La solitudine e i disturbi alimentari: la riflessione di Fabiana

La solitudine e i disturbi alimentari: la riflessione di Fabiola

Esistono molte persone al mondo, tra adulti e ragazzi/e, che in qualche modo hanno sofferto o soffrono di disturbi alimentari (DCA). Questa patologia si manifesta in diversi modi e causa forti disagi con il proprio corpo e soprattutto con la propria salute psicologica. Questo rende i soggetti affetti da DCA vulnerabili anche nella sfera della vita sociale e, spesso, è necessario fronteggiare ulteriori problemi come la depressione e la solitudine.

Cosa dice la ricerca in merito alla solitudine

Proprio negli ultimi anni infatti la ricerca ha evidenziato il ruolo della solitudine come fattore estremamente influente nell’insorgenza e nel mantenimento dei comportamenti tipici di chi soffre di DCA. Molte persone provano, infatti, un senso di solitudine anche all’interno di una vita piena di attività, tra lavoro e impegni: è una solitudine nascosta, che può aiutare o alimentare ciò che un DCA comporta.

Nello sviluppo di un disturbo alimentare, la solitudine precede spesso l’isolamento sociale, derivante da esperienze di vita che fanno sentire diversi dagli altri. Da qui nasce l’idea che “c’è qualcosa di sbagliato in me o su di me”, tanto da spingere chi soffre di DCA ad allontanarsi ancora di più dagli altri. 

Ma cosa ci porta ad essere soli?

Nel complesso mondo dei disturbi alimentari ci sono degli elementi chiave che possono portare a provare estrema solitudine. Tra questi possiamo trovare il senso di inadeguatezza, l’incapacità di relazionarsi con il prossimo, l’avere una visuale “distorta” di sé. Il timore del confronto con altre persone, la paura di non poter soddisfare a pieno le nostre aspettative e quelle altrui: tutto questo è terreno fertile per l’isolamento sociale e i sentimenti di solitudine. Nascondersi dentro se stessi ed isolarsi (avendo spesso difficoltà anche in campo lavorativo), rinunciare a stare con gli amici o semplicemente a mangiare in compagnia sono dei meccanismi di difesa che sembrano aiutare, proteggere e salvare chi soffre. In realtà tali meccanismi spingono il soggetto sempre più in profondità nella sua sensazione di solitudine. Una solitudine nascosta dietro la maschera della malattia, dietro i suoi comportamenti tipici e le sue preoccupazioni.

Il ruolo dei cari nella lotta alla solitudine

Chi soffre di DCA, come chi soffre di altre patologie fisiche o mentali, rischia di incorrere in innumerevoli situazioni che possono far sentire la persona sola, non ascoltata e non considerata. Purtroppo, tra queste, può capitare che siano gli operatori medici, i famigliari o gli amici a perpetuare, inconsciamente, questa sensazione di isolamento. Comprendere appieno il disagio che comporta soffrire di disturbi alimentari è difficilissimo, ma c’è qualcosa che può comunque avvicinarci alla persona che sta soffrendo. 

Dimentichiamo i giudizi o le parole inquisitorie, ascoltiamo attentamente i discorsi che fanno le persone che più amiamo e che stanno soffrendo, offriamo loro una spalla su cui appoggiarsi nel momento del bisogno. Non c’è bisogno di comprendere cosa significhi vivere con un DCA per aiutare qualcuno e stargli vicino: basta aprire la mente e il cuore a nuove prospettive e camminare accanto a chi soffre nei numerosi passi che porteranno alla guarigione. 

Perchè per quanto sia dura, la guarigione è possibile ed è più facile con qualcuno accanto che ci sostiene.

L’articolo è stato scritto da Fabiana, volontaria dell’Associazione

Contenuto a cura di Animenta

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