L’amore: lo spiraglio di luce quando tutto è buio

l'amore: lo spiraglio di luce quando tutto è buio

Scrivere e parlare di amore in prima battuta può risultare banale, facile, semplice.

 In fondo, di amore ne sentiamo parlare tutti i giorni: è sulla bocca di tuttə, eppure è un sentimento con così tante sfaccettature che diventa difficile districarsi in questi innumerevoli dettagli e descriverli tutti.

“Amare” nei nostri ricordi

Alla domanda “cos’è l’amore?” , dunque, ho riflettuto molto.

Mi sono venute in mente immagini, o meglio, ricordi che ho conservato a lungo dentro al mio cuore. 

Ho pensato all’amore che ho provato per la gatta con cui ho condiviso l’infanzia: un amore puro e semplice di una bambina che trovava rifugio nel parlarci assieme. Ricordo le volte in cui non vedevo l’ora che la campanella a scuola suonasse perché dovevo andare da lei. 

Ricordo quando la cullavo così tanto tra le mie braccia da farla addormentare, e mi si riempiva il cuore di gioia nel sentirla fare le fusa.

Ho pensato ai giochi che facevamo io e mio fratello, quando trasformavamo il letto a castello in un aereo e i pupazzi, l’infinità di pupazzi, in una marea di passeggeri da salvare in preda alla tempesta. 

Ogni amore è diverso da un altro…

L’amore è qualcosa che per anni abbiamo provato a spiegare. Tuttə. 

Qualcuno ha cantato l’amore, perché gli veniva meglio così. 

E qualcuno lo ha dipinto, invece. 

Si declina in così tanti gesti, dalla cura al perdono, che l’amore risulta nient’altro che essere un’esperienza personale e soggettiva. 

E quindi ognuno pratica, canta, scrive e dipinge il suo di amore. Quello che ha imparato. Quello che immagina e che sente. E ogni amore è diverso da un altro. E ognuno ama in modo diverso. 

So per certo però che l’amore, di qualsiasi forma esso sia, è fatto di scelte. Che è qualcosa che si impara. Che a volte, quando manca, ci fa ammalare. 

So che scorre, senza intoppi. Che le scelte sono fatte col cuore, che non ci sono sacrifici avvertiti come tali, ma gesti incondizionati di affetto verso qualcuno a cui teniamo.

Non ha sotterfugi o schemi. Non chiede niente indietro. Ed è bello proprio così com’è. 

Ma l’amore che cos’è?

Ma l’amore che cos’è?

Vedi come è bella la vita anche solo per un momento

L’amore che cos’è quest’onda che ci trasporta e chissà dove ci porta 

La senti amore quest’onda che viene e va e ci invade anche l’anima, ci fa nascere e morire finché si può 

Ma l’amore che cos’è? Nessuno ce lo può spiegare; ma l’amore cosa fa? Può farci tutto ma non del male.»

L’amore che cos’è, Luca Carboni

Quando si parla di amore di solito ci si riferisce all’amore tra due persone, alla relazione di coppia. Ci si dimentica che è invece qualcosa di molto più grande, che ci circonda sempre, in ogni circostanza. Basta fermarsi un attimo ad osservare per coglierlo intorno a noi. 

Ricordo che questa cosa mi aveva colpito molto quando in seconda media il professore di lettere ci aveva fatto riflettere sul significato che diamo all’amore. Siamo abituati a pensarlo come il sentimento che lega due persone di sesso opposto, anche per condizionamento sociale, nella relazione amorosa. Eppure, è molto di più. 

Amare sé stessi

C’è amore nelle tagliatelle al ragù preparate dalla nonna per i nipoti, nel bacio in fronte di una madre al proprio figlio, nel padrone che porta a spasso il cane al parco, nella mano che accarezza il gatto, nell’aperitivo con gli amici il venerdì sera, nel messaggio mandato a quella persona che non senti da tempo, negli occhi di chi ammira un’alba o un tramonto.

Soprattuto, l’amore non si può provare solo verso altre persone, cose, animali, situazioni. L’amore può, deve, anche essere verso se stessi. No, non è egoismo è anzi forse la forma più alta d’amore. Perché a volte anche le frasi fatte, dette e stradette, come “impara ad amare prima te stesso e poi riuscirai ad amare gli altri” hanno un fondo di verità. 

E cosa vuol dire amare sé stessi? Vuol dire imparare a volerci bene, a prenderci cura di noi. Ad ascoltarci, nella nostra mente e nel nostro corpo. 

E no, non ha nulla, o quasi, a che fare col piacersi. É un concetto ben più ampio. Comprende il staccare la spina quando ci sentiamo sopraffatti, mangiare la pizza e poi il gelato quando ne sentiamo il desiderio, dedicarci alle nostre passioni, rivolgerci parole di gentilezza. Troppo spesso siamo noi stessi i nostri critici più severi. Vediamo in noi solo i difetti, fisici e caratteriali e ci perdiamo tutto il resto. Così facendo via via non solo perdiamo la capacità di amarci, ma anche di lasciarci amare. Troppo spesso ci chiudiamo nelle nostre convinzioni, che sono solo nostre, dettate dalla nostra autocritica. “Sono troppo brutt*/ troppo grass*/ troppo timid*/ ecc… per meritarmi di essere amata”. 

Ma l’amore non è qualcosa che si merita o si guadagna o soddisfando certi criteri. Va oltre: chi ci ama davvero non bada al peso sulla bilancia, al colore dei nostri capelli, al numero di nei sul nostro corpo, al voto che prendiamo all’esame di storia, al conto in banca, al numero di amici con cui usciamo e via dicendo. 

L’amore non giudica e non provoca sofferenza. Permettiamo a chi ci sta intorno di amarci. L’amore è uno spiraglio di luce anche quando è tutto buio. L’amore ci può davvero salvare se gli permettiamo di invaderci il cuore in tutte le sue forme.

L’articolo è stato scritto da Martina e Silvia, volontarie dell’Associazione

Contenuto a cura di Animenta

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