USA e Covid-19: raddoppiano i ricoveri per i disturbi alimentari

L’American Psychiatric Association , una delle più importanti organizzazioni psichiatriche al mondo, ha svolto una ricerca ed è risultato che il numero di persone ricoverate in ospedale per disturbi alimentari negli Stati Uniti è raddoppiato durante la pandemia di COVID-19, raggiungendo un primo picco del trattamento ospedaliero a maggio 2020.

Durante la pandemia, la National Eating Disorder Association (NEDA), la maggiore organizzazione no-profit dedicata al supporto di persone e famiglie affette da DCA , ha dichiarato di aver registrato un picco di oltre il 70% nel numero di chiamate e richieste di chat online alla sua hotline rispetto allo stesso periodo di tempo del 2019.

L’amministratore delegato della NEDA, Claire Mysko, ha affermato che: “Questo è stato un periodo di maggiore ansia per tuttiPer le persone con disturbi alimentari, sia quelle che stanno lottando attivamente sia quelle che stanno perseguendo il recupero, c’è un ulteriore fattore di stress con la pandemia”.

Alcuni fattori influenti

Secondo i ricercatori dell’Università della Pennsylvania i casi in aumento sono stati osservati tra anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbi alimentari non specificati. Fattori attribuibili a questo aumento:

  • Le condizioni della pandemia
  • Fare la spesa è stata vissuta come un’esperienza più “pesante” e il fatto che scuole e college siano stati chiusi ha portato le persone ad isolarsi sempre di più.
  • Un ritardo nelle cure ambulatoriali potrebbe aver portato a un aumento dei ricoveri.

Il programma Emily? 

Il programma Emily, una rete nazionale di centri per il trattamento dei disturbi alimentari, ha visto le richieste sia online che telefoniche “volare fuori dalle classifiche” durante la pandemia. La dott.ssa Jillian Lampert, chief strategy officer del programma Emily, ha ritenuto che: “La natura della pandemia, con la sua incertezza e isolamento, la rende una situazione che mette un “check” ad ogni fattore per mettere le persone a maggior rischio di disturbi alimentari. Quindi stiamo vedendo non solo più persone che chiamano, ma più persone che chiamano in una situazione di maggiore crisi”.

I disturbi alimentari sono rimasti secondi solo all’overdose da oppiacei come la malattia mentale più mortale durante la pandemia, con disturbi alimentari responsabili di un decesso ogni 52 minuti negli Stati Uniti, secondo i dati condivisi dalla National Association of Anorexia Nervosa and Associated Disorders .

Alla luce di questi dati, è evidente come a seguito della pandemia c’è stato un importante aumento di casi di DCA; per questo, è fondamentale non trascurare questi problemi ma tenerne conto ora più che mai per garantire una efficace prevenzione e immediata cura.

Articolo a cura di di Veronica Filosa e Lavinia Defalchidu

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