Cara Mamma, caro Papà,
non è colpa vostra.
Oggi mi voglio ritagliare questo spazio per dedicare queste mie parole a voi, colonne portanti della mia vita, nella speranza che tutto ciò possa essere d’aiuto a qualche ragazzo/a, ma soprattutto a qualche genitore che si trova ad affrontare una situazione a prima vista insormontabile.
Quando tutto è iniziato..
Quando sono entrata in questo vortice, ho iniziato ad odiarvi. Ho iniziato a vedervi come i miei nemici,
perché volevate soltanto, in tutti i modi, tirarmi fuori da questa situazione sconosciuta. Credo che una delle paure più grandi di un genitore sia proprio la non conoscenza di questa malattia e la totale incapacità di gestire una situazione che è spesso troppo grande da sostenere.
Vi voglio in primo luogo chiedere scusa per tutte le discussioni, per i giorni NO, per le lacrime versate, per esservi sentiti, troppe volte, impotenti. Vorrei anche ringraziarvi perché senza il vostro esempio di vita e senza la vostra tenacia probabilmente oggi non sarei qui a scrivere queste parole. Sono immensamente grata per la vita che mi avete donato e per non aver mai abbandonato la mia mano nei momenti più difficili.
Non è colpa vostra
Cari genitori, prima importante cosa da sapere, non è colpa vostra. Qualsiasi Disturbo del Comportamento Alimentare nasce per svariate ragioni. Io nella mia piccola esperienza di vita posso dire con certezza che ho sentito tantissime esperienze diverse che hanno alla base i motivi e le storie di vita più varie.
Non siete voi il problema. È fondamentale partire da questa consapevolezza, perché è davvero importante capirlo per poter aiutare un figlio che purtroppo attraversa una fase della vita così complicata.
Detto questo, ci vuole pazienza. E non poca. Ci vuole anche un immenso desiderio di donare costante amore. Non sarà facile. Non è un percorso semplice anche perché di solito vi trovate a ricoprire un ruolo piuttosto scomodo. Non scoraggiatevi. Dopo la tempesta, c’è sempre il sole.
Delle fasi importanti
I Disturbi Alimentari si caratterizzano per due importanti fasi in cui i comportamenti dei genitori possono
svolgere un ruolo fondamentale. In un primo periodo, la cosiddetta “luna di miele” con la malattia, tutto sembra essere bello, facile e soprattutto si prova una grande soddisfazione, ma è tutta apparenza. In questo periodo può essere davvero difficile, per un genitore, avere un rapporto sereno con un figlio poichè la persona è all’inizio della malattia e molto probabilmente non ne è consapevole di ciò a cui sta andando incontro. La seconda e più importante fase è, appunto, quella della consapevolezza. Il riconoscere e l’accettare di avere a che fare con un Disturbo del Comportamento Alimentare potrebbe facilitare l’apertura al dialogo, nonostante non vi sia una regola esatta valida sempre e comunque.
Non ce l’abbiamo con voi
Nessuno ce l’ha con voi. Nessuno vi vuole mentire per il gusto di farlo. Non è che non vogliamo avere più avere un rapporto con voi. Spesso quel modo di comportarsi così scontroso e rigido è il frutto della malattia, non di un capriccio.
L’impotenza è forse il sentimento peggiore che un genitore prova. E in questi casi che si fa? Ancora una volta, purtroppo, non c’è un manuale universalmente valido. Continuare a donare amore e supporto, cercando una soluzione che sia condivisa, potrebbe essere un primo grande passo.
Un figlio non potrà mai fare a meno del proprio genitore. E anche nei giorni in cui vi
sentirete più odiati o mal visti, ricordate che forse la sfida più grande, e la cosa più utile, è restare. Restare lì, vicino ai propri figli, continuando a donarsi pur non ricevendo nulla in cambio.
Ultimo piccolo e fondamentale aspetto: trasmettere fiducia e coltivare la speranza. Dai Disturbi Alimentari si guarisce. Grazie alla terapia e dalla terapia, ognuno può imparare qualcosa. Può crescere, diventare più forte, più consapevole. È una malattia che ha bisogno di tempo: per scoprirla, per accettarla e per lasciarla andare via.
Lasciare andare…
Lasciare andare. Forse una delle cose più dure da fare. Ma in questo momento il ruolo di un genitore può fare la differenza. Accompagnare i figli in ogni fase della malattia è fondamentale. E se loro vi respingeranno, restare lì, magari un passo indietro a loro, può essere un grande dono. Ne hanno bisogno, anche se non ve lo diranno mai. E quando, in seguito ad un percorso di vita (così mi piace descriverla la terapia), riusciranno a riprendersela, quella vita, è lì che vedrete la loro rinascita. Ed è lì che vi renderete conto di quanto tutto l’amore donato abbia portato i suoi frutti.
L’articolo è stato scritto da Cecilia, che ha dedicato una lettera ai genitori