I disturbi alimentari (DAN o DCA) rappresentano una delle problematiche di salute mentale più complesse e pervasive, con ripercussioni significative sul benessere fisico e psicologico degli individui che ne soffrono. Tra i vari effetti collaterali che possono derivare da queste condizioni, il reflusso gastroesofageo e altri disturbi gastrici occupano un posto di rilievo.
Disturbi alimentari: una panoramica
I DAN, tra cui anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata, sono caratterizzati da comportamenti alimentari anomali e da un’ossessiva preoccupazione per il peso e la forma del corpo. Questi disturbi possono portare a gravi complicanze psicologiche e fisiche, tra cui malnutrizione, problemi cardiovascolari e disturbi gastrointestinali.
Il reflusso gastroesofageo
Il reflusso gastroesofageo è una condizione per cui il contenuto dello stomaco risale nell’esofago, causando sintomi fastidiosi e, a volte, invalidanti. I sintomi di questa patologia vengono divisi in “tipici” (bruciore retrosternale, ossia dietro il petto, e rigurgito acido in bocca) e “atipici” (tosse, dolore alla gola).
Il bruciore occasionale viene solitamente gestito con con farmaci (perlopiù da banco) e accorgimenti nello stile di vita (evitare alcuni cibi, ridurre il sovrappeso). Tuttavia, se il disturbo diventa quotidiano può influire in modo incisivo sulla qualità di vita. Questa condizione, che può essere scatenata da fattori come una dieta non corretta, una situazione di obesità o dallo stress, può diventare cronica. La cronicizzazione di questa condizione può quindi causare danni significativi all’esofago, come erosioni, ulcere o restringimenti (3-5%),
La correlazione tra disturbi alimentari e reflusso gastroesofageo
Numerosi studi hanno evidenziato una correlazione tra DAN e problemi gastrointestinali, in particolare il reflusso. Infatti, le persone affette da DAN presentano un rischio significativamente maggiore di sviluppare reflusso gastroesofageo e altri disturbi gastrici rispetto alla popolazione generale. Questo legame tra patologie può essere spiegato da vari fattori:
- Comportamenti alimentari anomali. Comportamenti come il vomito autoindotto e/o le abbuffate, tipici dei soggetti affetti da DAN, possono causare un aumento della pressione intraddominale, favorendo il reflusso acido. Inoltre, il vomito frequente può danneggiare lo sfintere esofageo inferiore, compromettendo la sua capacità di prevenire il reflusso.
- Restrizioni alimentari. La restrizione calorica estrema e/o il consumo limitato di cibo, propri di alcune categorie di DAN, possono alterare la motilità gastrointestinale e la produzione di acido gastrico, aumentando la probabilità di reflusso.
- Stress psicologico. Lo stress (fisico e psichico) e l’ansia frequentemente associati ai disturbi alimentari, possono aggravare i sintomi di gastrite e reflusso. È infatti noto che lo stress può influire negativamente sulla funzione gastrointestinale, aumentando la produzione di acido e alterando la motilità dell’esofago.
- Danni fisici. Il vomito cronico, soprattutto se auto-indotto, può causare lacerazioni alla mucosa esofagea, condizione nota come sindrome di Mallory-Weiss. Questa sindrome può esacerbare il dolore da reflusso e causare altri problemi gastrici. Infatti, essa è legata ad un brusco aumento della pressione intra-addominale e/o intragastrica, che, oltre a causare un danno diretto a livello dell’esofago, favorisce la risalita del contenuto acido dello stomaco
Il trattamento
Il trattamento dei disturbi alimentari in pazienti con reflusso richiede un approccio multidisciplinare, che integri la gestione dei sintomi fisici e il supporto psicologico. È essenziale trattare contemporaneamente sia il disturbo alimentare sia i problemi gastrointestinali, al fine di evitare un ciclo di reciproca esacerbazione dei sintomi.
1. Terapia farmacologica. Gli inibitori della pompa protonica e altri farmaci che riducono la produzione di acido possono essere utili nel trattamento del reflusso in pazienti con disturbi alimentari. Ovviamente, l’indicazione deve essere medica ed è fondamentale monitorare attentamente l’uso di questi farmaci, poiché possono avere effetti collaterali a lungo termine.
2. Supporto nutrizionale. Un professionista (dietologo, dietista, nutrizionista ecc) specializzato in disturbi alimentari può aiutare a sviluppare un piano alimentare che riduca i sintomi di reflusso e promuova una sana ripresa nutrizionale.
3. Psicoterapia. La psicoterapia risulta fondamentale per affrontare le radici psicologiche del disturbo alimentare e poter gestire lo stress e l’ansia correlati, che possono aggravare il reflusso.
In conclusione, la correlazione tra disturbi alimentari e reflusso gastroesofageo è un aspetto cruciale da considerare nel trattamento di queste patologie complesse. Un approccio integrato che contempli sia l’aspetto fisico che quello psicologico è essenziale per migliorare la qualità della vita dei pazienti e prevenire complicanze a lungo termine. La ricerca continua è necessaria per comprendere appieno i meccanismi di questa correlazione e per sviluppare strategie terapeutiche più efficaci.
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L’articolo è stato scritto da Vittoria, volontaria dell’Associazione