Sport e Disturbi dell’alimentazione: le curve del cervello

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Lo sport è considerato uno dei fattori necessari, insieme all’alimentazione, lo stress e il sonno, per condurre uno stile di vita sano. Uno stile di vita che ci permetta di sostenere adeguatamente il nostro corpo affinché possa affrontare al meglio intense giornate. Tuttavia alcuni sporto possono contribuire all’insorgenza di un disturbo dell’alimentazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica che per essere in salute è necessario svolgere 30 minuti di attività fisica al giorno, che sia la corsa, l’allenamento con i pesi, la camminata veloce o qualsiasi altra attività che sia in grado di farci muovere e divertire. 

L’importanza dell’attività fisica

Da laureata in scienze motorie e personal trainer, e prima ancora da amante dello sport e pallavolista pluriennale,  non posso che essere un’accanita sostenitrice dell’attività fisica. Non solo per la sua efficacia a livello estetico, ma soprattutto per l’impatto positivo che ha sulla salute fisica e mentale. L’attività fisica infatti fa evadere totalmente dai pensieri, è una forma di gratificazione per la grande concentrazione con la quale si arriva alla fine di un allenamento.

Le discipline sportive sono veramente numerose: io stessa quando dovetti studiare per un esame che racchiudeva tutti gli sport esistenti al mondo, rimasi stupita dalla loro quantità. Esiste una classe di queste che però è spesso portata a ridurre coloro che la praticano in condizioni fisiche e psicologiche molto discutibili, smettendo di camminare di pari passo con i valori dello sport, andando in marcata controtendenza.

Stiamo parlando degli sport tecnico-combinatori, come la danza, la ginnastica artistica e ritmica, l’acrobatica, il nuoto sincronizzato, i tuffi e alcune discipline dell’atletica leggera. Inutile specificare come la maggior parte di coloro che rimangono coinvolti in episodi simili siano le ragazze, sia perché sono (almeno fino ad ora) la percentuale più alta delle persone che praticano queste discipline, sia perché l’universo femminile è estremamente sensibile a stress fisici e psicologici ai quali si viene a volte sottoposti durante gli allenamenti.

Il ruolo chiave dell’allenatore

La fase dello sviluppo femminile rappresenta un periodo notevolmente delicato, se non addirittura critico, nel determinare la crescita e la serenità di una ragazza. Quello dell’allenatore si rivela un ruolo chiave per accompagnare la ragazza nel suo sviluppo personale. Nello sport, è riconosciuto come un vero e proprio educatore, in quanto legato con i concetti pedagogici di accompagnamento, sostegno, motivazione. Egli deve essere in grado di istituire un’ “interazione educativa” che implica intenzionalità e responsabilità tra persone portatrici di valori reciproci. Esiste però un grande problema nello sport, sottovalutare l’importanza dell’allenatore affidando questo ruolo a chi di valori sportivi non ne possiede molti, non avvicinandosi neanche lontanamente alla definizione di allenatore come educatore che abbiamo appena dato.

Richiesta di sacrifici estremi

Molte/i maestre/i di danza e ginnastica, non esitano a chiedere sacrifici estremi alle loro piccole atlete. Ore e ore di allenamenti, intensità e ritmi molto alti, focus continuo sull’attività sportiva, gestione rigorosa e regole inflessibili nella propria alimentazione, in quanto un surplus calorico potrebbe determinare un aumento del volume delle loro forme corporee e quindi allontanarle da quelle che sono le “misure” canoniche di una ballerina o di una ginnasta. Tutto ciò provoca l’allontanamento dalla socialità.

In palestra, si passano moltissime ore davanti ad uno specchio, i corpi sono continuamente esaminati da noi stessi, dai compagni di corso e dagli allenatori, che possono dare continui feedback a riguardo, molto spesso non essendo consapevoli dei guai che potrebbero generare. Per le ragazze che praticano questi sport, c’è una maggiore possibilità di incorrere in un disturbo del comportamento alimentare rispetto ad altre che praticano basket, tennis, o nuoto in cui l’ambiente è decisamente meno esigente e più comprensivo.

Questo non significa che l’insorgenza di un DCA non possa avvenire anche all’interno di sport di squadra, e il mio caso ne è un esempio. Basta molto meno di quello che possiamo immaginare, una parola sbagliata, un gesto sbagliato, una metodologia d’insegnamento discutibile.

La non conoscenza di alcune dinamiche del vissuto della ragazza a poter segnare per sempre la sua vita: “Dovresti mangiare di meno o non salterai abbastanza in alto”, “le tue gambe sono troppo muscolose e sgraziate”, “il tuo seno sta diventando prosperoso e non vai più bene per questo sport”. Loro non lo sanno, ma hanno appena contribuito all’innesco di pensieri malsani.

Non sentirsi all’altezza per colpa del proprio corpo

Credendo di non essere più all’altezza e sentendosi minacciate dal proprio corpo, iniziano ad esercitare un ipercontrollo sull’alimentazione. Solo in questo modo, avendo totale controllo sulle calorie che introducono, riusciranno a mantenere i canoni di bellezza richiesti, e mai più qualcuno avrà da ridire sulle loro forme. Inizia così un vero e proprio calvario, una vita fatta di sofferenza e continue rinunce dettate dal pensiero costante di dimagrire. La voglia di essere leggere come una piuma diventa mano mano più evidente. Il corpo comincia a trasformarsi.

