Il corpo femminile nell’arte di Rubens: estetica e realtà

Che ruolo ha il corpo femminile nell'arte di Rubens? L'estetica e la realtà della pittura di Rubens, uno dei più importanti pittori del Seicento, hanno rimodellato la narrativa del corpo femminile nel mondo dell'arte.

Che ruolo ha il corpo femminile nell’arte di Rubens? L’estetica e la realtà della pittura di Rubens, uno dei più importanti pittori del Seicento, hanno rimodellato la narrativa del corpo femminile nel mondo dell’arte. Oggi, 18 maggio si celebra la giornata mondiale dei musei, promossa dall’International Council of Museums. In occasione di questo evento vogliamo parlarvi di come uno di come Rubens abbiamo cambiato le regole del corpo femminile nell’arte.

Il corpo femminile nell’arte non ha più nulla di piatto nel Seicento

Rubens fu un pittore e la sue opere, secondo lo storico dell’arte Giuliano Briganti, possono considerarsi come l’archetipo del barocco, visto che egli ha aperto la via al tumultuante periodo artistico del barocco europeo, nordico e francese in particolar modo. Se ci focalizziamo nel modo in cui Rubens dipinge la narrativa femminile, ci accorgiamo che le donne di Rubens sono donne dalle curve morbide, pronunciate, accattivanti nella loro pienezza esuberante. Non c’è vergogna in questi corpi ma solo sensualità e armonia. L’arte classica ha da sempre ritratto donne formose, mentre in epoche più recenti l’attenzione ad esse è quasi sparita: ci sono solo delle eccezioni, come Picasso che amava le donne con tutte le giuste rotondità (pur  dipingendole spigolose).  Invece un’artista come Boldini, per citarne un esempio, ha rivolto la sua arte a donne eteree e sottili.

E sono tante le altre le donne dipinte da Rubens.  È il caso della Dalila raffigurata nuda e in posizione semi-sdraiata nell’opera La cattura di Sansone, o della Susanna di Susanna e i vecchioni.

Rubens, La cattura di Sansone
Le sue bellissime donne non devono nascondersi

Rubens fissa nel tempo l’infinita bellezza di un corpo pieno e opulento, un corpo vibrante e sensuale. Le sue bellissime donne non devono nascondersi, non devono vergognarsi delle proprie rotondità e si riconoscono nei canoni della bellezza propri del Seicento. L’approccio al corpo femminile non cambia sia che si tratti di iconografia storica, allegorica o temi religiosi; sono sempre donne vere, rappresentate con le rotondità e i difetti che le rendono uniche. Donne molto più vicine alle forme di Marilyn Monroe, Sofia Loren e Rita Hayworth piuttosto che alle star contemporane.

Donne che non solo accettano i propri difetti fisici ma non se ne preoccupano affatto, anzi, si apprezzano e si compiacciono.

Donne che con le loro rotondità ricordano l’accoglienza materna e la sicurezza del rifugio.

Donne che si piacciono e per questo piacciono.

Non esiste una definizione univoca di bellezza

Che cos’è la bellezza? Non esiste una definizione univoca della bellezza: bello è qualcosa che attrae, che colpisce, che spinge a soffermare lo sguardo senza reprimere un senso di meraviglia, addirittura di estasi. Difficile stabilire cosa sia realmente la bellezza, ancora non si è riusciti a comprendere appieno questo concetto, né a definirlo in modo univoco. Le opere di Rubens ridefiniscono i canoni della bellezza attuale. Rubens ci fa comprendere come il termine “bellezza” non potrà mi vere una definizione da vocabolario. Ed è forse per tale motivo che ancora oggi, a distanza di secoli, suscitano in noi che le osserviamo non solo stupore ma anche rispettosa ammirazione. 

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