“Nella primavera della quinta elementare trascorrevo i pomeriggi a giocare nel bosco fangoso dietro casa, per poi rientrare con legnetti tra i capelli e mangiare allegramente e con gusto qualsiasi merenda mia madre mi preparasse. Con l’inizio della prima media in autunno, incanalai le mie energie altrove. Cominciai a preoccuparmi dei miei vestiti, dei miei capelli e, soprattutto, del mio corpo. Facevo di tutto per evitare le merende di mia madre e la maggior parte degli altri cibi. Al Ringraziamento ero spaventosamente magra. A Natale ero in terapia intensiva.
Per lungo tempo ho attribuito l’insorgenza della mia anoressia allo stress della transizione dalle elementari alle medie. Questo unito a una personalità predisposta all’ossessività e alla rigidità. Di recente, però, stavo leggendo un romanzo in cui il personaggio principale accennava brevemente al fatto che i Disturbi Alimentari, nelle donne, tendono a insorgere nel periodo della perimenopausa, proprio come durante l’adolescenza. Mi si accese una lampadina: queste due fasi della vita sono caratterizzate da importanti cambiamenti ormonali. Gli ormoni possono provocare lo sviluppo di un Disturbo Alimentare? Ho scoperto che la risposta è: sì, in parte”.
È a partire da questo racconto che Kate Willsky, scrittrice freelance americana che si occupa di salute fisica e mentale, affronta un tema fondamentale. È così che la scrittrice inizia a parlare della correlazione tra cambiamenti ormonali e Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA).
Citando diverse ricerche sull’argomento, Willsky evidenzia che si tratta di una correlazione a doppio senso. Da un lato, i comportamenti alimentari disfunzionali tipici dei DCA possono determinare conseguenze rilevanti a livello ormonale. Dall’altro, è stato dimostrato che i cambiamenti ormonali caratteristici di fasi come l’adolescenza o la menopausa possono contribuire, insieme a numerosi altri fattori, allo sviluppo di un Disturbo Alimentare.
Le conseguenze dei Disturbi Alimentari sull’equilibrio degli ormoni
Come afferma Willsky, è ormai appurato che i Disturbi Alimentari provocano cambiamenti ormonali. La prolungata astensione dal cibo caratteristica dell’anoressia può comportare una riduzione del livello di estrogeni e progesterone nelle donne, spesso accompagnato da amenorrea. Anche la bulimia può causare disfunzioni mestruali e alterare i livelli degli ormoni sessuali. Cortisolo alto, resistenza all’ormone della crescita e insulina bassa costituiscono ulteriori esempi delle conseguenze ormonali dei DCA.
Questa tematica viene trattata in modo approfondito in un articolo pubblicato sul blog di Avalon Hills, una struttura americana specializzata nel trattamento di Disturbi Alimentari. L’articolo spiega che i comportamenti alimentari disfunzionali alterano il delicato equilibrio dell’organismo. In particolare si parla del sistema endocrino, con effetti sul metabolismo, sulla fertilità e sugli ormoni dello stress.
- Effetti sul metabolismo. Per metabolismo si intende l’insieme delle reazioni chimiche che avvengono all’interno dell’organismo per permetterci di crescere, mantenere i livelli di energia e rispondere all’ambiente che ci circonda. Una patologia alimentare influisce su molti ormoni coinvolti nella regolazione del metabolismo corporeo. Tali cambiamenti ormonali costituiscono una risposta al fatto che l’organismo ha difficoltà a reperire le sostanze nutritive e cerca di risparmiare energia. Inoltre, i Disturbi dell’Alimentazione possono causare ipotiroidismo. Esso è definito dal Manuale MSD come una “condizione di ipoattività della tiroide che determina una ridotta produzione di ormoni tiroidei e un conseguente rallentamento delle funzioni vitali”.
- Effetti su fertilità e gravidanza. Le abitudini alimentari disordinate tipiche dei DCA possono provocare alterazioni degli ormoni riproduttivi. Tra questi ricordiamo la leptina, responsabile della regolarità delle mestruazioni, della libido, della salute del cuore e di quella delle ossa. Di conseguenza, alcune donne avranno cicli mestruali irregolari, altre ne sperimenteranno l’interruzione, altre ancora andranno incontro a infertilità. I Disturbi del Comportamento Alimentare possono avere un impatto anche sulla gravidanza. Bassi livelli di leptina sono stati collegati a un maggior rischio di parto cesareo, depressione postnatale, aborto spontaneo, parto difficoltoso e parto prematuro.
- Effetti sugli ormoni dello stress. Per quanto riguarda gli ormoni dello stress, il cortisolo è un ormone che aiuta l’organismo a rispondere allo stress aumentando i livelli di zucchero nel sangue, rallentando processi non essenziali come la digestione e sopprimendo la risposta immunitaria. Le persone affette da Disturbi Alimentari spesso presentano livelli di cortisolo elevati, dovuti allo stress della loro condizione. Ciò può provocare ansia, disturbi del sonno e problemi gastrointestinali. Inoltre, un eccesso di cortisolo può influire sulla capacità dell’organismo di guarire e di combattere le infezioni.
Il ruolo degli ormoni nello sviluppo di un Disturbo Alimentare
Varie ricerche suggeriscono che le fluttuazioni ormonali tipiche dell’adolescenza e della menopausa possono rientrare fra le molteplici cause all’origine di un Disturbo del Comportamento Alimentare. Nel suo articolo, Kate Willskyapprofondisce questo aspetto citando diversi esperti, tra cui Pamela Keel, ricercatrice e professoressa di psicologia presso la Florida State University.