Quando si è anoressiche, o dentro ad un qualsiasi disturbo alimentare, soprattutto in età adolescenziale, non si riesce ad essere consapevoli della situazione in cui ci si trova. È molto facile riuscire a perdere il controllo della situazione.

Se il controllo sfugge del tutto, possono sorgere alcune complicazioni: amenorrea primaria, ossia incapacità di avere le prime mestruazioni, o amenorrea secondaria, interruzione del ciclo mestruale causato da una bassissima, se non assente, percentuale di tessuto adiposo; erosione del cavo orale e dello smalto dentale, reflusso gastro-esofageo, erosioni ed ulcere gastriche causate dall’autoinduzione di vomito. A queste si aggiunge il segno di “Russell”, una callosità sulle nocche della mano causate dallo sfregamento di questa contro i denti durante le condotte di eliminazione del cibo ingerito, perdita dei capelli e comparsa di una sottile peluria su tutto il corpo che prende il nome di “lanugo”. Si assiste poi alla riduzione della massa ossea e aumento della percentuale di fratture spontanee. Il numero delle ossa che si possono contare ad occhio nudo diventa sempre più alto.

Il corpo in assenza del ciclo mestruale

A livello psichico, l’assenza del ciclo mestruale comporta un aumento del livello di stress, un calo della libido, bassa autostima, senso di colpa e molto altro. La vita sociale si riduce a zero, non si ha più voglia di andare a scuola, di uscire con le amiche, di passare una serata in mezzo alle risate e al divertimento. Questo perché crediamo di non meritarlo più quel divertimento, quella spensieratezza. Crediamo sia giusto punirci per quel corpo che non ci fa accettare dagli altri, Ognuna di noi crede di meritare questa sofferenza.

La non accettazione del corpo porta queste anime fragili alla voglia di assottigliarsi, rimpicciolirsi, diventare invisibili. In realtà, il desiderio di scomparire non è altro che una richiesta inconscia di visibilità e considerazione: “Prima o poi qualcuno si accorgerà di me?”

Quando ci si accorge che quella persona siamo proprio noi, di solito sono passati già molti anni. Alcuni danni saranno permanenti. In mezzo a tutto questo pessimismo, sono fiera di poter riportare la mia testimonianza e quella di tante altre ragazze che oggi ce l’hanno fatta. Siamo riuscite a trovare la forza per riemergere da tutti i problemi che ci hanno sovrastate per anni. Abbiamo imparato a chiedere aiuto, ripercorrendo e accettando ogni singolo evento del passato. Abbiamo capito che non vale la pena subire tali sofferenze solo per dimostrare di dover pesare un grammo in meno. 

Le curve del nostro cervello più di quelle del nostro corpo

Rispetto alle altre avevamo più sensibilità per questi argomenti. Sicuramente il nostro passato ci ha rese più suscettibili al giudizio altrui. Tuttavia, credo che se al posto del giudizio, ci fosse stata più comprensione, se chi ci stava intorno fosse stato pronto ad aiutarci piuttosto che prenderci in giro e far finta di non vedere, la situazione sarebbe stata molto diversa. Forse saremmo comunque cadute nelle braccia dei nostri fantasmi. Ma questo ora non posso proprio saperlo.

Quello che so è che a tutte noi sarebbe piaciuto sentirci libere di pensare alle amiche e ai ragazzi, non alle calorie. Saremmo volute andare agli allenamenti per divertirci, non per sentirci sotto pressione. Concentrarci a pieno sulla gara senza pensare continuamente che gli occhi di tutti erano puntanti su di noi. Ci sarebbe piaciuto, e ci piacerebbe ancora adesso, poter andare al mare e avere la tranquillità di metterci in costume senza farci mille problemi anziché inventare la millesima scusa per non poter venire; ci sarebbe piaciuto essere viste per le curve del nostro cervello, non solo per quelle del nostro corpo.

Cari allenatori

Cari allenatori, sappiate che il vostro è un mestiere importante, che non deve essere considerato un ripiego o un secondo lavoro per poter arrotondare lo stipendio a fine mese. Se il vostro obiettivo è questo, smettete di allenare.

Non fareste altro che trasmettere disagio e sfogare la vostra frustrazione sugli atleti con giudizi e reazioni con cui potreste creare problematiche irreversibili. Allontanatevi dalle sale di danza, dalle palestre di ginnastica, dai campi di pallavolo, dalle piste di atletica, non sarete mai in grado di insegnare ai vostri atleti il valore della disciplina, dello sforzo, dell’uguaglianza, del rispetto, dell’accettazione dei propri limiti e della valorizzazione dei propri pregi, perché siete i primi a credere che lo sport non possa farlo abbastanza. Con lo sport potreste arricchirvi moltissimo, ma non con il denaro, che è ciò che vi interessa prevalentemente. Tanto è facile trovare un lavoro che vi ricompensi di più, non trovate? 

-L’articolo è a cura di Eleonora Peluso, personal trainer con una passione per il mondo dell’alimentazione e del benessere personale.

Contenuto a cura di Eleonora Peluso

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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