Ripensare l’anoressia, le radici biologiche oltre la cultura

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Ripensare l’anoressia: la biologia può essere più importante della cultura, lo rivelano nuovi studi”, è un recente articolo pubblicato sulla rivista Science a cura di Jennifer Couzin-Frankel. “Ripensare l’anoressia” (traduzione italiana dell’articolo) fornisce un nuovo scenario sullo studio dell’anoressia nervosa che va oltre l’effetto che la società ha sulle ragazze e ragazzi affetti da questo disturbo alimentare. Secondo l’articolo infatti l’anoressia avrebbe anche radici biologiche.

Le radici biologiche dell’anoressia

Nello scritto si legge che “sebbene anche i fattori ambientali abbiano un ruolo importante, gli scienziati stanno ora scoprendo le profonde radici biologiche della malattia”. Studi e posizioni a cui si contrappongono quelli di altri ricercatori di opinione contraria: dunque “rimane uno scisma profondo, con molti professionisti preoccupati che la biologia stia ricevendo più attenzione di quanto meriti”. A tal proposito risultano centrali gli studi della psicologa clinica Cynthia Bulik, che gestisce centri per i disturbi alimentari all’Università della Carolina del Nord. Bulik contesta l’idea secondo cui i pazienti riuscirebbero a sfruttare la forza di volontà per superare la fame: “I miei pazienti hanno detto, per anni, che quando muoiono di fame si sentono meglio […] E se la loro biologia li spingesse a evitare il cibo?”

Le scoperte genetiche 

Le scoperte genetiche potrebbero un giorno intersecarsi con un’altra linea di ricerca: studi sulle strutture cerebrali e segnali che stanno rivelando differenze allettanti tra le persone che soffrono di anoressia e quelle che non ne sono affette. Alla Columbia, la psichiatra Joanna Steinglass voleva capire come il cervello delle persone con anoressia guida le loro scelte alimentari. In due studi, lei e i suoi colleghi hanno reclutato pazienti  con disturbi alimentari insieme a un gruppo di controllo. Nelle persone con anoressia, sia durante che dopo il ricovero, le scansioni MRI hanno mostrato che la regione del cervello associata alla selezione dei cibi era lo striato dorsale, che è la chiave che da vita  alle abitudini. Nelle persone senza un disturbo alimentare, una diversa regione del cervello guida le scelte. Il lavoro è apparso per la prima volta  nel 2015 in  Nature Neurosciencee il team ha presentato ulteriori risultati in una conferenza dell’anno scorso.

” Le persone affette da anoressia nervosa usano circuiti diversi dagli altri quando prendono decisioni”. 

Joanna Steinglass

Questa dichiarazione è in contrasto con l’idea per cui quando si limita ripetutamente il cibo, il comportamento dipende da una diversa regione del cervello e diventa meno suscettibile al qualsiasi variazione. Ciò potrebbe aiutare a spiegare perché molti pazienti guariti ricadono nell’anoressia.

E se la biologia li spingesse ad evitare il cibo?

Cynthia Bulik

I disturbi alimentari sono principalmente femminili

Maschi o donne? I disturbi alimentari colpiscono ugualmente entrambi i sessi? Secondo Margo Maine non è affatto così. Maine, psicologa impegnata da molti anni nella cura di persone con disturbi alimentari, separa nettamente le radici biologiche da quelle culturali (“If I had to choose nature versus nurture in the development of anorexia and other eating disorders, I would choose nurture”).

I disturbi alimentari sono principalmente femminili, in parte perché il genere è un’esperienza culturale.

Margo Maine

Manca l’interesse da parte dei finanziatori 

In “Ripensare l’anoressia“, si affronta anche la questione legata agli studi, ricerche e finanziamenti. Se guardiamo all’anno fiscale 2019, l’anoressia ha ricevuto finanziamenti per 11 milioni di dollari dal National Institutes of Health (NIH), una cifra che non è cambiata molto nel corso degli anni. I ricercatori reputano questa cifra del tutto non idonea visto l’onere della malattia. Al contrario, la schizofrenia – che ha una prevalenza simile e aumenta anche durante l’adolescenza – ha guadagnato $ 263 milioni. La mancanza di interesse da parte dei finanziatori, molti dicono, scaturisce dall’idea che le radici dell’anoressia siano culturali, insieme alla vergogna e allo stigma che ancora annebbiano la malattia. Tuttavia le prove che dimostrano che l’anoressia ha anche radici biologiche stanno cominciando ad aumentare. 

(GRAPHIC) X. LIU/SCIENCE; (DATA) BRYN AUSTIN/BOSTON CHILDREN’S HOSPITAL; NATIONAL INSTITUTES OF HEALTH

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