“È dimostrato che determinati ormoni contribuiscono al rischio di insorgenza dei Disturbi Alimentari e alla persistenza degli stessi”, ha affermato l’esperta.
La correlazione è chiara. Le ricerche rivelano che le patologie alimentari tendono a presentarsi soprattutto in periodi “critici o delicati” di cambiamento degli ormoni riproduttivi. È ampiamente noto che la pubertà, la fase in cui inizia la vita riproduttiva di una donna, rappresenta un periodo ad alto rischio di insorgenza di Disturbi Alimentari. Appare quindi naturale che le donne siano più vulnerabili a queste malattie anche nel periodo della menopausa, quando si interrompono le mestruazioni. Anche i cambiamenti ormonali caratteristici della gravidanza possono costituire un rischio: per alcune donne, la gravidanza stessa rende più probabile lo sviluppo del Binge Eating Disorder, mentre i rapidi cambiamenti ormonali post partum possono determinare ricadute di altri Disturbi Alimentari.
Ormoni riproduttivi: come influiscono sui comportamenti alimentari?
Naturalmente, gli ormoni da soli non possono causare un Disturbo Alimentare. Queste malattie derivano da una complessa interazione di cause, tra cui fattori genetici, psicologici e ambientali.
Tuttavia, gli ormoni potrebbero svolgere un ruolo più importante di quanto ritenuto finora. La ricerca si è concentrata perlopiù sugli ormoni riproduttivi, suggerendo che gli estrogeni, il progesterone e il testosterone influenzano sia l’alimentazione regolare che quella disfunzionale.
“È sempre più evidente che gli ormoni gonadici possono contribuire allo sviluppo di un Disturbo Alimentare e giocare un ruolo nel perpetuarsi di un’alimentazione disordinata”, ha dichiarato Margherita Moscolo, direttrice sanitaria di Alsana, un centro di cura di Disturbi Alimentari americano. “A livello generale, le ricerche indicano che il progesterone, che viene secreto dopo l’ovulazione, può portare a comportamenti di abbuffata, mentre gli estrogeni tendono a inibire l’assunzione di cibo”. Riportando questa citazione, Kate Willsky afferma che, alla luce di tutto ciò, non può fare a meno di chiedersi se la sua ricaduta negli anni dell’università fosse legata al contraccettivo contenente estrogeni che aveva appena iniziato ad assumere.
DCA e ormoni: tra stereotipi e scarsa informazione
Niente di tutto ciò fa parte del sapere comune. “In generale, i medici ricevono circa un’ora di formazione sui Disturbi Alimentari alla facoltà di medicina”, ha sottolineato Katherine Hill, viceresponsabile delle questioni mediche presso Equip, una piattaforma di teleassistenza per il trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare. “Per cui, a meno che un medico non sia particolarmente preparato sui Disturbi Alimentari, molti di loro non pensano di informare le pazienti su queste malattie nei periodi ad alto rischio, come la pubertà, la gravidanza o la menopausa”.
La mancata attenzione verso i Disturbi Alimentari ha conseguenze significative, dal momento che si tratta di malattie comuni e letali. Secondo Hill, in un mondo ideale lo screening dei Disturbi Alimentari sarebbe una prassi, specie nelle persone che stanno attraversando importanti transizioni ormonali. In effetti, ha affermato Moscolo, “anche se il picco di insorgenza si riscontra durante la pubertà, i Disturbi Alimentari colpiscono le donne nel corso dell’intero arco di vita”. Ma a causa delle lacune nella formazione medica e degli stereotipi imperanti sulle persone colpite dai Disturbi Alimentari, probabilmente molte patologie alimentari nelle donne adulte non vengono diagnosticate.
I ricercatori sottolineano che sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio la relazione causale tra ormoni e Disturbi Alimentari. Ma secondo Willsky, ciò che sappiamo finora evidenzia, ancora una volta, che i Disturbi del Comportamento Alimentare non sono mera vanità e che possono derivare anche da fattori fisiologici. La scrittrice conclude il proprio articolo chiedendosi: “Quindi, è stata la pubertà a scatenare la mia anoressia in prima media? La pillola anticoncezionale ha contribuito alla mia ricaduta?”. Willsky sa che non esiste una risposta definitiva, in quanto l’eziologia dei Disturbi Alimentari è estremamente complessa.
“La mia personalità, l’ambiente, la società: tutti questi fattori hanno certamente contribuito. Ma gli ormoni hanno un’importanza considerevole, e nonostante siano necessarie ulteriori ricerche, mi sento di concludere che il loro ruolo nella storia della mia anoressia è pari a quello degli articoli di riviste che mi istruivano su come avere le cosce magre.”
Una nuova narrazione per raccontare i Disturbi Alimentari
Una narrazione sui Disturbi Alimentari che tocchi anche questi aspetti è fondamentale affinché lo stereotipo che li dipinge come malattie autoinflitte venga scardinato. Inoltre, è importante che le persone che soffrono di DCA sappiano che all’origine della loro condizione vi è una combinazione di fattori di varia natura. Tale consapevolezza potrebbe aiutarle a superare il senso di vergogna e di colpa che spesso si accompagnano alla malattia.
Infine, sarebbe doveroso dedicare maggiore attenzione a questi argomenti nell’ambito della formazione medica. In questo modo si potrà migliorare la prevenzione dei Disturbi Alimentari e garantire una diagnosi e cure tempestive a chiunque ne soffra.
L’articolo è stato scritto da Sofia, volontaria dell’Associazione