Il ruolo dell’autoefficacia nei  Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione

il ruolo dell'autoefficacia nei disturbi dell'alimentazione e nutrizione

I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (DAN) sono, senza dubbio, una delle patologie più complesse esistenti. La complessità è legata, in parte, alla sovrapposizione di fattori genetici, biologici, culturali, sociali e relazionali. Nessuno di questi aspetti è responsabile del DAN di per sé: non è colpa soltanto della famiglia, né soltanto dei geni o della sola cultura della dieta. I DAN sono correlati con diversi aspetti cognitivi ed emotivi. Che essi siano cause o conseguenze della patologia, non è ancora sufficientemente chiaro. Oggi approfondiremo insieme come l’autoefficacia sia correlata ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione.

Ma cos’è l’autoefficacia?

L’autoefficacia è la consapevolezza di saper controllare determinati aspetti del proprio funzionamento psicologico e sociale. Tale consapevolezza di noi stessi ci permette di stabilire mete e obiettivi, altrimenti difficili da immaginare. 

Esiste una declinazione di autoefficacia anche nell’ambito alimentare. In questo caso, come emerge dalla letteratura scientifica, la percezione di un’autoefficacia alimentare sembra associata al controllo del peso e a un comportamento alimentare regolato.

Come nasce?

L’autoefficacia, introdotta da Albert Bandura, si riferisce alla convinzione di una persona riguardo alla propria capacità di compiere con successo un determinato comportamento o di raggiungere un obiettivo specifico. In altre parole, è la fiducia di un individuo nelle proprie capacità di affrontare efficacemente le sfide e di produrre risultati desiderati.

Importanza dell’autoefficacia nei DAN

Nel contesto dei DAN, l’autoefficacia gioca un ruolo cruciale nel processo di guarigione e nel mantenimento dei cambiamenti comportamentali. 

I pazienti affetti da DAN spesso presentano una bassa autoefficacia riguardo alla gestione del proprio comportamento alimentare e alla capacità di recuperare il controllo sulla propria vita. Questa mancanza di fiducia può ostacolare il progresso nel trattamento e contribuire alla persistenza dei sintomi.

Il trattamento 

A livello trattamentale, è essenziale riconoscere l’importanza dell’autoefficacia e lavorare attivamente per rafforzare questa convinzione nei pazienti con DAN. 

L’obiettivo del trattamento sarà quello di  ridurre i comportamenti di evitamento legati ai cibi temuti o ai luoghi associati all’episodio alimentare incontrollato, aumentando così la fiducia del paziente nelle proprie capacità di gestire le situazioni temute. 

Ciò può essere raggiunto attraverso una varietà di strategie terapeutiche, tra cui:

1. Educazione e informazione: Fornire ai pazienti informazioni accurate sui DAN, inclusi i fattori di rischio, i sintomi e le opzioni di trattamento disponibili, può contribuire a aumentare la loro fiducia nel processo di guarigione.

2. Formulazione di obiettivi realistici: Collaborare con i pazienti per stabilire obiettivi realistici e raggiungibili relativi al comportamento alimentare e al benessere generale può aiutare a incrementare la fiducia nelle proprie capacità.

3. Strategie di coping: Insegnare ai pazienti tecniche di coping efficaci per affrontare le sfide quotidiane legate ai DAN può aiutare a migliorare la loro percezione di autoefficacia e ad aumentare il senso di controllo.

4. Rinforzo positivo: Riconoscere e celebrare i successi dei pazienti lungo il percorso della guarigione può contribuire a rafforzare la loro fiducia nelle proprie capacità.

Il potere del gruppo nel rafforzamento dell’autoefficacia

Inoltre, il supporto sociale e la partecipazione a gruppi di sostegno possono svolgere un ruolo importante nel migliorare l’autoefficacia nei pazienti con DAN. Il sostegno emotivo e pratico fornito da familiari, amici o altri individui che hanno esperienza con i DAN può contribuire a aumentare la fiducia dei pazienti nelle proprie capacità di superare le difficoltà legate ai disturbi alimentari. 

Come viene sostenuto nell’articolo di Arghavan Salles, considerare i fattori sociali è fondamentale quando si tratta di comprendere la fiducia degli individui. È possibile che un ambiente psicologicamente sicuro favorisca un maggiore senso di autoefficacia, e viceversa. 

Molte persone con DAN presentano difficoltà nelle relazioni sociali e nell’affrontare situazioni interpersonali, pertanto integrare il training delle abilità sociali nella terapia può aiutare i pazienti a sviluppare competenze per comunicare in modo efficace, chiedere supporto e gestire conflitti. Migliorando la loro capacità di interagire con gli altri, i pazienti possono sperimentare un aumento della fiducia nelle proprie capacità di affrontare le sfide quotidiane.

Durante il recovery il senso di autoefficacia può variare

È importante riconoscere che il processo di recupero dai DAN è un percorso individuale e complesso. I pazienti possono sperimentare alti e bassi nel loro percorso verso la guarigione, e la percezione della propria autoefficacia può variare in base alle circostanze e agli eventi della vita quotidiana. Pertanto, è essenziale che i professionisti della salute mentale adottino un approccio personalizzato nel lavorare con i pazienti con DAN, tenendo conto delle loro esperienze, delle loro sfide e delle loro risorse personali.

Incoraggiare i pazienti a tenere traccia dei loro successi e dei progressi compiuti nel trattamento può essere un modo efficace per aumentare la fiducia nelle proprie capacità. Questo può includere il registro dei comportamenti alimentari salutari, delle esperienze positive durante le interazioni sociali o dei momenti in cui sono state utilizzate con successo le strategie di coping apprese durante la terapia.

In conclusione, l’autoefficacia svolge un ruolo fondamentale nel trattamento dei Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione. A livello terapeutico è importante lavorare attivamente per aumentare la fiducia dei pazienti nelle proprie capacità, al fine di favorire il progresso nel trattamento e migliorare il loro benessere complessivo.

Bibliografia

– Bandura, A. (1977). Self-efficacy: Toward a unifying theory of behavioral change. Psychological Review, 84(2), 191-215.

– Fairburn, C. G. (2008). Cognitive behavior therapy and eating disorders. The Guilford Press.

– Fairburn, C. G., & Harrison, P. J. (2003). Eating disorders. *The Lancet, 361*(9355), 407-416.

– Hay, P., Chinn, D., Forbes, D., Madden, S., Newton, R., Sugenor, L., … & Ward, W. (2014). Royal Australian and New Zealand College of Psychiatrists clinical practice guidelines for the treatment of eating disorders. Australian & New Zealand Journal of Psychiatry, 48(11), 977-1008.

Sitografia

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1471015305000371

L’articolo è stato scritto da Giovanna e Emilia, volontarie dell’Associazione

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