarie dell’Associazione

Sitografia:

https://poliambulatorisangaetano.it/news_psiche/perdere-la-propria-identita/

https://www.andreagalleschi.it/2020/06/15/il-confronto-con-gli-altri/

https://www.psicologaroma.org/index.php/articoli/autostima-e-crescita-personale/item/imparare-ad-ascoltarsi-per-ritrovare-se-stessi

https://lamenteemeravigliosa.it/connettersi-con-se-stessi/

https://filosofiainmovimento.it/lin-se-ed-il-per-se-nellaut-aut-kierkegaardiano-come-hegel-permea-in-penombra-la-struttura-esistenziale-kierkegaardiana/

https://www.psicoterapeutadantuonovenezia.it/disturbi-alimentari/

https://www.leneuroscienze.it/wp/2020/12/05/autosabotaggio/


Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
Zona Mercato 85038 Senise (PZ)
P.Iva 01779910767