Il giusto approccio: come migliorare la qualità delle cure per DCA

il giusto approccio: come migliorare la qualità delle cure per DCA

I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono condizioni biopsicosociali complesse che pongono sfide significative alla diagnosi, al trattamento e alla prevenzione delle ricadute. Chiedere aiuto per coloro che soffrono di DCA dovrebbe essere l’inizio di un percorso verso la guarigione e non un ulteriore ostacolo. 

La situazione attuale 

La bassa percentuale (19-36%) di persone con disturbi alimentari che accede alle cure in un anno, rispetto a chi soffre di depressione o altri disturbi mentali, sottolinea la necessità di una maggiore attenzione e di interventi mirati per far far fronte a questa condizione di sotto-trattamento

Non è raro che le persone con disturbi alimentari aspettino anni affinché la loro condizione venga adeguatamente riconosciuta e affrontata dagli operatori sanitari. Questi ritardi possono peggiorare gli impatti sulla salute mentale e fisica dei disturbi alimentari non trattati e consolidare ulteriormente lo stigma interiorizzato.

Diversi fattori concorrono a spiegare i bassi tassi di accesso a trattamenti appropriati per i disturbi alimentari. Tra questi si annoverano: lo stigma sociale, le difficoltà di accesso alle cure, la scarsa alfabetizzazione in materia di salute mentale, fattori personali, nonché la preparazione e le competenze dei professionisti sanitari.

Lo stigma percepito contro le cure di qualità per DCA

Diverse ricerche hanno mostrato chiaramente come lo stigma sia il più grande ostacolo per chi cerca aiuto per un Disturbo Alimentare.

L’esperienza di stigma percepito, derivante da giudizi o biasimi degli operatori sanitari, può amplificare il preesistente senso di isolamento e sofferenza psicologica nelle persone con disturbi alimentari. Questo stigma si manifesta attraverso segnali impliciti o espliciti che portano gli individui a sentirsi incompresi e colpevolizzati per la loro malattia.

Questo fattore contribuisce a indebolire lalleanza terapeutica, portando i pazienti a maggior reticenza nel condividere dettagli importanti sui loro sintomi, stato emotivo o esigenze di trattamento. Questi sono tutti aspetti cruciali che i professionisti sanitari devono conoscere per guidare un’assistenza efficace.

Questa mancanza di comunicazione aperta e fiducia può ostacolare il recovery. La ricerca mostra che i tassi di abbandono possono essere elevati negli ambienti di trattamento dei disturbi alimentari, raggiungendo fino al 73% nelle cure ambulatoriali e il 51% in quelle ospedaliere, suggerendo la necessità di relazioni terapeutiche di supporto e non giudicanti.

Un approccio terapeutico compassionevole 

La ricerca evidenzia che un approccio terapeutico improntato alla compassione e alla centralità della persona favorisce significativamente l’efficacia del trattamento, gettando le basi per una relazione di fiducia e collaborazione

Questo cambiamento si concretizza nell’ascolto attivo e nella validazione dell’esperienza individuale. Questi sono elementi che contribuiscono a creare un ambiente inclusivo e non giudicante, in cui le persone si sentono comprese e valorizzate.

Per favorire il recupero dalle persone con disturbi alimentari, è cruciale riconoscere la complessità di tali disturbi, andando oltre il peso e l’aspetto fisico. Questo permette alle persone di aprirsi e impegnarsi nel trattamento, sviluppando resilienza e fiducia nelle proprie capacità di recovery. E soprattutto, annulla il timore di rimanere incomprese o ignorate. 

Cosa possono fare i professionisti in DCA per garantire cure di qualità?

I professionisti sanitari rivestono un ruolo cruciale nel plasmare positivamente il percorso di recovery delle persone con DCA. Ciò implica un costante impegno nell’auto-riflessione sui propri pregiudizi. Ciò a integrazione di una pratica riflessiva con una formazione continua sullo stigma e sulle pratiche inclusive per offrire un’assistenza efficace e compassionevole.

Promuovendo un ambiente terapeutico che supporti sia il recupero psicologico che quello fisico, i professionisti clinici incoraggiano le persone a superare le etichette stigmatizzanti e a partecipare attivamente al proprio processo di guarigione.

Politiche di servizio che promuovono la formazione anti-stigma e la comprensione delle diverse esperienze di DCA sono essenziali per trasformare la cultura dell’assistenza e costruire un sistema sanitario più inclusivo e solidale.

L’articolo è stato scritto da Elisa, volontaria dell’Associazione

Contenuto a cura di Animenta

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